La Stampa, 17 giugno 2024
Intervista a Charles Leclerc
Dopo sei anni, Charles Leclerc ormai ha una seconda pelle rossa. Arriva la notizia del trionfo Ferrari a Le Mans e lui è tra i primi a complimentarsi via social: «Siete i migliori». Poi un pensiero per l’amico Antonio Fuoco: «Contentissimo per te. Tuo papà sarà felicissimo da lassù, ti voglio bene».
Charles, adesso tocca a voi della Formula 1: quando vincerete il Mondiale?
«Negli ultimi 7-8 mesi nessuno è migliorato quanto noi, ma dipende anche dagli altri. Io ci credo».
Il 2024 può ancora essere l’anno buono?
«Abbiamo una chance tra i costruttori. E tra i piloti spingerò fino alla fine».
A cosa sarebbe disposto a rinunciare pur di diventare campione del mondo?
«Assolutamente a tutto. A qualsiasi cosa, perché vincere il Mondiale e farlo con la Ferrari è l’obiettivo della mia vita».
Lei quanto è disposto ad aspettare a Maranello?
«Tutto il tempo che servirà. Questo è il team che mi ha fatto sognare da bambino e ha creduto in me quando ero giovane, farò di tutto perché accada il prima possibile».
Com’è il suo rapporto con il presidente John Elkann?
«Ci parliamo spesso, mi dà tanti consigli, in un certo senso mi ha visto crescere».
In passato l’ha anche tranquillizzata?
«Sicuramente ma questo riguarda la Ferrari in generale. La cosa più bella del mondo è che qui c’è passione, sai che tutti danno il 200%. A volte questa energia va gestita e John in questo ci ha sempre aiutato».
Lei spesso ha elogiato Frederic Vasseur: il team principal può essere definito come un suo secondo papà?
«Mi ha accolto in F1 all’Alfa Romeo e mi conosce da molto prima, ci unisce un legame speciale che va oltre quello che succede in pista. Condividiamo tutto. Anche se in pista abbiamo un rapporto professionale che va molto bene. Quindi secondo papà non lo so».
Quando le ha detto che avrebbe assunto Lewis Hamilton per il 2025 come ci è rimasto?
«La vedo come una super opportunità, per me e per il team, ma anche per il nostro sport. Avere un sette volte campione del mondo in squadra è un grandissimo segnale che mandiamo all’esterno».
D’accordo, ma il primo pensiero?
«Beh non è stata una sorpresa, sapevo da tempo che c’erano discussioni».
Perché per lei è un’opportunità?
«Mi motiva tantissimo a dimostrare di cosa sono capace e potrò imparare da uno dei migliori piloti di sempre».
Per Carlos Sainz invece è stata una mazzata.
«Con Carlos dopo tanti anni ho un bellissimo rapporto. Da un punto di vista personale mi è dispiaciuto molto quando ho saputo la notizia, d’altro canto quando firmi con un team c’è una data di scadenza, non sai quanto lontana ma prima o poi arriva e bisogna accettarlo».
Vasseur ha detto che lei e Lewis siete in «luna di miele»: è suo amico?
«C’è grandissimo rispetto, oltre che una buonissima relazione, però forse non ci vediamo così tanto da essere amici. Sono convinto che il nostro rapporto diventerà più stretto quando arriverà in Ferrari, ci uniscono tanti mondi. Anche la musica».
Quando vi siete incontrati a Melbourne gli ha fatto ascoltare anche il suo primo mini-album, «Dreamers», realizzato in collaborazione con il pianista francese Sofiane Pamart?
«Sì ma conosceva già la mia musica, mi ha scritto quando sono uscite le prime cose, ne discutiamo abbastanza».
E gli piacciono?
«Certo... Almeno a me ha detto così, poi dopo non so». (ride)
È vero che ha imparato da solo a suonare il pianoforte?
«Sì, soprattutto durante il Covid».
Cos’è la musica per lei?
«Significa tanto, è il miglior modo per staccare. Sono la persona più fortunata del mondo a fare questa vita in cui ci muoviamo sempre, che però può anche essere impegnativa e a volte bisogna prendersi dei momenti per se stessi. Il piano mi aiuta».
Torniamo alla F1: descriva Hamilton e Max Verstappen con due aggettivi.
«Veloci tutti e due, ovviamente. Per Lewis aggiungerei calcolatore, si dice?».
Sì, in pista o fuori?
«In pista. Nel modo in cui si muove, come mette la macchina quando si difende o attacca, capisci tutta l’esperienza e il pensiero che c’è dietro».
E Max?
«Aggressivo. Lui è più del tipo: se c’è spazio ci vado e basta».
Lei come si descriverebbe?
«Veloce anche io. E intuitivo: in certi momenti guido tanto con l’intuizione, soprattutto in qualifica, è qualcosa che mi caratterizza».
Si sente il migliore?
«Vado a dormire e mi sveglio ogni mattina con il pensiero fisso di vincere, secondo e terzo posto non mi interessano, però non mi paragono tanto agli altri. Lo facevo più in passato ma poi ho capito che la cosa migliore è concentrarsi su se stessi e anche lavorare sulle cose che vanno meno bene, lo faccio sempre».
Agli Europei tifa Italia o Francia?
«Bella domanda...».
È un modo infallibile per capire se ormai si sente un po’ italiano.
«Non sono un grande tifoso di calcio, vedo soprattutto le finali, ma adesso direi che sono un po’ più sull’Italia».
Ha preso casa a Maranello?
«Una base ancora non ce l’ho, alla fine vengo qui un giorno alla settimana per lavorare al simulatore e l’indomani rientro a Montecarlo».
Dove dorme, se non siamo indiscreti?
«C’è un amico strettissimo che mi ha accolto tanto tempo fa, di solito mi fermo da lui. È comodo, a cinque minuti dall’azienda».
Dovesse scegliere una città italiana in cui vivere?
«Mi piace tantissimo Milano, però da pilota Ferrari sarebbe un po’ difficile avere una vita normale. Un altro posto che adoro, molto tranquillo, è la Toscana in generale».
Cosa le piace di noi italiani?
«La semplicità. Credo sia per questo che il 90% dei miei amici sono italiani».
Avremo anche dei difetti.
«Molte delle persone che conosco sono abbastanza disordinate ma io le batto, dunque non mi dà troppo fastidio».
L’italiano del momento nello sport è Jannik Sinner, suo concittadino: lo conosce?
«Ci scriviamo spesso, mi ha mandato diversi messaggi quando ho vinto a Montecarlo, un momento che aspettavo da anni, e io ovviamente gli ho scritto per il numero 1. Finora però ci siamo visti solo a qualche premiazione ma siamo d’accordo che a breve andremo a giocare a padel. Anche se per me non sarà una grandissima giornata...». (ride)
Dovreste fare anche un giro di pista da qualche parte.
«Lì forse potrei recuperare».
Cosa le ha scritto dopo il trionfo in casa?
«Congratulazioni, era contento per me».
Da monegasco, che effetto le fanno tanti campioni dello sport e non solo che prendono la residenza nel Principato? Sinner è spesso criticato per motivi fiscali.
«A me fa piacere, conoscere tanti colleghi di altissimo livello è super interessante. C’è tanto da imparare anche da altre discipline».
A proposito: un po’ invidia chi gareggia alle Olimpiadi?
«Sarebbe fantastico se ci fosse anche il motorsport, questo sì, ma non vorrei essere nessun altro perché per me è un grandissimo orgoglio rappresentare un Paese così piccolo come il mio. Alla fine, di veri monegaschi, siamo in 10 mila». —