Corriere della Sera, 17 giugno 2024
Ortensio Zecchino e la Dc
«Riscoprire la storia del partito perno della Prima Repubblica, attraverso il contributo dato alla Resistenza, alla ricostruzione materiale del Paese, alla nascita della democrazia, oltre gli stereotipi e la vulgata che in questi anni l’hanno accompagnato». Così Ortensio Zecchino, storico, politico ed ex ministro dell’Università e della Ricerca, racconta lo spirito che guida il programma triennale messo a punto per celebrare gli 80 anni della Democrazia Cristiana, nata in clandestinità tra il 1942 e il 1944, e non attestata da un atto ufficiale, come il Partito popolare di Sturzo. A dare il via sarà, il 20 giugno a Roma, il convegno Anima e corpo della Democrazia cristiana. Storia di un Paese, che vedrà gli interventi di personalità differenti, da Ernesto Galli Della Loggia ad Agostino Giovagnoli e Aldo Schiavone.
Non un’operazione nostalgica o agiografica, ma di rivitalizzazione e ricostruzione storiografica: «È innegabile che i 50 anni di vita della Dc, fino allo scioglimento nel 1994, coincidono con quelli della nascita, crescita e sviluppo della vita e storia di un Paese nel quale per anni hanno convissuto due grandi partiti di massa, contrapposti ma allo stesso tempo legati, con ideali e fedi forti», aggiunge Zecchino, che presiede il Comitato per le celebrazioni.
La vulgata
Si cerca di contrastare la vulgata che ha ridotto l’esperienza
a un insieme di trame
Richiamando il titolo del convegno, partiamo da quello che è stato il «corpo» della Dc, caratterizzato dalla forte spinta riformatrice: «Perché non venga occultata, ne ricordiamo l’importanza attraverso una ricognizione dei risultati prodotti dalla ricerca storica in questi lunghi anni. Pensiamo alla riforma agraria con cui il Mezzogiorno, e non solo, è balzato dal Medioevo alla modernità. Un’autentica rivoluzione, contrastata dal Partito comunista e paradossalmente anche dalle forze conservatrici all’interno del partito. O al piano casa di Fanfani, alla riforma sanitaria realizzata dalla ministra Anselmi nel governo Andreotti del ’78, e anche alla scelta atlantica ed europeista che oggi ci permette di essere tra i sette grandi del mondo», ricorda.
Ricostruzione
Un sito internet, sei volumi di ricostruzione del partito e molte altre iniziative editoriali
Il programma delle iniziative prevede, oltre a un ciclo di seminari, anche borse di studio per giovani studiosi, produzioni audiovisive, un’attività di divulgazione con un sito internet dedicato e la pubblicazione di sei volumi di ricostruzione della vita della «Balena Bianca», dalla gestazione alla dissoluzione, passando per l’età di De Gasperi, la prima segreteria Fanfani, l’apogeo e la crisi del centro-sinistra, il ruolo di Moro, la solidarietà nazionale e il 18esimo Congresso del 1989. «I volumi – spiega – rispondono a una classica periodizzazione, con polifonia di voci. La sfida è raccontare una storia limpida, che aiuti a capire meglio il presente e attrezzarci per il futuro, in un momento in cui la coscienza storica collettiva non è più formata da veri studi di storiografia, ma più dai messaggi della televisione e dei social, attraverso modalità nuove di comunicazione e di acquisizione del consenso».
Per questo, un’attenzione particolare sarà riservata a contrastare la vulgata che ha ridotto l’esperienza del partito a un insieme di trame, complotti e malaffare: «La Dc ha finito per essere etichettata come la tentatrice dell’ordine costituzionale, quando ne è stata tutrice e protettrice». E se uno dei meriti che le viene sempre ascritto è quello di aver fatto la diga al comunismo, «ne esiste anche un secondo che De Gasperi sottolineò in un discorso a Milano: aver saputo interpretare il voto privo di orientamenti particolari, “di pancia” diremmo, e attrarlo e orientarlo nella direzione del riformismo, senza farsi condizionare, come avviene oggi con i sondaggi», chiarisce, ricordando una delle figure chiavi della Dc e dell’Italia del dopoguerra.
In questa visione sta il senso profondo dell’«anima» di un partito, inclusivo in nome della libertà. «La ricostruzione di uno spirito nazionale, al termine del conflitto, richiedeva una posizione di apertura e tolleranza, che De Gasperi – lo racconteremo – ebbe il merito di far convivere insieme ad alcuni paletti, come l’anticomunismo e l’antifascismo». L’obiettivo delle celebrazioni, conclude Zecchino, sarà «far emergere quello che di buono c’è stato, ma anche le opacità del potere, legate all’essere stati costretti, anzi “inchiodati” – participio usato non a caso da Moro e prima da Sturzo —, perché non avevamo alternative affidabili democraticamente. La Dc, tra luci e ombre, ha contribuito ad assicurare all’Italia crescita civile ed economica».