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 2024  giugno 20 Giovedì calendario

Il paese salvato dalla lavanda

inviato a Sale San Giovanni
Quando fiorisce la lavanda questo minuscolo paese di 151 abitanti sull’Alta Langa diventa il posto del futuro. «Vengo qui per la quiete, per il profumo, per il silenzio, per la pace. Vengo qui per scappare da Milano e respirare». La signora Emanuela, pensionata statale, 37 anni anni all’Inps, ogni anno stila piccoli elenchi di posti dove cercare quello di cui ha bisogno: «Avevo letto delle case sugli alberi di Pamparato. Informandomi su quella zona, ho scoperto della fioritura della lavanda». È questo il miracolo di Sale San Giovanni. È un posto rimasto fuori dal tempo così a lungo da essere diventato, adesso, moderno come pochi altri. Ha quello che non c’è più: 70 per cento di boschi sul bricco, neanche un ristorante stellato, nemmeno un diavolo di bar. «Eravamo un paese di fantasmi. L’idea di coltivare la lavanda ci ha fatti scoprire», dice con un po’ di orgoglio e un po’ di timore la signora Piera Bertino.
A Sale San Giovanni tutti attribuiscono l’idea all’agricoltore Renato Soria. In effetti, è stato il primo. «Nel 1971 i miei genitori abbandonarono questo paese per andare a cercare lavoro giù in valle. Erano entrambi contadini, ma improvvisamente erano diventati contadini poveri. Non ce la facevano più a competere contro le grandi aziende agricole del territorio. Così, mio padre Vittorio finì per fare l’operaio alla segheria e mia madre diventò infermiera. Tornavamo a Sale San Giovanni soltanto d’estate. Era struggente. Mi è sempre mancato il paese, anche se avevo 4 anni quando ci siamo trasferiti. Sentivo un legame profondo. Qualcosa che c’entra con le radici e con il cuore».
Per questo legame di sangue e di terra, per questa malinconia, il signor Soria ha deciso di tornare. «Ho fatto dieci anni negli alberghi, ma non era il mio lavoro». Perché la lavanda? «Perché ce n’era pochissima nella zona e pensavo che avrebbe potuto avere un po’ di mercato». Risultato: la lavanda di Sale San Giovanni, raccolta a fine luglio e lavorata da una cooperativa locale, finisce in tutto il mondo. Germania, Svizzera, Francia, Giappone e Taiwan. Magari, proprio adesso, una coppia di turisti americani si sta facendo fare un massaggio con l’olio alla lavanda ricavato dai fiori di qui. Ma il fatto è un altro: altri tre giovani lavoratori hanno abbandonato l’impiego che avevano intrapreso senza felicità, per seguire l’esempio del signor Soria. Così tutto il bricco diventa viola durante i giorni della fioritura, ed è questo che i viaggiatori vengono a cercare. Non solo il viola, a dire il vero: anche il verde salvia, il giallo grano, il giallo senape e il giallo elicriso. Sono queste piante officinali, il contrasto dei colori, il profumo e la bellezza che si ripete da metà giugno a metà luglio, il miracolo di Sale San Giovanni.
Nel fine settimana arrivano migliaia di persone per guardare la campagna come era una volta, la campagna e basta, la natura senza niente altro che la natura. «Persino troppe persone» dice Soria, anche lui fra l’orgoglioso e il preoccupato. «Non abbiamo servizi per i turisti. Organizzeremo i parcheggi, metteremo dei bagni pubblici e chiuderemo le strade alle auto, perché alla lavanda si può andare tranquillamente a piedi, lungo i percorsi segnalati. Ma è chiaro che dovremmo offrire servizi che per il momento non abbiamo».
Intanto i signori Tania e Carsten Neugart da Friburgo, Germania, si godono la scena. Sotto una tettoia di legni chiari e tegole rosse, mangiano salsicce secche e bevono una birra con lo sguardo sulla vallata. «Abbiamo preso due settimane di vacanza, le faremo tutte in Italia. Finale Ligure, Sale San Giovanni, Cinque Terre». Ma come: Sale San Giovanni? Perché proprio «il paese dei fantasmi»? «Cercavamo la lavanda, abbiamo letto che questo era il posto giusto. Come la Provenza, ma in Italia».
Fervono i preparativi. Stanno arrivando i primi ammiratori, un po’ in anticipo sulla fioritura. Dopo tre anni di siccità feroce, quest’anno ha piovuto molto. Il risultato è una ritardo sulla stagione estiva e, quindi, anche sul momento tanto atteso. La signora Bertino aspetta lungo la strada con i suoi biscotti alla farina di castagna e la birra di frumento, con le candele e i profumatori per cassetti alla lavanda. «Per pochi giorni all’anno sembra che questo posto diventi il centro del mondo, poi non vediamo più un’anima viva». Con la ritrosia tipica di un certo Piemonte, ognuno sta cercando di fare la sua parte. Sono attese da 25 mila a 35 mila persone.
Il sindaco Costantino Germone non nasconde la soddisfazione: «Quelli che parlano bene, dicono che il nostro è un posto poco antropizzato. Diciamo che la nostra Langa, la Langa del mare, quella alta, verso il confine con la Liguria, è un posto dove non è stato fatto ancora niente di catastrofico dal punto di vista dello stravolgimento del territorio. I ricci attraversano le strade, ci sono le bisce. Abbiamo coltivazioni biologiche e non intensive. Insomma, coltiviamo la campagna come si faceva cinquant’anni fa». È questo il cerchio che si chiude, una storia di padri e di figli. Con l’aggiunta dell’invenzione della lavanda. «Spero che arrivino in tanti per vivere la fioritura, e sempre meno per fare foto da mettere sui social», dice l’imprenditore agricolo e inventore Renato Soria. «Tanto lo sanno tutti. Non c’è una sola fotografia su Instagram che possa restituire il miracolo della natura».
Profumo di lavanda, silenzio. Quasi estate a Sale San Giovanni