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 2024  giugno 20 Giovedì calendario

Sussidi a pioggia, paga il Sud Globale

Gli esperti di geopolitica dicono che l’Occidente deve portare dalla sua parte il cosiddetto Sud Globale, quei Paesi emergenti e in via di sviluppo che non si allineano stabilmente né agli Stati Uniti né alla Cina. Dopo la conferenza in Svizzera della settimana scorsa che ha discusso di una pace futura per l’Ucraina, dove una dozzina di queste nazioni non ha firmato le conclusioni, la necessità di conquistare i cuori di asiatici, africani e latinoamericani sembra ancora più urgente. Il guaio è che l’Occidente non ha idea di come fare e agisce spesso al contrario: quei cuori li spegne. Nei governi di Stati Uniti ed Europa è tornata in modo massiccio la «politica industriale», cioè l’intervento dello Stato per indirizzare l’economia e spesso finanziare settori e imprese che ritiene importanti, definiti «strategici» per evitare che qualcuno avanzi dei dubbi. Ricordava ieri l’economista Martin Wolf sul Financial Times che (dato pubblicato dall’americano National Bureau of Economic Research, Nber) gli interventi di politica industriale nel mondo sono passati da 228 nel 2017 a 1.568 nel 2022. Negli anni attorno al 2010, si era non lontani dallo zero: era l’era della globalizzazione nella quale erano le imprese a decidere in quale settore investire, senza la direzione e i sussidi dei governi; con risultati eccellenti nell’innovazione e nella riduzione della povertà globale. Per lo più, i critici delle politiche industriali si concentrano sulla scarsa capacità dei governi di allocare le risorse, di individuare quali business hanno futuro e quali non; e notano che spesso salvano imprese improduttive a scapito di quelle del futuro. In questa fase, però, c’è dell’altro. Gli interventi di politica industriale realizzati tra il 2010 e il 2022 da Usa, Europa occidentale, Canada, Australia e Nuova Zelanda sono 20 volte superiori a quelli dei Paesi dell’Asia dell’Est e del Pacifico, di 23 volte quelli dell’Asia del Sud, di più di 61 volte quelli dell’Africa subsahariana, di 11 volte quelli dell’America Latina. Come insegna la Cina, campione mondiale di politica industriale, il sostegno dei governi alle imprese distorce la concorrenza a scapito dei Paesi con bilanci meno robusti: appunto quelli del Sud Globale. Sia Washington sia Bruxelles, però, inseguono la Cina e sono in pieno spirito di politica industriale: per lo scontento di chi vorrebbero corteggiare.