Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 19 Mercoledì calendario

La mafia dice addio ai pizzini: gli affari ora si fanno con le app

ROMA Anche le mafie, per sopravvivere, cambiano pelle e si adattano ai cambiamenti socio-economici. Dall’attività della Direzione investigativa antimafia relativa al primo semestre del 2023, emerge come tali organizzazioni abbiano «implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive». Lo dimostrano le numerose indagini sull’accaparramento di appalti e servizi pubblici. «In questo contesto, con il liberarsi dal modello di una mafia di vecchia generazione, aderendo piuttosto alla nuova ed accattivante immagine imprenditoriale, l’uso della tecnologia – si legge nella relazione della Dia – assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che con sempre maggiore frequenza utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social». Da questo punto di vista «la cattura di Matteo Messina Denaro e il dissolvimento di una rete di protezione affidata ai pizzini chiude simbolicamente un’epoca».
DALLE OLIMPIADI AL GIUBILEO
«Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite», viene sottolineato nel report presentato ieri. «Nell’attuale fase di ripresa economica, la soglia di attenzione delle Istituzioni tutte è concentrata sul rischio di accaparramento da parte della ndrangheta (e non solo) di fondi pubblici stanziati per il perfezionamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)». Per gli investigatori della Dia «particolare attenzione meritano anche i prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano – Cortina del 2026», così come «ulteriore attrattiva per la ndrangheta è costituita dai fondi destinati al Giubileo 2025». Dove però non arriva la corruzione si passa alle maniere forti. «Aumentano i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci – rileva il direttore della Dia, Michele Carbone – Ci sono episodi di collusione negli apparati politico-amministrativi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose (379 dal 1991 al 2023, di cui 25 annullati a seguito di ricorso)». Ma il dato più preoccupante, è l’aumento dei sequestri di armi, anche da guerra. «Bisogna mantenere la guardia alta – avverte Carbone – per evitare che le organizzazioni alzino il tiro di conflittualità con le istituzioni». Dalla relazione emerge anche un «rischio reale che il conflitto bellico russo-ucraino possa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale».
I NARCOS AFRICANI
Dalle indagini concluse nel primo semestre del 2023 dagli uomini della Dia arriva la conferma che la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, a livello transnazionale, resta il traffico di sostanze stupefacenti. Con una novità: l’Africa Occidentale – in particolare Costa d’Avorio, Guinea Bissau e Ghana – stanno diventando «cruciali basi logistiche» per i narcos della ’ndrangheta, che resta la più pericolosa organizzazione presente in Italia. Ma a farsi strada nel panorama delle consorterie criminali ci sono anche gli albanesi che «manifestano – dice la relazione – un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga». Gruppi che nella Capitale hanno «stretto rapporti» con la malavita autoctona, «in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio». Complessivamente, nei primi sei mesi del 2023 sono stati sequestrati oltre 29 milioni di beni e ne sono stati confiscati quasi 130 milioni.