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 2024  giugno 20 Giovedì calendario

Intervista a Davide Toffolo

“Avremo fatto 1500 concerti in trent’anni. Stipati in tre dentro un furgone con gli strumenti. Siamo zingari che vivono in città diverse e fanno dell’Italia intera la propria casa creativa. Ora siamo ripartiti in tour, in autunno andremo in Europa”.
Gli inarrestabili Tre Allegri Ragazzi Morti, caro Davide Toffolo. Maschere in faccia e via. Il vostro ultimo album Garage Pordenone vi riconferma inafferrabili nella scena alternativa nazionale, tra pezzi indie, ballate, rocksteady, esperimenti sonori.
Garage Pordenone è un titolo a doppia chiave: è un luogo fisico, una nostra base a Milano, e anche la città dove il nostro progetto è nato.
Nel 1980, ben prima della band, a Pordenone si diffuse il movimento artistico del Great Complotto, tra punk e new wave.
Ero appena arrivato allo scientifico Grigoletti. Dei ragazzi mi passano un volantino con il ‘piano decennale per la conquista dell’universo’. Aderii subito.
Prima mossa?
Mi tagliai i capelli per sembrare un alieno e riciclai l’abito del matrimonio di papà, lana anni 60. Decontestualizzandolo.
Reazione paterna?
Sosteneva non avessi la voce educata per fare il cantante, ma io mi ispiravo a Joe Strummer. Papà riconosceva i miei talenti, sosteneva però che avrei dovuto concentrarmi sul disegno.
La polizia rompeva le scatole ai movimentisti del Great Complotto?
Pordenone ha 50 mila abitanti, come l’Atene della nascita della democrazia. I conflitti locali erano a bassa intensità. Il nostro pensiero libertario prosperava in un appartamento-base dove tutti questi minorenni si riunivano. Pensavamo che la storia del mondo fosse iniziata con noi, ogni cosa pareva possibile.
Il passaggio successivo fu fondare l’immaginario Stato di Naon per la “ricostruzione psicogeografica” di Pordenone. Ciascuno di voi adepti contribuiva con un ‘mattone’ virtuale. Lei quale portò?
Lo sdoganamento del cantato in italiano. Prima, nel circuito del Great Complotto non era ammesso; il distacco dalla scena cantautorale e pop doveva essere assoluto. Quella decisione fu la chiave per la nostra futura linea creativa.
La sua prima canzone in italiano?
L’aviatore, ispirata a un testo taoista cinese.
Il pezzo che chiude Garage Pordenone si intitola Torpignattara. Solo rumori e voci dalla strada.
Musica concreta. Aerei in volo, un merlo all’alba, cornacchie. Bambini che giocano. La vita nel cortile di un condominio romano. Per ricordarci che siamo immersi in uno scenario della natura più complesso di quanto non ci piaccia pensare.
Ha vissuto a lungo a Roma. Va all’Idroscalo per omaggiare il suo mito Pasolini?
Ogni volta che torno nella Capitale: è un’esperienza sempre molto forte. All’Idroscalo, dove fu ucciso, si respira un’ancestrale, oscura sensazione da fine del mondo. Quasi vent’anni fa pubblicai una mia graphic novel con protagonista un mitomane che si crede Pasolini. Man mano che la storia procede, diventa un metalibro sul vero Pier Paolo.
Immagina passeggiate romane con Pasolini oggi?
Potremmo andare insieme al Pigneto e scoprire quanto sia cambiato. Di sicuro mi illuminerebbe spiazzandomi con il suo pensiero critico, mi suggerirebbe di stare lontano dal potere, che non è mai un rapporto nutriente per un artista.
Voi Tre Allegri Ragazzi Morti, un gruppo aperto con un’etichetta vostra, ve ne siete tenuti alla larga.
Un nostro vecchio brano, 1994, ritraeva la fine della Prima Repubblica e l’avvento di Berlusconi. L’Italia come un ‘immenso laboratorio’ per fare ‘un esperimento con sessanta milioni di topolini davanti alla tivù’. Quanto al presente, non c’è mai un momento propizio perché l’arte si allinei al potere. Se invece sviluppi un dialogo orizzontale con chi ti ascolta, crei quella rete di connessioni che nessun diktat può boicottare. Il nostro progetto è esistere, non fare successo e soldi. Se anche uno solo sotto il palco ti segue, allora è ok.
E se non ti segue?
È capitato che dei nostri vecchi conoscenti ci osservassero sussiegosi, fingendo indifferenza come se sotto le maschere ci fossero tre arrivati dalla luna. Magari è proprio così.