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 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

Il mio idraulico dall’aria apparentemente burbera ma dal cuore grande così

Due volte ma già siamo amici. Parlo del mio idraulico, milanesone dall’aria apparentemente burbera, che per un intervento abbastanza delicato, per il quale altri mi avrebbero chiesto un centinaio di euro, ne ha voluti solo 20, ed è pure tornato l’altro giorno per vedere come andasse (c’era ancora qualcosina da sistemare).
La mattina l’avevo trovato al telefono che stava in un noto ospedale milanese. «Vedo di passare oggi, che tra due giorni mi ricoverano», mi ha detto a bassa voce. Arriva nel primo pomeriggio a casa, senza neanche suonare al citofono, si presenta direttamente alla porta. Lo faccio entrare.

«E allora signor Franco, cosa mi combina?», gli strizzo l’occhio. E lui giù a raccontarmi tutto, come se mi conoscesse da anni. Che era stato benissimo fino a maggio dello scorso anno, poi ha avuto l’affanno, quelli dell’ambulanza l’hanno ricoverato contro la sua volontà nel tale ospedale mentre lui si faceva seguire sempre dal tal altro, e le cure che l’han fatto stare male per mesi fino a quando si è stufato, è tornato dalla sua dottoressa che gli ha cambiato medicine e per tanto tempo è stato bene.
Ma ora c’è bisogno di una sistematina, «un interventino con la sonda, sa, come li fanno ora, cosa di un paio di giorni» (in tutto questo ha risolto il problema idraulico senza neanche guardare cosa stesse facendo, con una specie di memoria manuale, come un pianista che chiude gli occhi e suona Mozart quasi se lo stesse componendo lui, in quel preciso istante).
Alla fine di tutto, ovviamente senza voler nulla perché «era un lavoro da completare e lei ha già pagato», mi ha confessato che lui, in ospedale, ci deve stare meno tempo possibile, perché la moglie ha preso un impegno con la parrocchia, deve andare a cucinare sul lago per tre giorni per una novantina di ragazzi in colonia, e non vuole farla preoccupare e poi c’è la nipotina da andare a prendere al centro estivo e se non ci va la nonna deve andarci lui, sennò il figlio e la nuora sono nei pasticci col lavoro.

Altruismo in quantità industriale gettato a piene mani in pochi minuti di conversazione, quel senso di anteporre il bene degli altri al proprio, perché è giusto così, sacrificandosi se la situazione lo impone, salute sì o salute no. Ammicca dalle scale: «Meglio servire Dio aiutando novanta persone che uno che sta in ospedale, che ne pensa?» E cosa vuole che ne pensi, signor Franco. Che lei è fortunato ad avere questa fede, questa famiglia, questa parrocchia, e soprattutto questa gioia dipinta negli occhi.
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Ita-Lufthansa, Mef: risposto agli ultimi dubbi dell’Ue, si attende un ok rapido
Sempre più vicina l’acquisizione da parte di Lufthansa, compagnia aerea di bandiera tedesca, del 41% della compagnia Ita Airways per un corrispettivo di 325 milioni di euro. “Attendiamo, come previsto, la decisione formale entro il 4 luglio prossimo e siamo già al lavoro perché si concretizzino le condizioni concordate con la Commissione per poter finalizzare, nei prossimi mesi, l’operazione”
di Redazione Roma
Sempre più vicina l’acquisizione da parte di Lufthansa, compagnia aerea di bandiera tedesca, del 41% della compagnia Ita Airways per un corrispettivo di 325 milioni di euro. Il ministero dell’Economia, con una nota trasmessa in serata, ha fatto sapere di aver dato tutte le risposte ai dubbi della Commissione Europea in materia di concorrenza sull’operazione, e ora si attende che l’ok arrivi in tempi rapidi. Il verdetto di Bruxelles sull’acquisizione dovrebbe arrivare entro il 4 luglio. “Abbiamo risposto, nella giornata odierna, agli ultimi dubbi della Commissione europea e auspichiamo che questo permetta in tempi ragionevolmente brevi il perfezionamento dell’acquisizione di una quota di Ita Airways da parte di Lufthansa”, si legge in una nota del Mef. “Attendiamo, come previsto, la decisione formale entro il 4 luglio prossimo e siamo già al lavoro perché si concretizzino le condizioni concordate con la Commissione per poter finalizzare, nei prossimi mesi, l’operazione”, ha concluso via XX Settembre.

