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 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

La rivolta degli egittologi

«Chiediamo che la presidente venga confermata almeno fino alla fine dei lavori per il Bicentenario, e che venga permesso al museo di continuare a lavorare al servizio dell’intera società, come ha fatto negli ultimi dieci anni». Se non fosse bastata la lettera di Comune, Regione, Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt ora arriva una raccolta di firme di oltre 350 egittologi a sostegno della permanenza di Evelina Christillin per un altro anno al vertice dell’Egizio di Torino. Una lista di adesioni che aumenta di ora in ora e tra cui spiccano ordinari del peso di Maurizio Harari, Gianluca Cuniberti e Stefano De Martino e autorità internazionali come John Baines, Salima Ikram, Tine Bagh e Dietrich Raue.
Gli esperti ricordano di intervenire «dopo neanche un anno» da quando l’assessore regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone disse che ci sono figure più qualificate del direttore del museo Christian Greco e il vicesegretario della Lega Andrea Crippa ne chiese le dimissioni. Stavolta l’occasione è la scadenza della presidente dell’Egizio a novembre dopo tre mandati e la possibilità che il ministro della Cultura Sangiuliano eserciti il suo potere di nomina di un successore. Il problema è che proprio a novembre finirà la prima parte dei lavori di ristrutturazione e restauro appena avviati per il Bicentenario e il 20 di quel mese si terrà l’inaugurazione col presidente della Repubblica Mattarella. Inoltre, alcune opere verranno completate se va bene l’anno prossimo. Insomma, la discontinuità auspicata dal ministero rischierebbe di ostacolare il Bicentenario in corso e di non essere ben compresa da molti nelle sue finalità. «Solo la piena sintonia fra vertice amministrativo dell’Egizio e vertice scientifico consentirà di portare a termine un progetto di interesse globale come questo», ha scritto ieri su queste pagine l’archeologo Salvatore Settis.
«Scendiamo di nuovo in campo in difesa del Museo Egizio di Torino – protestano oggi gli studiosi -: chiediamo con forza che il museo possa continuare a rappresentare un punto di riferimento nazionale e internazionale per egittologi, archeologi, ricercatori, scienziati, professori universitari e studenti». Tutti sottolineano «l’eccellente lavoro svolto dalla presidente, che coordina una squadra affiatata ed efficiente, ha reso il Museo Egizio un esempio per altre istituzioni, facendo in modo che divenisse un ponte ed un canale di comunicazione importante tra l’Italia, e quindi l’Europa, e l’Egitto».
Tra i promotori della raccolta di firme Corinna Rossi, professoressa associata di Egittologia al Politecnico di Milano, racconta che «l’iniziativa è nata perché in tanti lavoriamo a stretto contatto con il museo, che attualmente vive uno stato di grazia e di questo ne beneficiano cittadini e scienziati. È nostro interesse civile e professionale che continui così. C’è una comunità scientifica varia e internazionale che se lo augura. Non si parla solo di egittologi, ma di un’ampia gamma di esperti: fisici, chimici, biologi, ingegneri, architetti, medici, archeologi, storici, filologi, filosofi... Tutti professionisti che hanno a che fare con l’interpretazione della cultura materiale. La richiesta che la presidente rimanga un altro anno è perché si concludano al meglio i lavori del Bicentenario. Non si tratta di tagliare un nastro, ma di terminare un percorso di trasformazione del museo che si sta rinnovando profondamente. Ci sembra che una discontinuità in questo momento sia problematica e anche poco comprensibile. Parliamo tanto di eccellenza italiana e di meritocrazia e l’Egizio ne è un caso macroscopico. Siamo preoccupati davanti al pericolo che una storia di successo possa venire compromessa».
Per Andrea Manzo, professore ordinario di Archeologia a L’Orientale di Napoli, «serve continuità nella gestione dell’Egizio soprattutto in un anniversario così importante e anche alla luce dei risultati importanti sia della direzione sia della fondazione. Il museo ha saputo rinnovarsi e iniziare a fare ricerca, cosa che non avveniva da anni. Vanno portate a termine almeno le opere avviate. Poi secondo me è anche importante riconoscere il connubio pubblico-privato che ha funzionato e può essere un esempio nel panorama nazionale».
Stefano De Martino, professore ordinario di Ittitologia, insegna all’Università di Torino da 16 anni e ha visto «l’evoluzione del museo e il lavoro magnifico della presidente e del direttore nell’allestimento, ma anche sull’equipe scientifica che prima non esisteva. Non ha senso cambiare squadra proprio ora. Inoltre la presidenza dell’Egizio non è onorifica, ma è un lavoro che richiede grande impegno e capacità. Bisogna pensarci bene prima di modificare l’equilibrio di un tale gioiello della museologia internazionale». —