27 maggio 2024
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Biografia di Carroll Baker
Carroll Baker, Nata a Johnstown in Pennsylvania il 28 maggio 1931 (93 anni). Attrice statunitense. «Bionda, formosa, sguardo ingenuo e insieme perverso» [Treccani] • «Tanto talentuosa quanto bella, Carroll Baker era un’attrice versatile che poteva interpretare il ruolo di una ragazza ingenua e di una gattina sessuale con la stessa disinvoltura» [Tfp]. «Un genio della psicologia delle folle» [Cinépanorama]. Ha recitato in 110 film.
Titoli di testa «Da quando sono più frivola la gente mi prende molto più sul serio» [a François Chalais, per Cinépanorama].
Vita Figlia di due emigranti polacchi, il commesso viaggiatore William Watson Baker e Virginia. I suoi si separano quando lei ha appena otto anni e lei va a vivere con la madre e la sorellina • Quindicenne, lascia il St. Petersburg Junior College per trasferirsi in Florida. Per sbarcare il lunario partecipa a spettacoli circensi, lavora come assistente mago e balla alle convention politiche di Miami • Nel 1949 è eletta Miss Florida Fruits & Vegetables • Nel 1952 il suo esordio in tv nella serie Monodrama Theater. L’anno dopo si trasferisce a New York per girare una serie di sketch pubblicitari, recitare piccoli ruoli a Broadway e ballare nei nightclub • La sua prima apparizione sul grande schermo è del 1953 in Fatta per amare e ne Il gigante ma sarà Baby doll - La bambola viva di Elia Kazan, su sceneggiatura di Tennesse Williams, a darle notorietà e la prima nomination agli Oscar nel 1956. Dovrà accontentarsi di un Golden Globe • «Il nome Carroll Baker comparve sulle locandine pubblicitarie del film mentre, coperta solo da un mini abito piuttosto succinto, dormiva in un lettino da bebè succhiandosi il dito. L’America gridò allo scandalo» [Caracciolo Falk, Rep] • «La censura attaccò il film per alcune scene che comunque entrarono a far parte dell’immaginario erotico. Per l’attrice si trattò di un successo non facile da gestire» [Treccani] • Sospesa dalla Warner Bross per aver rifiutato la parte di Diana Barrymore in Too Much, Too Soon, si gioca il ruolo da protagonista in La donna dai tre volti (1957), La gatta sul tetto che scotta (1958) e in Il discepolo del diavolo (1959) • Nel 1958 è Pat ne Il grande paese di William Wyler con Gregory Peck e Charlton Heston (1958), l’anno dopo fa perdere la testa a Clark Gable in Ma non per me di Walter Lang (1959). Nel 1961 è vittima di uno stupro nell’allora deriso Momento selvaggio di Jack Garfein. Ne Il grande sentiero di John Ford (1964) è una pudica maestrina • Nel 1964 torna a sfoderare il suo sex appeal in The carpetbaggers (L’uomo che non sapeva amare) di Edward Dmytryk, nei panni di una diva alcolizzata e nevrotica: «Quando Carroll Baker, la famosa Baby doll, è arrivata al Plaza per la prima europea del suo ultimo film, le centinaia di persone che si affollavano all’entrata hanno trattenuto il fiato per la sorpresa: il suo vestito era, come aveva promesso la pubblicità, trasparente. Un sapiente gioco di luci ha messo in rilievo questa sua piccante caratteristica. È un vestito disegnato da Balmain che costa trenta milioni di lire. Si potrebbe grossolanamente definire come un abito di velo lungo dal collo ai piedi, coperto di paillettes e di brillanti: ma disposti in modo da lasciare all’attrice quasi scoperto il seno (assomigliando quindi a un topless) e lasciando intravedere buona parte del resto. Il pudore è stato tuttavia rispettato grazie a un paio di pantaloncini. Il film è uno dei più spregiudicati che siano stati fatti in questi ultimi anni, in America. “Divertimento per adulti”, proclamano i cartelloni pubblicitari. “Lurido”, afferma un critico. E un altro: “Non c’è osso decente in tutto il corpo lascivo di Carroll Baker”» [CdS] • In La donna che non sapeva amare (1965) interpreta l’iconica Jean Harlow per Gordon Douglas, che