La Commissione europea avrebbe comunque già adottato, a livello tecnico, il suo primo orientamento positivo informale sulle nozze tra Ita e Lufthansa in vista del verdetto ufficiale che sarà reso noto entro il 4 luglio. L’intesa prevede condizioni per la tutela della concorrenza nello scalo di Milano-Linate e sui collegamenti di corto e di lungo raggio, con l’apertura delle rotte alle compagnie rivali. Ieri il ministro Giancarlo Giorgetti aveva fatto capire che il dossier è ormai prossimo alla conclusione, salvo imprevisti. “Io credo che in questi giorni si è lavorato ancora molto intensamente, duramente. Diciamo che la data è fissata, sono convocati sposi e testimoni. Tutto può accadere. In questo momento credo che convoleremo a nozze, però tutto può essere”, ha detto il titolare del dicastero di via XX Settembre, a margine di una visita all’Associazione industriale di Cremona: “Le tanto sospirate nozze. Sono convocati sposa e testimoni però potrebbe anche non presentarsi il Don Abbondio della situazione”.

Orario di pubblicazione: 19/06/2024 08:12
Ultimo aggiornamento: 19/06/2024 08:21
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Autonomia differenziata, è legge. La Camera approva con una maratona notturna
Approvato definitivamente con 172 voti. Il via libera alla seduta no stop notturna è arrivato con 54 voti di scarto. Respinti tutti gli emendamenti anche per il silenzio della maggioranza mai intervenuta nel dibattito nel corso della notte. La protesta delle opposizioni: vergogna, il Parlamento è stato violentato | Il testo della legge sull’autonomia differenziata
di Redazione Roma
Via libera della Camera dei deputati alla legge sull’autonomia differenziata. Con 172 sì, Montecitorio, nella mattina del 19 giugno, ha approvato in via definitiva il disegno di legge: S. 615 – Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Con il voto agli articoli 10 (misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale) e 11 (disposizioni transitorie) si è conclusa la votazione di tutti gli articoli del ddl Autonomia differenziata che porta la firma del ministro Roberto Calderoli. L’ok è arrivato dopo una lunga maratona notturna decisa votando la seduta fiume tra le proteste dell’opposizione. Proteste che sono state rinnovate in sede di illustrazione degli emendamenti – tutti di minoranza e tutti respinti – anche per il silenzio della maggioranza mai intervenuta nel dibattito di questa notte. Dopo la mancata intesa in capigruppo sulla tempistica per l’esame del provvedimento, si era scelto dunque di prolungare la seduta cioè fino alla votazione finale. Le opposizioni avevano bollato la decisione come uno “sfregio” e uno “strappo” al dibattito parlamentare. Il voto per la seduta no stop è passato con 54 voti di scarto tra le grida “Vergogna!” delle opposizioni. L’Aula è passata infine all’esame e al voto degli ordini del giorno, una quarantina in tutto, tra cui anche alcuni di maggioranza.

La votazione degli emendamenti è partita dagli articoli 1 e 2, che definiscono il quadro generale e il procedimento di approvazione delle intese tra Stato e Regioni. L’articolo 3, che dispone la delega al governo per la determinazione dei Lep ai fini dell’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, è passato con 166 voti a favore, 115 contrari e due astenuti. Stesso esito per l’articolo 4, che riguarda il trasferimento di funzioni, mentre è stato approvato 170 voti a favore e 105 contrari l’articolo 5, che riguarda i principi relativi all’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento. L’articolo 6, che ha ricevuto 173 voti a favore e 109 contrari, riguarda l’ulteriore attribuzione di funzioni amministrative agli enti locali. Passato con 170 voti a favore, 112 contrari e tre astenuti l’articolo 7, che riguarda la durata delle intese e successione di leggi. Votazioni più spedite per l’approvazione degli articoli 8 (monitoraggio, 174 voti favorevoli e 113 contrari) e 9 (sulle clausole finanziarie). Con il voto agli articoli 10 (misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale) e 11 (disposizioni transitorie) si è poi conclusa la votazione di tutti gli articoli del ddl Autonomia.

