22 maggio 2024
Tags : Andrea Delogu (Maria Andrea D.)
Biografia di Andrea Delogu (Maria Andrea D.)
Andrea Delogu (Maria Andrea D.), nata a Coriano (Rimini) il 23 maggio 1982 (42 anni). Attrice. Scrittrice. Cantante. Conduttrice radiofonica. Presentatrice televisiva • Ex concorrente a Veline (Canale 5, 2002). Debuttò come ballerina a Mai dire domenica (Italia 1, 2002-2003). Per anni al fianco di Marco Giusti in Stracult (Rai2, 2014-2020). Ha condotto la diretta radiofonica del Festival di Sanremo (Rai Radio 2, 2016, 2018, 2020-2021) e la striscia PrimaFestival (Rai1, 2023). Presentatrice di La vita in diretta Estate (Rai 1, 2020). Autrice di due libri autobiografici, La collina (Fandango, 2014) e Dove finiscono le parole. Storia semiseria di una dislessica (Rai Libri, 2019), e un romanzo di successo, Contrappasso (Harper Collins, 2022) • In tournée nei tratri italiani con Il giocattolaio (2020) e 40 e sto (2022), entrambi di Enrico Zaccheo • «Fresca, bella, con una velocità di pensiero difficile da riscontrare in tv. Ne sono certo, la televisione le darà grandi soddisfazioni», ebbe a dire Renzo Arbore, che non ha mai avuto dubbi sul suo talento • È nota su Instagram come @andrealarossa, ha poco meno di 700 mila follower. Ha condotto podcast, pubblicato canzoni, recitato per il cinema e la pubblicità. «A me piace la pizza, giocare a tennis, uscire con le amiche. Non scelgo». E sulla carta d’identità che c’è scritto? Andrea Delogu... «Autrice, perché fa un po’ artista. Ma forse è meglio comunicatrice: quella sono io» (Alvaro Moretti).
Titoli di testa Si aspettava questa carriera? «No. Quello che scelgo non lo faccio perché penso che debba essere un successo. Mia nonna diceva sempre: “Tu fai le cose. Se poi vanno bene, meglio”» (Silvia Fumarola).
Vita Figlia di Walter Delogu e Titti Peverelli, ex tossici, conosciutici a San Patrignano. «Con la droga i miei hanno fatto un errore. Hanno riempito un vuoto, sbagliando» • Andrea cresce all’interno della comunità. «Mio padre era l’autista di Vincenzo Muccioli, e suo uomo di fiducia. Per questo lo vedevo poco, era spesso fuori. Anche mamma aveva un lavoro, si occupava di fotografie. Avevamo una nostra casa e mangiavamo tutti a mensa. Per me era normale vivere in mezzo a duemila persone». «Eravamo una grande famiglia. Questa fiducia nel prossimo e nel mondo mi è rimasta addosso: crescendo non l’ho persa, al massimo si è allentata un filino» (Francesco D’Angelo). «La sensazione di sicurezza. Nessuno chiudeva mai a chiave la porta. E avevo sempre altri bambini con cui giocare, senza bisogno di essere accompagnata, erano già lì» (Giovanna Cavalli) • «Sono stata una bambina libera in un mondo chiuso. A dieci anni ho avuto un grande shock scoprendo il mondo fuori. Ad esempio, sembra strano, ma i bambini non conoscevano le mucche. Io, invece, avevo una fattoria enorme e ci potevo andare quando volevo». Quando comincia ad andare a scuola fuori da San Patrignano, gli altri ragazzi la trattano «in modo diverso»: «Io ero la bambina della comunità, la bambina strana» (Roberta Mercuri) • Quando lasciò la comunità scoprì la meraviglia dei supermercati e delle merendine. «A Sanpa ci davano una merenda sana, pane fatto in casa e prosciutto. Dolci pochi, solo quando d’estate andavo dai nonni o per Natale. Al super invece potevo scegliere, ero impazzita di felicità, andavo matta per i Tuc, la Kinder Delice e il soldino di cioccolato». A quattordici anni salì sul suo primo palco. «A Rimini, in piazza Malatesta, c’era un concerto di Cristina D’Avena. Cercavano qualcuno che annunciasse al microfono che lo show stava per cominciare. “Vengo