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 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

L’eterno duello tra Grillo e Conte

ROMA «Comunque sempre meglio della volta che gli diede dell’incapace», riflettono a voce alta nell’ala più ottimista del Cinque Stelle tutti quelli che si affannano da anni – e inutilmente – a cercare una sintesi impossibile tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, il capo politico e il garante, l’avvocato pugliese e il comico genovese, il presente e la storia del Movimento, due persone agli antipodi, lontane che più lontane non si potrebbe; due che non solo non si sono mai amati o trovati per un secondo reciprocamente simpatici, ma che hanno fatto del malcelato disprezzo reciproco la cifra stilistica di un rapporto che non è mai decollato.
E così, a commento della battuta con cui il fondatore ha liquidato il capo politico dopo la batosta alle Europee – «Ha preso più voti Berlusconi da morto che Conte da vivo» – dentro l’universo pentastellato c’è chi compone i cocci dicendo che c’è stato di peggio, un tempo. Nel 2021, quando si cercava di risolvere il rebus sulle regole d’ingaggio della leadership contiana, su quanta tela l’Avvocato potesse tessere senza il permesso del Fondatore, Grillo faceva notare che, a suo modo di vedere, si stava consegnando la creatura nelle mani, testualmente, di «un incapace». «Non ha visione politica né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito e spero possiate capirlo anche voi», aveva aggiunto. Qualche mese prima, era stato l’ex presidente del Consiglio a mordere: «Grillo decida se vuole fare il genitore amorevole o il padre padrone».
Potenzialmente pericoloso come il contatto tra le dita di una mano e una presa elettrica, il rapporto di non amore tra Grillo e Conte appare e scompare all’apparire o allo scomparire delle difficoltà del Movimento. La maggior parte delle volte è stato motivo di apprensione per militanti e appassionati del genere, e poco di più; qualche altra è stata una scossa per tutto il Paese, destabilizzante per la maggioranza di turno, sconvolgente per l’esecutivo in carica. Come la volta in cui, proprio innescata dall’ennesimo cortocircuito tra i due, all’improvviso si scatenò la tempesta che nell’arco di qualche settimana finì per travolgere il governo Draghi. Allora era stato Grillo a rivelare al sociologo Mimmo De Masi (e non, attenzione, al diretto interessato) che il presidente del Consiglio gli aveva chiesto di togliere Conte dalla guida del M5S; De Masi l’aveva detto alla radio (a Un giorno da pecora) e da lì il capo politico avrebbe di fatto aperto la crisi, formalizzata poi al Senato qualche settimana dopo.
Botta e risposta
Grillo in tv: «Fatto per la politica, non si capisce nulla». Vane le richieste di Conte di frenarlo
Sarà forse anche per questo, per rinfacciare implicitamente a Grillo la scelta di aderire al governo Draghi, su cui il garante s’era speso parecchio, che l’altro giorno Conte ha ritirato fuori l’argomento, attribuendo alle larghe intese di tre anni fa il tracollo alle Europee. Tra i due, intervallato da mesi e mesi in cui si ignorano, un round tira l’altro. Nell’ultima uscita televisiva del comico, ospite di Fabio Fazio, la stilettata che ha dato il titolo era per l’ex premier: «È perfetto per la politica. Quando parla, non si capisce nulla». L’altro, di rimando, ha passato il tempo a chiedere invano a chiunque di misurare l’ironia di Grillo, un muro di gomma su cui i fendenti del comico andavano a infrangersi come onde su uno scoglio. Certo, qualche volta la frizione è scappata anche a Conte; come la volta in cui, per difendere la trattativa sui contorni della sua leadership, aveva fatto trapelare di «non essere il prestanome di nessuno», men che meno del garante.
Tutte le volte che ha potuto, incapace di resistere al latinorum contiano e alla metamorfosi di un Movimento ritenuto biodegradabile e ai suoi occhi trasformatosi in una sorta di nuova Democrazia cristiana, Grillo s’è tolto il sasso dalla scarpa. «Conte è un gentleman, infatti è uno specialista in penultimatum». E ancora, a un evento sull’intelligenza artificiale in cui i Cinque Stelle presentarono l’avatar di Conte: «È più espressivo di lui. Ha lo sguardo più incattivito». L’altro, a pochi metri, masticava amaro.