-Leggi anche: Autonomia, conclusi i lavori
La protesta delle opposizioni: vergogna, il Parlamento è stato violentato
"Avremmo voluto dibattere con serietà e serenità il ddl sull’autonomia differenziata, ma questo ci è stato impedito dalla maggioranza fin dall’esame in Commissione”, hanno scritto in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle. “Una maggioranza che, con la decisione di contingentare i tempi di discussione e di approvare il provvedimento con il favore delle tenebre, ha letteralmente violentato il Parlamento. Una violenza squadrista che abbiamo visto anche nell’attacco a un nostro collega, che aveva la sola colpa di porgere una bandiera tricolore al ministro Calderoli. Per fortuna, i cittadini italiani capiranno perfettamente lo sfacelo che la maggioranza sta facendo ai danni del Paese”.
Per il Pd, ad accendere la protesta è stata  la responsabile Giustizia, Debora Serracchiani, subito ripresa dal vicepresidente di turno Giorgio Mulè che l’ha richiamata all’ordine: “Vergogna non lo dice nessuno, rispetti la presidenza. Non mi costringa a fare quello che non voglio fare”. A difesa di Serracchiani è intervenuto Claudio Mancini (Pd): “Lei non può richiamare in maniera intimidatoria i parlamentari, abbiamo grande stima per lei ma non si deve prestare a rappresentare la maggioranza tifosa”.  “La parola intimidatoria non appartiene al mio vocabolario, è inaccettabile. Ho solo richiamato Serracchiani a essere rispettosa dell’aula”, ha replicato Mulè. Il deputato dem Federico Fornaro ha chiesto di intervenire per sottolineare che “vergogna dopo quello che è successo, è un giudizio politico, non è stato dato un giudizio personale, la scelta di mettere la seduta fiume su un provvedimento già contingentato è una scelta vergognosa”. Quindi un coro di “vergogna, vergogna” si è levato dai banchi dell’opposizione.

Orario di pubblicazione: 19/06/2024 07:56
Ultimo aggiornamento: 19/06/2024 07:56
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Premierato, primo via libera alla riforma Meloni
Il Senato ha approvato con 109 voti a favore la riforma del premierato per l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Ora serviranno altri tre passaggi parlamentari: alla Camera secondo esame a settembre, e inizierà anche il lavoro sulla legge elettorale. Meloni: “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia”. Opposizioni in piazza per protesta
di Redazione Roma
Il Senato ha dato il via libera al ddl di riforma costituzionale sul premierato che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. I voti a favore sono stati 109, i contrari 77, un astenuto. Il testo passa ora alla Camera per la seconda delle quattro letture previste. Subito dopo la votazione, il premier Giorgia Meloni ha commentato: “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”. Ora la riforma passa a Montecitorio, dove entrerà però nel vivo con ogni probabilità non prima di settembre. Solo in autunno, secondo la road map di Casellati, si aprirà il nuovo cantiere, quello della legge elettorale.
Nel testo sul premierato, il ddl Casellati, è centrale l’articolo 5, quello che prevede l’elezione diretta del premier: “Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente. La legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche. Il Presidente del Consiglio è eletto nella Camera nella quale ha presentato la candidatura”.

