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 2024  giugno 20 Giovedì calendario

Ritratto di Louise Josephine Bourgeois

«Mi chiamo Louise Josephine Bourgeois. Sono nata il 24 dicembre a Parigi. Tutto il mio lavoro degli ultimi cinquant’anni, tutti i miei soggetti hanno tratto ispirazione dalla mia infanzia. La mia infanzia non ha mai perso la sua magia, non ha mai perso il suo mistero e non ha mai perso il suo dramma». E ancora: «Se non puoi deciderti ad abbandonare il passato, allora devi ricrearlo». Con queste parole, tutto è detto. IL MOTOREIl passato – e la memoria – resterà il motore primo, il pungolo arroventato dell’artista francese. Un passato di traumi infantili, contraddizioni, sentimenti troppo intensi. Capace di rendere Louise distruttiva e autodistruttiva («rompo tutto quello che tocco perché sono violenta»). L’unico modo per esorcizzarlo – senza lasciarlo andare – è rielaborarlo, ricreandolo. Come? Con l’arte. Non sublimandolo nella pittura (che pure, agli esordi, è il campo della Bourgeois), bensì trasfigurandolo nella scultura. Era stato Ferdinand Léger a intuire che quello fosse il daimon della giovane donna. Come scrive Cristina De Stefano in Scandalose: «È nella fisicità della scultura che Louise trova finalmente la sua via. Trasformati in oggetti, i ricordi sono cose che si possono toccare, spostare, in altre parole controllare. La rabbia, il senso di solitudine, soprattutto la paura ("la paura primaria è la paura di essere abbandonata: se sarò abbandonata di nuovo darò fuoco alla casa"). Ogni emozione – trasformandosi in un oggetto – appare meno pericolosa».LA STORIAMa quale storia ha alle spalle l’artista, se le emozioni possono essere pericolose? All’inizio, la sua vita è di un’apparente tranquillità borghese. Tuttavia, come spesso accade, dietro si cela altro. Louise nasce da Joséphine Fauriaux e Louis Bourgeois nel 1911. I suoi genitori restaurano arazzi, tappezzerie d’epoca; hanno una casa con atelier alle porte di Parigi. La bambina adora il padre, affascinante tombeur de femmes. Nel ’22 viene assunta per Louise e i fratelli un’insegnante di inglese di nome Sadie, che diventa l’amante di Monsieur Bourgeois. Per la figlia è un trauma e un duplice tradimento, dato che considera Sadie una sorella maggiore. «Perché mia madre lo tollerava? É un mistero per me. Che ruolo avevo io nel gioco? Ero una pedina?... di fatto, mia madre mi usava per controllare suo marito... Mi dispiace essere ancora così arrabbiata, ma è più forte di me». Sadie sarà l’amante del padre di Louise per dieci anni e la madre farà finta di nulla, mandando avanti casa e laboratorio.PANELa ragazzina utilizza mollica di pane per modellare la figura del genitore e poi la mangia a tavola. Moltissimi anni dopo, ormai affermata, realizzerà un’installazione dal titolo The Destruction of the Father. Una volta cresciuta Louise studia all’Accademia di Belle Arti, gira gli atelier, vuole diventare pittrice. Incontra Robert Goldwater, critico d’arte americano, lo sposa nel ’38 e va con lui a New York, dove frequenta il mondo intellettuale. Adotta un bambino e ha anche due figli suoi. Nel frattempo lavora, fa una mostra di pittura nel ’45; nel ’49 passa alla scultura. Realizza grandi opere – Personnages – sul tetto di casa. Le sue installazioni sono un modo per far emergere i fantasmi dell’inconscio e rielaborare la memoria. Parlano di violenza, tradimento, gelosia, erotismo, solitudine. Alcune sculture in legno raffigurano coloro che aveva lasciato anni prima in Francia. «Mi mancavano disperatamente», ammette. Nel ’51, la Bourgeois diventa cittadina americana. Lavora moltissimo, usa materiali diversi (anche pezzi di carne macellata), crea incisioni, arazzi e disegni, nonché sculture falliche ambigue, ambivalenti. «Sono una donna, non ho bisogno di essere femminista», taglia corto. Ama sperimentare, «trovare delle vie nuove per esprimersi», è una solitaria concentrata su sé stessa e le sue creazioni. «Il mio lavoro è ossessivo. Non riguarda il pubblico». Spesso, le sue opere sono rappresentate da un ragno o una figura onirica che lo richiama. Il ragno fa pensare al mito greco della tessitrice Aracne, trasformata da Atena nell’animale omonimo perché troppo brava. «Vengo da una famiglia in cui si riparavano i tessuti – dice la Bourgeois – Il ragno ripara la sua tela. Se tu distruggi la sua opera, il ragno si rimette all’opera e la ricostruisce». Lei, al tempo stesso, distrugge e ricostruisce.IL SUCCESSODiventa famosa, osannata, ricercata. Fra le sue opere più celebri ci sono Femme volage, Fillette (con cui la fotografa Mapplethorpe), CELL, Maman (un immenso ragno, di cui dice: «È unode a mia madre»). Ha un assistente, Jerry Gorovoy, che è amico e confidente. La domenica riceve nel suo appartamento e gli ospiti la festeggiano gridando: «Holy Mackerel!», esclamazione di sorpresa felice. Dopo una lunga carriera scompare, infine, nel maggio 2010. Molte sono le retrospettive a lei rivolte; in questi mesi anche a Firenze e a Napoli. Oggi, a Roma, si apre la mostra che le dedica la Galleria Borghese, intitolata Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria. Lei stessa aveva detto: «Ho bisogno delle mie memorie. Sono i miei documenti, la mia intimità e ne sono immensamente gelosa».