io”, mi lanciai. Nell’istante in cui ho sentito rimbombare la mia voce ho provato un’emozione fortissima. E pensai: io voglio fare questa cosa qui» (Giovanna Cavalli) • Da lì, una lunga gavetta. Così come Bratt agli esordi si vestiva da pollo, e Megan Fox da banana, a lei capita di doversi vestire da nacho gigante. «Facevo pubblicità a una salsa rossa messicana con questo costume a triangolo giallo e un vassoio con gli assaggini. Avanti e indietro sul lungomare di Rimini, ad agosto. Era divertente ma sotto la gomma-piuma si moriva di caldo e puzzava mortalmente di sudore, il mio». Frequenta un corso di dizione per perdere l’accento romagnolo. «Ci ho messo molto impegno, però ogni tanto la esse scivolata si sente ancora». Gliene capitano di tutti i colori. «A una festa della birra su al nord, sotto un capannone, credevo di dover presentare una serata, mi ritrovai a scandire i numeri della tombola, in palio salami, prosciutti e funghi sott’olio» • Come è arrivata in tv? «Con tanti provini. Io volevo solo fare un lavoro che mi permettesse di parlare, parlare, parlare» (Alessandra Comazzi). «La televisione l’ho incontrata nel 2001 quando feci la letteronza in Mai dire martedì su Italia 1. Lavoravo con il Mago Forrest e il primo provino fu direttamente con la Gialappa’s anche se sono certa che ad avermi scelta fu la potentissima direttrice dei casting Mediaset Gianna Tani. Una signora educata, protettiva. Le devo molto […] l’amore per la televisione era comunque scoppiato. Non ho mollato e sono finita in una neonata Match Music, una sorta di piccola Mtv che negli Anni ’90 funzionava molto. Lì ho conosciuto i Negramaro agli esordi e mi sono fidanzata con Andrea Mariano, il tastierista. Siamo stati insieme per tre anni». E poi? «Ho capito che se volevo fare qualcosa dovevo andare a Milano o Roma… […] Ho scelto la capitale anche perché avevo conosciuto Francesco Montanari […] e me ne sono innamorata, anche se sono stata lasciata due o tre volte perché lui era famosissimo e lo volevano tutte» (Luca Dondoni) • A Roma ha conosciuto anche Marco Giusti. «È stato fondamentale. Mi seguiva già grazie a Twitter, ma soprattutto mi ha visto quando ho presentato il mio libro La collina dalla Bignardi. Lì ho raccontato la mia vita da figlia di ospiti della Comunità di San Patrignano. Dopo avermi sentita, Marco mi ha ingaggiato per Stracult. Da quel momento la mia vita è cambiata completamente». Anche perché Renzo Arbore era uno spettatore accanito di Stracult. «Sì, ma nel frattempo io avevo già lavorato per Fox con Dance Dance Dance e altri programmi. Renzo grazie a Stracult ha capito che so stare su un palco; mi ha chiesto di far parte di un suo programma per il web e poi per Indietro tutta! 30 e l’ode. Ricordo che la sua chiamata fu uno shock» (Dondoni) • Diventò una pupilla di Arbore. «Mi ha scoperto sul web, ero già molto social, gli serviva qualcuno per il suo Renzo Arbore Channel. Quando mi arrivò la telefonata mi prese un colpo. Per lui provo un affetto smisurato. Alle celebrazioni del trentennale di Indietro tutta! posso dire: io c’ero, ho visto lui e Gigi Proietti fare le prove in camerino. Renzo nei suoi programmi non taglia niente, nemmeno gli errori». I suoi quanti erano? «Pochi, sono un po’ la prima della classe. Però ben venga la papera, la perfezione è noiosa. Finito lo show, tutti si lanciarono sugli arredi originali per portarsi a casa un souvenir». Lei che cimelio si è aggiudicata? «Un orologio tarocco del Cacao Meravigliao» (Cavalli).
Amori Un amore travolgente con l’attore Francesco Montanari. Si sposarono nel 2016, già nel 2021 erano separati.