La riforma costituzionale, oltre a eliminare la figura dei senatori a vita prevede anche una revisione de poteri del Capo dello Stato. All’articolo 7 del ddl sul premierato elettivo, che contiene il secondo pilastro della riforma, viene rivista la regolamentazione delle crisi di governo, compreso il potere del premier eletto di ottenere lo scioglimento delle Camere dal Presidente della Repubblica. Via libera anche all’articolo 8, con le norme transitorie. L’articolo subordina l’entrata in vigore della riforma all’approvazione della legge elettorale attuativa. Il primo comma delle norme transitorie precisa che restano in carica i senatori di nomina presidenziale attualmente in Senato. Il secondo comma afferma che la riforma del premierato “si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivi alla data di entrata in vigore della disciplina per l’elezione del Presidente del Consiglio dei ministri e delle Camere”.
Casellati: chi si oppone preferisce lasciare le cose come stanno e difendere un sistema che ci ha portati ad avere 68 governi in 76 anni
"Con il voto in Senato, abbiamo messo la prima pietra di una riforma storica che farà dell’Italia un Paese stabile, competitivo e credibile. Da qui non si torna indietro: il treno del Premierato è partito e non si fermerà. Chi si oppone non vuole il bene dell’Italia, preferisce lasciare le cose come stanno e difendere un sistema che ci ha portati ad avere 68 governi in 76 anni. Tutti i partiti, di destra e di sinistra, da 40 anni hanno provato a risolvere il grande problema dell’instabilità. Noi andremo fino in fondo”. Così il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati, dopo il prima via libera del Senato al premierato. “Gli italiani sceglieranno non solo i loro rappresentanti in Parlamento ma anche il Presidente del Consiglio. Una certezza che riporterà gli elettori alle urne. Il loro voto non finirà più nel cestino perché con il premierato, non ci saranno più giochi di palazzo, inciuci, ribaltoni e governi tecnici”.

Le opposizioni si compattano contro la riforma Meloni del premierato
Come la maggioranza, anche le opposizioni continuano per la loro strada e si mostrano pronte alla sfida. In Piazza Santa Apostoli, luogo simbolo per il centrosinistra si intende riprendere il filo di una battaglia comune. Pd, M5s, Avs e +Europa si sono dati appuntamento alle 17:30 – quasi in contemporanea il Senato dovrebbe dare l’ok finale – per difendere “la Costituzione e l’unità nazionale”, e non è escluso che possano spuntare delegazioni di Azione e degli ex alleati renziani.  “È una bellissima piazza, con tanta partecipazione e tante bandiere tutte diverse per difendere la Costituzione e l’unità nazionale. È importante essere qui con tante realtà associative e movimenti, tutti uniti per impedire di stravolgere la Costituzione”, ha detto Elly Schlein, segretaria del Pd, parlando a margine della manifestazione delle opposizioni a Roma. A chi le ha chiesto un commento sulla “larghezza del campo” dei promotori della protesta, dal momento che dalla piazza mancano forze come Italia viva e Azione, Schlein ha risposto: “È una manifestazione unitaria, c’è sempre tempo di allagare quando gli obiettivi sono comuni”. “Non saranno calci e pugni in piena aula di Montecitorio a un nostro parlamentare che ci fermeranno. La nostra reazione per un’Italia più democratica, a difesa della Costituzione, contro l’autonomia differenziata spacca-Italia, contro questo premierato che vuole insediare una donna sola al comando, un uomo solo al comando per cinque anni, la nostra risposta è forte, è unitaria: non passeranno”, ha detto il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, presente in piazza Santi Apostoli.

Il senatore a vita Mario Monti, ha preso la parola per primo nell’Aula di Palazzo Madama e ha dichiara il suo voto contrario al provvedimento. E il suo no, precisa, “è per motivi che prescindono dall’abolizione della figura dei senatori a vita”. “Questo provvedimento – ha osservato – non raggiungerà gli obiettivi che si propone e non determinerà il desiderato riavvicinamento dei cittadini alla politica”. “La riforma sembra non guardare al mondo che ci circonda dove, anche al di là dell’Atlantico, ci sono governi dove i presidenti sono eletti direttamente dal popolo e sono quelli che sono più in crisi”. Questa, ha incalzato Monti, “non è una riforma fatta nell’interesse dei cittadini, ma della categoria dei politici. I cittadini, infatti, se il governo sarà meno stabile, saranno penalizzati”.