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 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

I Narcos dell’Ecuador

Procuratore Giovanni Bombardieri, lei coordina le inchieste sulla ‘ndrangheta, e ha il polso di come queste cosche si sono espanse in tutto il mondo. I clan calabresi contribuiscono a gestire il commercio del traffico di cocaina in partenza dall’Ecuador che viene smistata in Europa?«Sempre più spesso rileviamo che numerose spedizioni di stupefacente vengono sequestrate nel porto di Gioia Tauro su container, anche in transito, provenienti da porti dell’Ecuador. È un dato importante, perché dimostra come le esfiltrazioni di cocaina dal porto di approdo avvengono grazie a portuali collegati alle cosche di ‘ndrangheta. Ciò permette di avviare indagini mirate su traffici internazionali per i quali abbiamo chiesto la collaborazione delle autorità dell’Ecuador».I narcos dell’Ecuador sono riusciti a ritagliarsi una fetta sempre più grande del mercato con la complicità dei colombiani e della ‘ndrangheta?«La ‘ndrangheta è un partner privilegiato dei cartelli del narcotraffico. L’affidabilità riconosciuta ai calabresi si fonda su tradizioni e rituali criminali in parte comuni, che li fanno risultare “sicuri” per i narcos. Ciò ha consentito lo sviluppo di rapporti fiduciari, cementati con la stabile presenza in Sud America di broker calabresi del narcotraffico. Si tratta di rapporti fiduciari tali da consentire ai cartelli di affidare ai calabresi intere spedizioni di cocaina, che vengono pagate solo dopo che è stata venduta in Italia e nel resto dell’Europa. In questo modo la ‘ndrangheta si è posta come partner esclusivo di alcuni cartelli per la commercializzazione della cocaina in Europa».Come influiscono le cosche calabresi nell’opera di rafforzamento dei narcos sudamericani?«Recenti indagini hanno permesso di accertare la centralità della ‘ndrangheta nel narcotraffico, fissando un prezzo di acquisto a un valore concorrenziale per poi rivenderla in Italia senza vincoli di rialzo. I fornitori sudamericani si affidano ai calabresi e così la cocaina parte dall’Ecuador per essere commercializzarla in Europa. Le somme raccolte dalla vendita vengono trasferite oltreoceano attraverso soggetti di origine cinese».Ci sono interessi economici dei clan calabresi direttamente in Ecuador?«La presenza di latitanti calabresi che si nascondevano in Ecuador risale almeno al 2013. C’è traccia di affari portati avanti da esponenti della ‘ndrangheta in Sud America e in Ecuador. E di recente abbiamo documentato la pericolosità e la pervasività dei clan in America Latina, dove gli ‘ndranghetisti hanno interessi diversificati, con enormi capitali investiti in attività illegali ma anche legali, che finiscono così per inquinare l’economia legale».Il presidente dell’Ecuador ha chiesto aiuto al nostro Paese per debellare il traffico di droga. Quali azioni di contrasto state introducendo?«Con il coordinamento internazionale che la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sta assicurando, sono stati avviati contatti con autorità giudiziarie di Paesi del Sud America, tra cui l’Ecuador. Lo scorso maggio a Palermo, durante incontri di studio organizzati dal procuratore Gianni Melillo e dal Programma El Pacto, sono stati messi a confronto le esperienze professionali dei procuratori distrettuali italiani e quelli del Sud America, ed è spiccata la consapevolezza che il narcotraffico può essere contrastato da un’azione fondata sulla cooperazione giudiziaria internazionale. Stiamo incrementando strumenti investigativi che consentono lo svolgimento in parallelo di indagini mirate nei diversi Paesi, con possibilità di utilizzare, in tempo reale, risultati investigativi dell’una e dell’altra autorità giudiziaria, avvalendoci sempre di più, di squadre investigative comuni di diversi Paesi».a