Amori/2 Oggi sta con un modello di 26 anni, tale Luigi Bruno. «Ci siamo conosciuti due anni fa su Instagram, mi ha scritto lui per primo, ero single. Mi ha corteggiato molto, rispondevo gentile, niente di più, però lui non mollava. Ci scambiavamo messaggini. E abbiamo scoperto di essere tutti e due appassionati degli anni Ottanta». E poi? «Si è presentato a Roma a sorpresa, senza avvisarmi. “Ti voglio conoscere, sono qui, ci vediamo?”. Potevo dirgli di no? Abbiamo fatto una lunga passeggiata notturna e insomma… piano piano ho ceduto. Eppure insistevo: “Viviamo in due mondi troppo diversi, non può funzionare”. Finché Luigi non mi ha smontato: “Ma diversi cosa? Mi piaci e basta”». Semplice. «Per un po’ ho continuato a precisare che ci stavamo solo frequentando, finché un giorno Luigi mi ha corretto, guardandomi dritto negli occhi: “Noi stiamo insieme, tu sei la mia ragazza”. E io: “Hai ragione”». Era preoccupata per i sedici anni di differenza? «All’inizio sì, siamo strutturati per pensare in un certo modo. Per lui invece non è mai stato un problema e ora non lo è più nemmeno per me. Se mi fanno battute, ci rido. Quando ci hanno paparazzato insieme ed è uscita la notizia, qualcuno mi diceva: “Eh, ma attenta che poi finisce, vedrai che ti lascia”. E io: “Guarda che è finita pure con mio marito e avevamo la stessa età”. Ormai non mi accorgo nemmeno che è più piccolo, quando lo vivi è diverso, non ci fai più caso» (Cavalli).
Fratelli Ha una sorellastra, Barbara Peverelli, di nove anni più grande, figlia della madre e di un altro uomo, e un fratellastro, Evan, molto più giovane di lei, figlio del padre e di un’altra donna.
Politica «Ai tempi del liceo ero un’utopista. Mi sentivo comunista. Poi si perde lo slancio. Mio padre cita spesso un detto: si parte incendiari per diventare pompieri».
Tatuaggi Ne ha sette. Sul braccio, la scritta «Dancing in the dark», da una canzone di Bruce Springsteen. Sul collo, una farfalla. «Quella è stata una pazzia giovanile. Sono di Rimini. D’estate ci piace esagerare. La farfalla è venuta per sbaglio».
Vizi I suoi le hanno sempre parlato con franchezza dei problemi della tossicodipendeza, e questo le è servito. «Da adolescente, in discoteca, ho avuto l’occasione di avvicinarmi alle droghe pesanti, ma sapevo che non dovevo farlo».
Curiosità Alta 173 centimetri • Pesa 61 chili • Va in analisi da anni • Gioca ai videogiochi • È cintura nera 2° dan di karate • Mattarella l’ha nominata Cavaliere del Lavoro, lei tiene un santino con la foto del presidente nella custodia del cellulare • A vent’anni ha scoperto di essere dislessica. «I professori dicevano ai miei: è sveglia ma non si applica. Quando mi fecero la diagnosi ho pianto di felicità» • Il libro su San Patrignano l’ha scritto insieme allo sceneggiatore Andrea Cedrola • Film preferito: Dirty Dancing • «Sono una grande fan dei Maneskin. Sono arrivati a Sanremo con spocchia. E io adoro gli spocchiosi. Perché se non riescono a fare le cose che dicono di saper fare, perdono due volte. E loro hanno vinto» • «Come tutti, anch’io ho i miei momenti bui, dove piango nella doccia ascoltando Max Pezzali, ma mi aggrappo sempre all’idea che dopo si sta meglio» • La sogni ancora, la comunità? «Era casa mia. Lo sarà per sempre. Oggi abito a Roma e ne sono pazza, mi innamoro continuamente, tutte le volte che esco di casa. Sanpa è la mia radice, mi ha fatto sentire una bambina libera e speciale» (Malaguti).
Titoli di coda Nel suo curriculum figura il non memorabile film tv Pipì room di e con Jerry Calà. «Scherzaaa? Uno stracult. Jerry per me era un mito, cercava una comparsa, mi proposi, non so nemmeno se mi si vede o sono stata tagliata». Il suo B movie di riferimento? «Non c’è gara: Viva la Foca con Lory Del Santo, la scena di lei che entra nel bar con la mini di pelle è mitica. Ho scoperto che molte parti del film erano avanzi di girato di altre pellicole, grande! Sono cresciuta con Attila flagello di Dio di Abatantuono e I Fichissimi, il top» (Cavalli).