il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2024
G7, che figuraccia planetaria. Meglio parlare degli Europei
L’Italia è un Paese davvero sbalordente, nel senso che riesce sempre a stupire. La nave che doveva alloggiare 2.500 agenti di polizia addetti alla sicurezza del G7 è risultata marcia fino al midollo, i liquami dei cessi arrivavano fino alle cabine. Eppure c’era stata un’ispezione preliminare che non aveva riscontrato nulla di anormale. Dice Pietro Colapietro, segretario del Silp-Cgil: “Sul posto non ho visto nemmeno un parlamentare, né di maggioranza, né di opposizione”. Ma come, noi siamo sotto gli occhi di tutto il mondo come organizzatori del G7 e ci esponiamo a una figuraccia del genere, peraltro sapientemente occultata da quasi tutti i media, di maggioranza e di opposizione? Dice ancora Colapietro che vanno cercati e trovati i responsabili politici di questo disastro di immagine. Il primo è sicuramente il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Ma c’è anche la responsabilità di Giorgia Meloni, che doveva controllare meglio le cose. Ho l’impressione che la premier, essendosi abituata fin qui a vincere molte partite, con merito, devo dire, abbia perso il contatto con la realtà, avvoltolandosi nella pericolosa convinzione di avere sempre ragione, anche perché è circondata da yesman che non hanno né il coraggio né la voglia di contraddirla. Pericolosa convinzione, perché è stata decisiva nella caduta di altri personaggi di ben diversa caratura politica, da Mussolini a Craxi.
Meloni si è poi esaltata perché il suo “Piano Mattei”, coordinato con altri piani consimili, è stato accettato con entusiasmo dai leader occidentali del G7. E lo credo bene: il Piano Mattei e consimili sono un modo per rapinare ulteriormente l’Africa. Eni ed Enel non sono, notoriamente, agenzie di beneficenza e non è certo un caso che i leader degli Stati africani oggetto di questo interesse non siano stati neppure consultati. Non c’è niente di più turpe e squallido di chi maschera le proprie rapine con la scusa della beneficenza. L’Africa Nera non ha bisogno di alcun aiuto peloso, ma solo che chi vi si è accampato si tolga dai piedi. In un summit organizzato dal primo G7, in cui non c’era ancora la Russia che poi vi entrò per esserne di nuovo cacciata dopo la guerra all’Ucraina, i sette Paesi africani più poveri del mondo guidati dal Benin organizzarono un contro-summit al grido: “Per favore non aiutateci più!”.
Ma c’è chi va più in là e sostiene che questo G7 è stato allestito per definire una nuova organizzazione planetaria ai danni non solo dell’Africa, ma del Centro e Sud America. C’è un’organizzazione che ha manifestato pacificamente sostenendo questa tesi. Non ne ricordo il nome perché anche questa manifestazione è stata accuratamente occultata. E in fondo l’opinione più onesta su questo G7 l’ha espressa la Cina, che sta invadendo l’Africa economicamente ma almeno senza darsi le arie del benefattore. Il portavoce del ministro degli Esteri cinese, Lin Jian, ha bollato il G7 come “pPieno di arroganza, pregiudizi e menzogne”. Gli Usa devono rassegnarsi: il Novecento è stato il “secolo americano”, il Duemila, nonostante tutte le loro guerre – tutte venute in culo all’Europa – e le loro pretese totalitarie in campo economico, sarà di altri: o della Cina o dell’Islam o dell’Isis. Un penny al lettore che indovina per chi sto io.
P.s. Cosa vi avevo detto della Svizzera? Ha dato tre pappine all’Ungheria del “calcio relazionale” di Marco Rossi (“calcio relazionale”, non ci mancava che questa: in fondo il calcio, a dispetto degli allenatori che si credono degli dèi scesi provvisoriamente in terra, è una cosa semplice). Il risultato della Svizzera l’avevo pronosticato prima della partita, ho un Supertestimone: Marco Travaglio. Infine è inutile che i giornali riempiano pagine col G7 o altre stronzate, cosa che sto facendo anch’io, perché ai lettori interessano solo gli Europei. A subire questo interesse sono soprattutto le donne, che vengono ricacciate nel gineceo. A una donna bennata il calcio non interessa. Se invece le interessa, quasi sempre va inserita nella lista Lgbt.