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 2024  giugno 23 Domenica calendario

Fuga dalla Borsa

A meno di un accordo dell’ultima ora, giovedì Borsa Italiana conoscerà il primo sciopero della sua storia. I sindacati lamentano la mancata corresponsione degli aumenti contrattuali, ma anche il disinteresse per il Paese da parte del gruppo Euronext.
Lo sciopero arriva in un momento non facile per Piazza Affari. Come gli altri listini europei, Milano stenta ad attrarre in quotazione aziende di dimensioni medio-grandi, come dimostra la clamorosa retromarcia di Golden Goose a un passo dall’ingresso a Palazzo Mezzanotte. I motivi della carenza di ipo in Europa sono noti e, in gran parte, risalenti nel tempo: il rialzo dei tassi d’interesse, la concorrenza dei fondi di private equity, la mancanza di un mercato unico dei capitali, la logica di brevissimo termine ormai prevalente in Borsa, dove una quota crescente degli scambi di azioni è decisa da algoritmi negli ultimi 10 minuti della seduta con criteri che nulla hanno a che fare con l’andamento dei bilanci.
Più degli altri listini europei, però, Milano fatica anche a trattenere in Borsa le società gia quotate. Fra 2013 e 2023, stando ai dati forniti al Corriere da Assonime, hanno dato l’addio al mercato principale di Piazza Affari tramite delisting 97 gruppi con una capitalizzazione complessiva ben superiore ai 100 miliardi di euro. E quest’anno, nonostante i record dell’indice Ftse Mib, fra il mercato principale e l’Egm dedicato alla piccole e medie imprese, sono già 22 i delisting conclusi (Tod’s) o annunciati (Saes Getters e Salcef) a Piazza Affari, per un valore totale di circa 28 miliardi.
Tante uscite hanno motivazioni diverse come un’acquisizione (il passaggio di Saras dai Moratti a Vitol), una riorganizzazione di gruppo (l’opa sulla controllata UnipolSai di Unipol che resterà quotata) o il trasferimento su un altro listino (Cnh a New York). Talvolta, però, specie quando si tratta di aziende medie o piccole, l’addio alla Borsa è frutto anche dell’insoddisfazione per la scarsa attenzione degli investitori e della difficoltà per le società nell’affrontare da quotate piani di trasformazione di lungo periodo. Problemi a cui il legislatore ha inteso ovviare con la Legge Capitali e con la prossima istituzione di un fondo per le pmi quotate partecipato da Cdp. Senza, tuttavia, riuscire a invertire la tendenza di Piazza Affari che, in rapporto al pil, deve ancora recuperare i livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2009.