Corriere della Sera, 19 giugno 2024
«House of the Dragon», il trionfo dei sentimenti primordiali
Tratta dal romanzo Fuoco e Sangue di George R.R. Martin, House of the Dragon è ambientata 200 anni prima degli eventi citati nella celebre serie Game of Thrones e racconta la storia della leggendaria Casa Targaryen. Dopo l’incoronazione di re Aegon II, la seconda stagione di House of the Dragon segue i «Verdi» e i «Neri» mentre inizia la Danza dei Draghi.
I nuovi episodi vedono infatti il regno spaccarsi: ciascuna delle due fazioni ritiene legittima la propria aspirazione al Trono di Spade, e tutti dovranno scegliere per quale fazione di Casa Targaryen schierarsi.
House of the Dragon è innanzitutto un prodotto HBO, un marchio che garantisce ancora grande impegno produttivo, qualità e profondità di scrittura. È fantasy, riveduto e corretto da un drammaturgo affascinato dai segreti del potere, ma è anche una complessa commistione di cupezza e colpi di scena che sembra provenire dalle misteriose lande del mondo delle saghe e dei poemi nordici.
La guerra fratricida che si appresta a deflagrare tra le fazioni dei Targaryen ha anche un nome, la «Danza dei Draghi». Un riferimento alla natura dinastica del conflitto, ma anche al larghissimo uso dei draghi da parte di entrambi gli schieramenti i quali – come era già successo in Game of Thrones – possono cambiare le sorti di una battaglia (questo il paradosso fantasy: il drago è la tecnologia più avanzata che indossa le vesti classiche di un bestiario medievale). Il cammino per la vittoria, viene continuamente ripetuto, è un cammino di violenza; per questo i protagonisti, maschili e femminili, sono caratterizzati da una moralità torbida, difficile da decifrare, e sono tutti compromessi da azioni malvagie.
Anche House of the Dragon è una storia di potere e sul potere: la politica costituisce il cuore della trama, non è un semplice elemento di fondo o una chiave di lettura (più o meno) implicita e si colora come una scenografia perduta.
Se ogni sequenza sembra sempre eccessiva è perché i sentimenti e i valori sono estremi, primordiali: nelle forme della lotta, amore e odio stanno conoscendo tutte le declinazioni della vita sociale.