La Stampa, 21 giugno 2024
L’autonomia secondo Mattia Feltri
A babbo morto
Il dibattito attorno all’autonomia differenziata trascura motivazioni che a me paiono cruciali: i favorevoli sono stanchi di girare al sud denaro a babbo morto, i contrari non sono affatto stanchi di intascarlo. Se si partisse da queste due oneste posizioni, forse il dibattito guadagnerebbe persino in profondità, senz’altro in chiarezza. L’ultimo studio un po’ articolato sul residuo fiscale (cioè il saldo fra quanto si prende e quanto si dà) è della Banca d’Italia e concerne il 2019, anno in cui ogni lombardo ha versato in media quasi 19 mila euro di tasse e ne ha avuti indietro meno di 14 mila: la differenza è di poco più di 5 mila euro. Intanto un sardo ne versava 9 mila e 900 e ne aveva indietro 13 mila e 600: guadagno di 3 mila e 700 euro. Solo per fare un esempio, e da rafforzare così: ogni anno la Lombardia devolve oltre cinquanta miliardi di euro alle regioni in difficoltà. Eppure ritengo sia giusto, sennò l’unità nazionale perde di senso, e mi convincono gli esperti secondo i quali la riforma acuirà le differenze fra settentrione e mezzogiorno. Però il sistema attuale – o meglio, il sistema eterno – non funziona, lo sanno tutti. Da decenni si riversano sul sud montagne di denaro senza che le distanze con il nord si colmino o si riducano: non è denaro investito, è denaro buttato là. Criticare l’autonomia differenziata senza proporre qualcosa di alternativo, significa difendere lo scialo più comodo e infruttuoso. (Dopo di che, si potrebbe perlomeno smettere di chiamare egoisti i settentrionali che intendono tenersi i loro soldi, se non si vuole riservare lo stesso aggettivo a chi li pretende in omaggio). —