Corriere della Sera, 13 giugno 2024
L’agenda Italia-Cina
Xi Jinping non sarà al G7 di Borgo Egnazia, che il governo italiano ha voluto aprire a leader di Paesi come Argentina, Brasile, India o Emirati Arabi Uniti. Non ci sarà, ma il presidente cinese finirà in qualche modo per incombere sul vertice delle grandi economie avanzate. In primo luogo perché per il governo italiano, che assicura la presidenza del G7, il prossimo appuntamento di alto profilo sarà proprio in Cina: il 4-5 luglio sarà a Pechino il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso; quindi la visita in Cina della premier Giorgia Meloni sembra già in agenda per il 29-30 luglio. Naturalmente due viaggi di Stato così ravvicinati lasciano pensare che i governi dei due Paesi siano nelle fasi calde un negoziato per un accordo bilaterale. Urso, parlando al «Corriere», non lo smentisce: «Vogliamo cooperare al meglio con la Cina – dice il ministro – sia negli scambi commerciali, sia per eventuali investimenti reciproci, nei veicoli elettrici in generale, ma non solo. Noi siamo aperti agli investimenti». In effetti la trattativa per l’avvio di una produzione di auto elettriche dell’azienda cinese di Stato Dongfeng è aperta da tempo. L’obiettivo indicato da Urso è coprire la capacità di produzione in Italia di quasi mezzo milione di veicoli che Stellantis lascia inutilizzata.
Forse anche per questo il ministro sottolinea che i rapporti con la Cina restano buoni: «Siamo usciti dalla Via della Seta – dice – ma crediamo nella via dei mercati. Tanto che il nostro governo in 20 mesi non ha mai messo un veto con il golden power a investimenti cinesi in Italia». Al G7, formalmente, non se ne parlerà. Ma è probabile che i leader si confronteranno sulle possibili ritorsioni ai dazi sull’auto cinese appena annunciati a Bruxelles. Fra i settori da colpire individuati a Pechino, alcuni di interesse di Italia e Francia: vini, latticini e in specie formaggi. Ma, se produrrà dall’Italia, Dongfeng potrà sperare di aggirare i dazi varati da Bruxelles per le auto cinesi all’ingresso del mercato europeo. Qualunque cosa ne pensino gli altri governi del G7.