l’aveva già diretta in Sylvia (1965; La doppia vita di Sylvia West) • « Sylvia è la vicenda d’una ragazza di strada. Prima di iniziare la lavorazione, ho condotto un’inchiesta personale sulle prostitute statunitensi. Mi son mescolata alle call girls di New York per un certo periodo, e ciò mi ha procurato una condanna. Così, anche in prigione ho avuto modo di conoscere come si comportano le cosiddette donne perdute» [al CdS nel 1965] • Durante le riprese di Il filibustiere della costa d’oro (Mister Moses, 1965), di Ronald Neame, tenutesi in Africa orientale, il capo Masai, conquistato dalla bellezza di Carroll, era pronto a dare 200 tra capre e pecore, 150 mucche e 750 dollari per la mano e il cuore dell’attrice • «Se sono fiera o no di essere considerata il nuovo idolo sessuale degli spettatori cinematografici? Ma certo che lo sono, come no? Perché poi non dovrei andarne orgogliosa? Quando ho cominciato a girare nel film su Jean Harlow, i giornalisti hanno scritto su me cose orribili: mi hanno dipinta come un essere cattivo, insopportabile, scostante. Credo invece di essere tutto il contrario, e cioè tranquilla, comprensiva, generosa: possono confermarlo gli attori e i tecnici che han lavorato con me. Chiedetelo a loro se esagero» [CdS] • A Cannes per Harlow, senza alcuna inibizione, si spoglia davanti ai fotografi per posare in bikini: «Una volta mi hanno chiesto perché non ho paura della stampa. Ho risposto che mi ha talmente trattata male che ormai, buona o cattiva che sia, la prendo come viene» • Harlow incassò circa 13 milioni di dollari diventando uno dei principali successi di quel tempo • Nel 1965 balla per le truppe in Vietnam • Sui suoi rapporti con Hollywood dichiara: «Il fatto è che Hollywood è conservatrice. E io non lo sono affatto. Vorrebbero che imitassi i mostri sacri del passato, che seguissi le regole tradizionali, che indossassi sempre abiti neri e accollatissimi, e via dicendo. Io, invece, non ho mai voluto rinunciare alla mia libertà di donna e di artista. Perciò mi attaccano» [CdS]. «Solo quando sarò molto vecchia Hollywood si abituerà a me, e solo quando sarò finita mi accetterà» [a Chalais, cit] • «Sempre più ignorata da Hollywood, e ormai prigioniera di un personaggio che esaltava solo la sua prorompente bellezza, nel 1967 si trasferì in Italia» [Treccani] • A Fiumicino sbarca con i due figli e il gattino • «Ormai non basta più essere belle e brave per fare le attrici. Per lavorare noi donne dobbiamo avere le stesse qualità degli uomini politici, capire cosa il mondo vuole sul piano internazionale. Alla fine dobbiamo essere mamme, attrici e donne d’affari» [a Chalais, cit] • «È alla Mostra del Cinema di Venezia che conosce l’eccentrico regista italiano Marco Ferreri. Ferreri ha voluto la Baker per Harem (1967), una commedia drammatica su una donna che non sa decidere tra i suoi numerosi amanti: Gastone Moschin, Renato Salvatori, Michel LeRoyer» [Thenewbev] • Nel 1967 Federica di Grecia stava visitando una villa a Roma nella quale voleva trasferirsi e si è ritrovata una Carroll Baker distesa sul letto in un baby doll di pizzo nero: « La regina madre di Grecia, Federica, mentre stava visitando ieri una villa nella quale forse si trasferirà nei prossimi giorni, ha aperto una porta ... Sorpresa da ambo le parti, ma poi tutto è stato chiarito. La villa era stata affittata, giorni or sono, ad una troupe cinematografica, ma il proprietario miliardario aveva pregato il produttore, il regista e gli attori di sospendere per un’ora il loro lavoro per dar modo alla regina madre di visitare la villa. All’ora prevista, le 15.30, tutto era stato sgombrato: lampade, fili e gli altri strumenti per le riprese erano stati riposti nel lato riservato alla servitù. La regina ha però voluto visitare gli angoli della casa e così si è all’improvviso trovata nella camera in cui Carroll Baker stava riposando in attesa di