Corriere della Sera, 16 giugno 2024
La lezione di Draghi sul commercio mondiale
Il protezionismo non è gratis e i dazi vanno maneggiati con grande cura. Sostiene Mario Draghi che l’Europa do-vrebbe ricorrere a questa misura soltanto dopo aver cercato di «riparare il più possibile i danni all’ordine commerciale multilaterale», dal momento che le economie più grandi operano sempre più unilateralmente. La seconda risposta dovrebbe essere di «incoraggiare gli investimenti esteri diretti», in modo che i posti di lavoro nel settore manifatturiero rimangano in Europa. Utilizzare sussidi e tariffe per compensare gli ingiusti vantaggi creati dalle politiche industriali e dalle svalutazioni dei tassi di cambio reali all’estero, dovrebbe essere perciò solo la terza risposta. «Ma se intraprendiamo questa strada – avverte l’ex presidente della Bce – deve essere nell’ambito di un approccio generale pragmatico, cauto e coerente», con l’obiettivo di aumentare la produttività, difendendo la competitività continentale. Quindi dobbiamo distinguere l’innovazione genuina e i miglioramenti della produttività all’estero dalla concorrenza sleale e dalla soppressione della domanda, ma anche evitare di creare incentivi perversi che minano l’industria europea. «Le tariffe devono essere valutate in modo coerente in tutte le fasi della produzione ed essere compatibili con gli incentivi, soprattutto per non indurre la delocalizzazione delle nostre imprese», valuta Draghi. Ma bisogna tenere conto anche degli interessi dei consumatori, perché in alcuni settori i produttori nazionali potrebbero essere già troppo indietro e rendere le importazioni più costose imporrebbe solo costi morti all’economia. Fatte queste premes-se, anche Draghi riconosce che «non possiamo rimanere passivi se le azioni degli altri minacciano la nostra prosperità».