ItaliaOggi, 14 giugno 2024
Giancarlo Iannese, 82 anni, in comune da 60, sindaco da 45
Ha ripresentato la sua candidatura, è stato rieletto e balzerà nelle pagine del Guinness dei primati. Assicura di avere dormito tranquillo la notte prima dello scrutinio e di avere festeggiato con parsimonia.
C’è da credergli. Giancarlo Ianese è al suo nono mandato da sindaco, cioè sono 45 anni che siede sulla poltrona più alta di San Nicolò di Comelico, mille metri sulle colline di Belluno, 400 abitanti, fu sede di uno dei sei cantoni in cui Napoleone divise il Cadore. Da vedere la chiesa di San Nicolò, eretta nel 1413 e consacrata dieci anni dopo, con affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo e un dipinto attribuito a Cesare Bagni. Nella zona, in passato, vi furono attività estrattive e minerarie oltre alla lavorazione del ferro, adesso si vive di turismo e agricoltura.
Ianese ha 82 anni, da 60 siede in Comune, prima da consigliere, poi da assessore, infine da sindaco. All’inizio era iscritto al Pci, adesso capeggia una lista civica, Alleanza Progressista. Aveva sei negozi di ottica: «Andavo in Comune dalle 7 alle 8,30, poi pensavo ai negozi. Me ne è rimasto uno. Con l’età, ho 82 anni, ho liquidato gli altri».
Non si è stancato di fare il sindaco?
«Avrei preferito farne a meno ma qui manca la passione per la politica e non volevo arrivasse un commissario, così mi sono ripresentato, unica lista e tutti hanno votato per me. Nella vita ho passato più tempo in Comune che altrove ma lo ritengo un mio dovere verso la comunità anche se è difficile fare funzionare un piccolo Comune, un tempo bastava una delibera e via, adesso la burocrazia ti soffoca, pensi che facevo il bilancio a mano, ora ci vuole un esperto di informatica. Per i mini Comuni è un grosso problema. E anche per questo è sempre più difficile trovare qualcuno che voglia candidarsi. Fare il sindaco non è un semplice susseguirsi di atti amministrativi ma richiede un elemento in più: la passione, la presenza sul territorio e la tensione verso la risoluzione dei problemi».
Persone così è raro trovarne, nessuno ambisce al suo posto. Anche perché ci sono sempre in agguato guai con la giustizia. Lui è finito in tribunale con l’accusa di abuso d’ufficio. Un uomo risultava residente nel Comune invece viveva altrove, così è partita una denuncia perché in qualità di sindaco e come tale anche ufficiale di stato civile non avrebbe svolto i dovuti accertamenti sulla popolazione residente. È uscito indenne ma si tratta pur sempre di intoppi per un sindaco che riceve un’indennità di 2.200 euro lordi mensili.
Come ha incominciato?
«Era il 1965, avevo 23 anni, sono stato anche presidente dell’Um, l’Unione montana comeliana. Un tempo c’erano meno problemi e vincoli. Adesso qualsiasi iniziativa diventa un percorso ad ostacoli. Sono momenti difficili, caratterizzati da un continuo taglio di risorse pubbliche, adempimenti burocratici sempre crescenti, mancanza di personale tecnico e del segretario comunale. È proprio così, senti la solitudine del sindaco. Ci sono tanti problemi e le difficoltà di affrontarli non avendo supporti. Solamente la passione e il desiderio di essere utili mi ha dato la forza di continuare, è importante cercare di dare risposte concrete alle necessità della mia gente».
Non ha mai pensato di fare il salto in Regione?
«No, per fare il consigliere regionale bisogna accettare la politica come professione, io l’ho sempre fatta per passione e voglio continuare così. Le assicuro che anche vivere in un piccolo comune è gratificante, e poi io non sono più iscritto a nessun partito».
È il sindaco più longevo d’Italia. Ha bruciato ogni concorrente sparso lungo la Penisola. La sua giunta è composta da un vice-sindaco e un assessore. Alle urne si sono recati in 141, tutti per lui, né una scheda bianca né una nulla. Nonostante le difficoltà, lui si schiera contro l’ipotesi di accorpare i piccoli Comuni: «Che senso avrebbe? Già contiamo poco, ma almeno siamo in cinque Comuni su questo territorio. Se ci unissimo conteremmo ancora meno. Gli incentivi? Quelli poi passano, ma se cedi la tua autonomia questo è per sempre, indietro non si torna. Non ci penso nemmeno a svendere l’autonomia del mio Comune».
Con quale programma s’è presentato agli elettori?
Elenca: «La palestra per cui non si trova un gestore trasformata in sala polifunzionale, la riqualificazione dell’ex campo da tennis in campo per calcetto, l’installazione di una palestra di roccia attrezzata, servizio gratuito di scuolabus, mantenimento delle scuole nel Comune. In generale vanno realizzate tutte le economie possibili in modo da ottimizzare le spese, evitando di gravare la nostra gente con tassazioni e tributi».
60 anni da quando si è seduto in Comune, com’è cambiata la politica?
«È cambiata così com’è mutata la società. Ma in genere i bisogni della gente sono sempre quelli. Il mio è diventato un volontariato politico, un volontariato democratico perché non ha confini né alcuna limitazione, è affine ai miei interessi. Credo che lavorare per gli altri abbia pure un profondo effetto sul proprio benessere psicologico generale. Il volontariato combatte la depressione, ti mantiene in contatto regolare con gli altri e ti aiuta a sviluppare un solido sistema di supporto, che a sua volta ti protegge dalla depressione. E poi ti rende felice. Una recente ricerca ha misurando gli ormoni e l’attività cerebrale e ha scoperto che essere utili agli altri offre un piacere immenso. Più diamo, più ci sentiamo felici».
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