la Repubblica, 14 giugno 2024
I leghisti da ring
Un ex paracadutista della Folgore che gli amici chiamano “camerata” e che indossa la maglietta con il motto della Decima Mas di cui ha la X tatuata sul braccio. L’ “intellettuale della destra” anti-Peppa Pig cresciuto a Colle Oppio. Il Salvini-boy amico dei neonazi di Lealtà Azione e il deputato che in campagna elettorale usò come spot il “me ne frego” fascista. Il leghista di lungo corso che benedice l’uso delle armi. Ecco, in pillole, i profili dei deputati di FdI e Lega che avrebbero partecipato all’aggressione – non un “rissa”, un’aggressione –, l’altro ieri alla Camera contro il parlamentare M5S Leonardo Donno. «Iezzi, Mollicone, Amich, Cangiano, Candiani mi hanno aggredito e poi ho ricevuto un pugno fortissimo nello sterno e sono crollato a terra», ha detto Donno aRepubblica.
Iniziamo da Vincenzo Amich, detto Enzo: 46 anni, da Casale Monferrato. Prima di FdI è operaio nel settore del legname, fuciliere assaltatore nella Brigata Paracadutisti Folgore e macchinista per Trenitalia. Deputato dal 2022. Sui social gli amici lo chiamano “camerata”. Lui non delude. Maglietta con scritta “Memento audere semper”, la X della DecimaMas tatuata sul braccio. È Amich che sferra il pugno allo sterno che mette a terra Donno? I video diffusi mostrano i volti di chi circonda la vittima mentre i commessi della Camera provano a evitare il contatto. C’è anche Federico Mollicone, soprannome “Mollica”, big meloniano cresciuto nella storica sede dell’Msi di Colle Oppio. Sedicente “intellettuale della destra” di potere, Mollicone due anni fa si lancia in una crociata contro “Peppa Pig”; poi sforna l’idea di una legge per certificare la veridicità delle notizie e infine sferra il colpo di mano che impone alla direzione del Teatro di Roma Luca De Fusco. L’irascibilità del “Mollica” è testimoniata da un video di giugno 2022. In commissione Istruzione si parla di “Ius scholae”. Il capogruppo FdI Mollicone aggredisce verbalmente i colleghi. Ambiva a diventare ministro della Cultura: dovrà accontentarsi di fare il capogruppo in commissione Cultura e di difendere i neofascisti di CasaPound e la loro “libertà di espressione” (2019). «Me ne frego». Gerolamo “Gimmi” Cangiano direbbe così. Classe ’81, famiglia casertana, si forma nel Fronte della gioventù. Nel 2020 sceglie il noto motto fascista come slogan per la campagna delle regionali in Campania: polemiche e proteste. Ma tant’è. Cangiano nel 2022 entra in parlamento. Sugli scranni della Camera siede – dal 2018 – un altro degli aggressori di Donno: il leghista Igor Iezzi. Un fedelissimo di Salvini da quando, era il 2012, è eletto consigliere comunale a Milano. Da anni è vicinissimo ai neonazifascisti di Lealtà Azione, espressione politica del violento circuito dei suprematisti Hammerskin: «lo abbiamo fattoeleggere noi», dicono i “lealisti” nel 2018. I capi di LA sono Stefano Del Miglio e Giacomo Pedrazzoli, condannati per violenze e pestaggi politici. Iezzi è ospite abituale ai loro raduni. Nel 2014 si presentò a palazzo Marino coperto da un velo come burqa per protesta contro la creazione di un nuovo centro islamico. Dieci anni dopo lavorerà pancia a terra per l’elezione di Vannacci. «Ho provato a dare cazzotti, ma non l’ho colpito», ha detto Iezzi riferito a Donno. È la versione che, si suppone, ripeterà al suo collega di partito e presidente della Camera Lorenzo Fontana: sono 11 i deputati convocati (e poi sospesi) per fare luce sulle violenze di mercoledì in aula. Nel mazzo ci sono i cinque nomi fatti da Donno. E dunque anche il leghista Stefano Candiani. L’anno scorso, tra una strage e l’altra dei barconi, affermò che «l’Italia non è il centro raccolta e la discarica del Mediterraneo». Nel 2017 commentò così il video shock di una bimba che piangeva di gioia per un fucile ricevuto in dono: «La legittima difesa è sacra. L’aggressore paga il prezzo, se mi entri in casa non ti devi stupire se entri in un modo e esci in un altro». Insomma: la miglior difesa è l’attacco.
Ecco chi sono Mollicone, Amich, Cangiano, Iezzi e Candiani, indicati dal deputato aggredito, e tra i sospesi della Camera