la Repubblica, 23 giugno 2024
In attesa del debattito del 27 giugno
NEW YORK – Per la prima volta nella storia, la Convention democratica di Chicago, in programma dal 19 agosto, ammetterà – accanto a reporter di giornali e tv – influencer dei social media: come Shermann Dilla Thomas, 42 anni, elettricista afroamericano diventato celebre, 111.000 followers su TikTok e 84.000 su Instagram, per le passeggiate in città con lezione di storia sociale in diretta. È la nuova America contesa dal presidente democratico Joe Biden e dallo sfidante repubblicano Donald Trump che giovedì sera terranno ad Atlanta, sulla Cnn, il primo faccia a faccia verso le elezioni del 5 novembre. Mai un dibattito tv per la Casa Bianca era stato tenuto così presto in estate. Ne seguirà un altro, a settembre sulla Abc, con i due anziani leader, 81 anni Biden, 78 Trump, guardinghi e consci che ogni errore – in un voto deciso, come nel ‘16 e nel ’20, da poche migliaia di elettori – si pagherà salato.
Trump ha provato e riprovato il messaggio con il senatore Mark Rubio: i due si sono insultati a lungo, “Mark è un nano, robot sudaticcio”, “Donald si tinge di arancione i capelli, i suoi tweet sono pieni di strafalcioni!”, per poi allearsi, e ora Rubio spera nel posto da vicepresidente. Con il senatore dell’Ohio J.D. Vance, Rubio ha allenato Trump sui temi cruciali: emigrazione, economia, età e fragilità di Biden.
Malgrado l’economia Usa vada bene, piena occupazione e buoni tassi di crescita, l’onda lunga dell’inflazione post-Covid amareggia gli elettori, persuasi di vivere in recessione ecerti che il futuro sarà peggiore. Preparato dalle stagioni di lavoro come conduttore tv, Trump aggredirà Biden subito, per costringerlo a confondersi e magari balbettare.
Il presidente Biden, decano a Washington, eletto senatore nel 1972, sa di essere alle corde. Il suo gradimento oscilla intorno al 40%, non abbastanza per la vittoria. Un sondaggio di ieri dell’esperto di dati NateSilver dava i rivali alla pari, 40,7% Biden, 40,5% Trump, ma negli Stati in bilico il candidato repubblicano sembra in vantaggio.
Secondo Brian Goldsmith, consulente democratico che ha lavorato con il ministro Pete Buttigieg nella corsa per la nomination del 2020, Biden deve adesso mutare tono: non puntare sui numeri positivi dell’economia, e accettare il cattivo umoredei cittadini per carrello della spesa e pieno di benzina più costosi ogni settimana. Come annota Ronald Brownstein, su The Atlantic, se Biden si rassegna al referendum su se stesso rischia di perdere, visto che anche basi classiche dei democratici, afroamericani e ispanici, lo considerano debole. Se, al contrario, riconosce i propri limiti, capovolgendo l’attenzione sulla rabbia di Trump, sugliamici miliardari che ne finanziano la campagna dopo la condanna in tribunale a New York, sulla smania di cancellare le regole della politica, allora potrebbe farcela.
La Corte Suprema, a maggioranza trumpiana 6-3, ha ridato agli Stati la chance di vietare l’aborto, e su questo ci saranno referendum in Colorado, Florida, Maryland, South Dakota, forse in Arizona, Montana, Arkansas, Nebraska, Missouri, Nevada. Il ritorno all’aborto clandestino mobilita le donne del ceto medio, dei sobborghi, spesso decisive, come con il mancato sostegno a Hillary Clinton nel 2016. Anche elettrici moderate e repubblicane si dicono sdegnate per il voltafaccia della Corte e ci sarà dunque da aspettarsi che Biden sollevi la questione a più riprese, con Trump a minimizzare.
Biden terrà la linea atlantista sull’Ucraina, Trump farà spallucce a Zelensky, entrambi diranno di avere un’idea per l’impossibile crisi di Gaza, voleranno promesse protezioniste per favorire gli operai del Made in Usa, Trump parlerà di caos per emigrazione e crimine, Biden contrapporrà i numeri. Sull’ambiente, visioni opposte.
Come sempre però, sarà fondamentale il body language, la postura al podio. Nixon fu tradito dal sudore, Ford dalla gaffe sull’Urss, Dukakis dalla compassione, Bush padre dalle occhiate furtive all’orologio, Gore dai sospiri paternalistici, mentre Reagan venne premiato dalle battute felici, Bush figlio dal nominare Gesù come eroe personale, Trump dall’aggressività contro laClinton. Trump deve far apparire Biden debole e incerto, un vecchietto ostaggio del partito, Biden deve dimostrarsi vivace, evocando l’assalto al Campidoglio del 2021, lasciando intendere che il Trump II sarebbe la fine della repubblica. La corsa che segnerà il nostro secolo comincia così: in tv e fra gli influencer.