riprendere a girare. Federica e l’attrice, dopo qualche incertezza, si sono scambiate un saluto e hanno intrecciato una breve conversazione» • «Carroll Baker ha creduto opportuno di far sapere attraverso Variety, il giornale dello spettacolo, che a Roma si trova benissimo, e “Tornare a Hollywood — ha detto — per fare uno di quei mediocri film che giravo in America sarebbe ridicolo. Tanto vale, allora, farli in Italia, se li devo fare”. Bene, dunque, Roma è “divertente e riposante, si mangia insieme e se vuoi riposarti per un quarto d’ora lo fai” ma Carroll Baker sarebbe mai venuta in Italia se non fosse stata praticamente disoccupata? La sua immagine di Roma somiglia stranamente a quei film turistico-sentimentali, in voga anni fa, come Tre soldi nella fontana, con mandolinate e osterie con la frasca. In realtà, a Roma sbarca chi a Hollywood non ha mai avuto fortuna (come Clint Eastwood e Lee van Cleef, che qui hanno conquistato i galloni del divismo) o chi non ne ha più. È probabile che a Roma Carroll Baker sia felice, così lontana dal marito che l’aveva lanciata e dalla disumanizzante atmosfera di Hollywood» [Falvo, CdS 1969] • Carroll Baker ha fatto diversi film con Umberto Lenzi: «Paranoia, presentato in anteprima a Saint-Vincent, completa la trilogia del regista incominciata con Orgasmo e proseguita con Così dolce ... così perversa, su un certo tipo di jet society». Carroll Baker è la protagonista; Jean Sorel, Anna Proclemer e Marina Coffa, una giovane attrice quasi esordiente, completano con lo spagnolo Luis Davila il cast.. Carroll Baker, alla quale la macchina da presa e la fotografia non rendono giustizia, vi si esibisce in abbondanti scene di nudo» • «A Milano, sere fa, ho visto Carroll Baker. Era bionda, biondissima, come sempre; ma non ci sono stati arrembaggi di ammiratori. Quanti, del resto, avranno riconosciuto in quella signora vestita di nero l’inquietante “baby doll”, l’ingenua perversa che dormiva in una culla e per la quale gli uomini si dannavano? Ecco, Carroll Baker non ha saputo (o potuto) trasformarsi, proprio come quelle ragazze-prodigio che, smesse le trecce, non sono più nulla. Avrebbe dovuto essere l’erede di Marilyn Monroe, nei piani di certi produttori, ma non basta avere i capelli biondi e ancheggiare per poter prendere il posto di quell’unicum che fu la diva degli anni cinquanta. Cosi, senza aver mai raggiunto le vette del superdivismo, la sua carriera declinò» • Nel 1970 fa pace con Hollywood e torna a recitare per un film americano con Lee Van Cleef e Richard Whitman, in Capitain apache [Falvo, CdS 1969] • «Rientrata negli Stati Uniti, ha lavorato per la televisione e in alcuni film, ricomparendo invecchiata, ma più brava, in Star 80 (1983) di Bob Fosse, nei panni della madre di Dorothy Stratten, un’attricetta assassinata dal marito geloso, e in Ironweed (1987) di Hector Babenco. Negli anni Novanta ha partecipato, in ruoli minori, a vari film, anche televisivi» [Treccani]. Negli anni 80 Carroll Baker ha pubblicato tre libri: To Africa with Love, Dolly: Autobiography e Roman Story. Ha una stella sulla Walk of Fame. Nel 2003 si è ritirata dalle scene.
Amori S’è sposata tre volte: la prima appena ventenne con il pellicciaio Louie Ritter, la seconda, nel 1955, con il regista sopravvissuto all’Olocausto Jack Garfein. Dalla loro unione nasce nel 1956 una figlia, Blanche, intraprenderà anche lei la carriera d’attrice; nel 1958 nasce il secondo figlio, Herschel, oggi compositore. Il matrimonio con Garfein terminerà con il divorzio nel 1969. Nel 1982 sposa il suo terzo marito, l’attore Donald Burton, con cui rimane fino alla sua morte, il 2007. Tra i suoi veri o presunti flirt James Dean, Ben Gazzara, Harry Guardino, Franco Nero, e Umberto Lenzi.
Titoli di coda «Ho fatto talmente tanta fatica per essere Carroll Baker che non cerco di sembrare nessun altro» (a chi le chiedeva se voleva imitare la Monroe).