ItaliaOggi, 15 giugno 2024
Periscopio
Il filosofo può contemplare il fiume del tempo. Egli non lo contempla nel suo assieme, tuttavia è in grado di vedere fatti e personalità passargli dinanzi galleggiando e così valutare i rapporti esistenti tra di essi; se le sue conclusioni risultassero preziose per noi come lo sono per lui, egli da molto tempo sarebbe riuscito a rendere civile la razza umana. Come sapete, però, non vi è riuscito. E.M. Forster, Aspetti del romanzo, Garzanti 2011.
Ieri i leader del G7 hanno dato il via libera al progetto di un prestito da 50 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa. (…) È una vittoria per Kyiv, che da settimane fa pressioni per ottenere un risultato sugli asset russi congelati, anche se un po’ azzoppata: non saranno mobilitati, come avrebbe voluto l’Ucraina, tutti i beni russi, bensì soltanto gli interessi maturati. Giulia Pompili, il Foglio.
50 miliardi a Zelensky prima che arrivi Trump. il Fattosky quotidiano.
Immediata la reazione del Cremlino. I tentativi da parte dell’Occidente di appropriarsi dei proventi dei beni russi congelati «sono criminali e porterebbero a una risposta da parte di Mosca molto dolorosa per l’Unione europea», ha avvertito la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Claudio Tito, Repubblica.
Antichi fantasmi sono riapparsi nel mondo. Sergio Mattarella.
La tempesta perfetta. Uno scenario tutt’altro che implausibile: Donald Trump presidente degli Stati Uniti, l’antieuropeista filoputiniana Marine Le Pen presidente del Consiglio in Francia. E l’Europa in mezzo, stritolata. Non esiste un piano B. (…) Chi si consola dicendo che, comunque, nel Parlamento europeo c’è ancora una maggioranza europeista, non conosce i meccanismi decisionali europei, scambia il Parlamento di Strasburgo per un normale Parlamento nazionale. Inoltre, chi pensa (…) che, sia pure paradossalmente, spetterà a una leader pragmatica e realista come Giorgia Meloni (…) il compito di aiutare una Europa in gravissima difficoltà, rischia di sopravvalutare il peso dell’Italia. Angelo Panebianco 1, Corriere della Sera.
Un ex paracadutista della Folgore che gli amici chiamano «camerata» e che indossa la maglietta col motto della Decima Mas di cui ha la X tatuata sul braccio. L’«l’intellettuale della destra» anti-Peppa Pig cresciuto a Colle Oppio. Il Salvini-boy amico dei neonazi di Lealtà Azione e il deputato che in campagna elettorale usò come spot il «me ne frego». Ecco, in pillole, i profili dei deputati di FdI e Lega che avrebbero partecipato all’aggressione contro il parlamentare del M5S Leonardo Donno. Paolo Berizzi, Repubblica.
Bagarre sulle riforme in Aula. Sospesi 11 deputati. Ansa.
Il leghista Crippa: «Cantare Bella ciao è anche peggio del gesto della Decima Mas».La Stampa.
Un tale: «Potrebbe andare anche peggio». Altro tale: «No». Altan.
[Di nuovo in Francia]. È una mossa temeraria aver sciolto d’impeto l’Assemblea Nazionale dopo la sconfitta di domenica sera, dicono quasi tutti. Diventerebbe un colpo di genio se portasse a qualche risultato utile per la causa del presidente. Il che significa fermare la destra lepenista o in subordine aggrovigliare la matassa con un esito elettorale dubbio, tanto da impedire a Bardella e ai suoi di gestire con efficacia gli affari di Stato. C’è anche la terza ipotesi, com’è noto, la più condivisa: Macron vuole spingere al governo la destra e poi sedersi sulla riva del fiume per assistere agli inevitabili fallimenti. Ma sarebbe un calcolo davvero rischioso. Stefano Folli, Repubblica.
Secondo gl’istituti di ricerca il costo della demagogia sociale [del lepeniano] Bardella (…) sarebbe di oltre cento miliardi da mettere a bilancio tra le uscite non coperte. I macronisti giustamente dicono che un governo bardelliano farebbe bancarotta in pochi mesi, e segnalano l’agitazione di spread, tassi di mercato e grandi conglomerate dell’energia già in evidenza dopo il voto per Bruxelles, figuriamoci che accadrà con la conquista di Parigi. Giuliano Ferrara, il Foglio.
L’Europa soffre d’un vizio d’origine. Il processo d’integrazione europea, avviato durante la guerra fredda, all’epoca della divisione fra i blocchi atlantico e sovietico, si sviluppa all’insegna d’una divisione del lavoro: agli americani spetta la protezione militare dell’Europa, gli europei sono liberi di investire le loro risorse in sviluppo e welfare. Nel momento in cui la protezione americana cessa d’essere garantita, gli europei non sanno più a che santo votarsi. Non hanno i mezzi per proteggersi dalle minacce e dalle aggressioni dei risorgenti imperi. Il test decisivo, ovviamente, è l’Ucraina: se Putin vince lì, l’Europa sarà sotto scacco. Senza vie di fuga. Angelo Panebianco 2, Corriere della Sera.
Abusi, punizioni, minacce. «Ho vissuto cose che non rivelerò mai» Le prime testimonianze di Andrey Kozlov, l’ex ostaggio liberato ll’8 giugno dall’Idf a Nuseirat. La Stampa.
Come si comporteranno i nostri settantasei deputati in Europa è un mistero. Nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno spiegato cosa avrebbero fatto a Bruxelles se eletti. Sappiamo, invece, perfettamente cosa farebbero in Italia, a cominciare da quanto spenderebbero. Non hanno chiarito, però, con quali soldi. Veronica De Romanis, La Stampa.
G7, il giorno del Papa: «L’IA non diventi strumento di guerra». [L’intelligenza umana lo è già]. Repubblica.
La prima volta del Papa al G7. Intanto, nell’incontro a porte chiuse con i sacerdoti, parla ancora di «frociaggine». il Giornale.
Per la sinistra il Papa è rimbambito. Libero.
La destra non si pronuncia. Dal web.
Rimbambiden.il Fattosky quotidiano.
Il governo ha scelto di non avere il passaggio sull’aborto in modo esplicito, nella dichiarazione, senza rinnegare la dichiarazione fatta a Hiroshima, e anzi confermandola (cosa che, secondo Reuters, avrebbe però fatto arrabbiare i diplomatici della Casa Bianca e cosa che, ha detto ieri Emmanuel Macron, provoca «dispiascere»). Gli impegni vengono confermati ma non vengono esplicitati. Lo scandalo non c’è, la furbizia sì. il Foglio.
È più facile che sia furbo un cretino che un intelligente. Roberto Gervaso.