il Giornale, 15 giugno 2024
Roberto Cicala ci porta dove nascono i libri
I libri nascono in luoghi precisi. Gli editori hanno, almeno finora, sedi e domicilio. Ognuno ha una storia e un pensiero di riferimento, ma anche una residenza fisica. E quindi ha senso una geografia editoriale dei posti in cui i libri vengono pensati, organizzati, stampati, offerti al mondo. Lo ha fatto Roberto Cicala, in Andare per i luoghi dell’editoria (Il Mulino, pagg. 192, euro 14).
Per molti lettori forti i libri hanno sempre fatto capo a indirizzi leggendari. Arnoldo Mondadori editore, via Bianca di Savoia, Milano, e poi palazzo Mondadori, Segrate. Istituto geografico De Agostini, Novara. Einaudi, via Biancamano, Torino. Edifici a volte angusti, a volte intimidatori, monumenti carichi di storia o rifugi semiclandestini e che spesso posseggono un’aura mitologica. Milano, via San Giovanni sul Muro: Adelphi. Firenze, caffè delle Giubbe Rosse: Vallecchi. Bari, via Dante: libreria Laterza. Molte sedi furono negozi, tipografie, stamperie. Altre andrebbero visitate per quello che sono: monumenti. Vedi la facciata della casa editrice Zanichelli, a Bologna, inaugurata all’alba della Seconda guerra mondiale. Si può anche restare sorpresi: la sede della Sellerio, in via Siracusa, oggi in parte via Sellerio, a Palermo, da fuori sembra anonima. Una forma di riservatezza che non conosce, per dire, la sede della Giunti a Firenze, adorna perfino di una torre merlata.
Che siano metropoli o città di provincia, i luoghi dicono molto di quella che è stata ed è la loro produzione libraria. Non potevano che nascere a Milano o in Lombardia capitani d’industria come Arnoldo Mondadori, Angelo Rizzoli, Edilio Rusconi. Né evolversi, se non a Milano, imprenditori del calibro di Emilio Treves. Ancora oggi a Milano è concentrata la massima potenza editoriale, con i due principali gruppi, Mondazzoli e Gems, che si contendono il mercato, e poi Feltrinelli, forte con le librerie. Feltrinelli dal pieno centro di via Romagnosi e via Andegari, dietro la Scala, si è spostata in una ipertrofica piramide di vetro a Porta Volta, stesso palazzo della Microsoft, roba da archistar. Ma le case editrici milanesi offrono ogni tipo di scenario, dal fascino liberty della Nave di Teseo, a due passi dal Castello sforzesco, alla signorilità altoborghese del Gruppo Mauri Spagnol, all’Arco della Pace, dove nel sottosuolo giace perfino una sala di registrazione di audiolibri. A Bologna i fondatori del Mulino andavano a mangiare al Pappagallo e di sé dicevano: «Più che altro facciamo delle cene». A Roma si passa da una certa giovanile bohème di minimum fax, a Ponte Milvio, all’austerità della Libreria Editrice Vaticana in piazza San Pietro.
Corredato di fotografie, il libro di Cicala mette voglia di andarli a vedere, i posti. Non potendo, ci si fa comunque una mappa mentale per orientarsi nella selva dei marchi e delle sigle, i quali sono oggi molto raggruppati, a differenza che nell’Italia postunitaria. E se l’ambizione dei tipografi, stampatori, librai, di farsi promotori di idee diffuse nasceva tra capannoni, macchine linotipo, librerie come spazi d’incontro, ristoranti e caffè, e non solo nelle stanze dei direttori editoriali, oggi molti testi sono acquisiti scandagliando la rete e i social. È arrivare prima, è il tempo che conta, non lo spazio, e non il genius loci. Una preziosa gallina che sforna romance come uova d’oro non ha bisogno di un contesto specifico da cui affiorare. E le sigle editoriali si concentrano tutte gomito a gomito in spazi comuni, sotto l’ombrello di una proprietà unica: la logistica e le infrastrutture sono più importanti dell’atmosfera culturale che si respira per strada. E infatti anche Amazon ha cominciato vendendo libri e adesso fa l’editore di tutti, dappertutto nel mondo.