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 2024  giugno 20 Giovedì calendario

Intervista a Franco Cardini

«È una grande idea da tradurre in termini antropologici, artistici e musicali». Lo storico Franco Cardini interviene sulla proposta del direttore dell’Egizio Christian Greco di «un museo dell’Europa che racconti cosa ci lega. Da Roma a oggi. E perché».Professore, ci vuole un museo per tornare a sperare nell’Europa?«Questa proposta mi ricorda molto quella di un caro amico, e una delle migliori persone che fanno politica – quindi non uno dei migliori politici – ovvero Walter Veltroni, che disse una volta in Campidoglio che in ogni città ci vorrebbe un palazzo dei libri. Al tempo io, che ero nel cda della Rai, ed altri gli dicemmo che le biblioteche ci sono già. In realtà dunque di musei europei o con possibili sviluppi europei ce ne sono parecchi. Dal Museo delle Culture europee a Berlino al Museo della Civiltà europea a Marsiglia fino al Museo della Storia europea a Bruxelles. Per implementarli o per farne uno in Italia ci vorrebbe un’idea di fondo condivisa e condivisibile di Europa».Ci manca ancora?«Con l’Europa di De Gasperi, Schumann e Adenauer non si andava da nessuna parte. Sembrava riprendere la visione di Kant, ma in realtà era profondamente funzionale allo schieramento antisovietico. Giovanni Paolo II disse che l’Europa ha due polmoni, quello latino-germano-celtico e quello slavo-greco-ortodosso. Un problema complesso se vogliamo fare un discorso etnico-culturale. In ogni caso, si tratta di una pluralità da descrivere e da tradurre in termini antropologici, artistici e musicali».Da dove partirebbe?«Va di moda di parlare delle colpe del fascismo allora certamente lo fu la bestialità di appoggiare l’idea che tra ‘500-‘600 si subirono influenze esterne. Le corti e la diplomazia di allora ce le sogniamo adesso. Manzoni ci aveva avvisato di questo. Quel periodo andrebbe riraccontato e potrebbe essere la base di un’Unione europea. Gli antifascismi invece condividono col fascismo l’ignoranza. Meloni invece su questo è stata sensibile quando ha detto che all’Europa non conviene un sistema federale alla tedesca o all’americana. L’Europa è nata pluralistica come capirono anzitempo gli imperi austroungarico e zarista. Se si vuole costruire un’Unione bisogna tenerne conto, sul modello svizzero per capirci. Occorre perseguire l’unità e al contempo pensare che sia difficile crearla in un continente costituito da stati l’un contro l’altro armati e che hanno elaborato delle culture in base anche a queste tensioni. Questo rebus va sciolto ed è possibile farlo».Come?«A cominciare dalla scuola o dai partiti o dalle sezioni nazionali dei partiti europei come si pensava all’inizio, dai conservatori ai socialisti che tra l’altro sono molto simili, più di liberali e popolari per esempio. Bisogna costruire un cittadino europeo, come c’era nel Medioevo che era quello della cristianità latina. Il tutto complicato dal pensiero laico, dall’ebraismo, dall’islamismo. A livello museale sono d’accordo con Greco, verrebbe bellissimo, ma prima bisogna creare una sensibilità europea. E i nostri ragazzi non ce l’hanno, perché gli insegnanti non ce l’hanno. La storia non può essere solo nozionismo, ma anche problematicità soprattutto nella scuola secondaria».Dove lo farebbe ipoteticamente questo museo?«Sarebbe necessario un solo museo, mi chiedo, o seguire la storia e creare una realtà disseminata nel territorio europeo, un percorso? Se vogliamo dare un’idea grandiosa dell’Europa penserei a un Museo della civiltà europea a Roma. Il mondo romano ha dato un’elaborazione alla tradizione classica e cristiana da cui discende tutto. Il museo della politica potrebbe andare a Parigi, quello delle istituzioni a Berlino, la musica a Vienna, l’allargamento perché non a Mosca o a Boston? Come in Argentina o a Gerusalemme».Cosa non potrebbe mancare?«L’insistenza sulla compresenza dell’unità, che è un sentimento da costruire e insegnare, e dall’altra parte sul saper guardare oltre le ostilità reciproche. Ora siamo un continente, un domani saremo una patria, almeno me lo auguro, ma non possiamo fare finta di non esserci sempre picchiati tra popoli, e dobbiamo saper costruire su questo».Utopia o possibilità?«Per il momento non interessa ai politici e alle forze che li appoggiano. I mercati e i commerci fanno a meno dell’Europa e poi siamo in un’epoca che va oltre le forme. Libertà, uguaglianza e fraternità vengono date per scontate. Non vedo la tensione a costruire progetti solidi». —