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 2024  giugno 13 Giovedì calendario

Periscopio

Tous les garçons et les filles de mon âge / se promènent dans la rue deux par deux. / Tous les garçons et les filles de mon âge / savent bien ce que c’est qu’être heureux. Françoise Hardy, un’icona degli anni sessanta, scomparsa ottantenne l’11 giugno 1924.
Preferisco ascoltare (…) Françoise Hardy piuttosto che uno di quelli che cantano queste canzoni di protesta. Non mi metto certo a urlare «Oleeeé» solo perché qualcuno usa la parola «bomba». Bob Dylan, marzo 1965 (da Like a Rolling Stone. Interviste, il Saggiatore 2021).

Un consigliere di Putin ha suggerito un’esplosione atomica dimostrativa. agi.it
Sfida russa ai Caraibi. Sottomarino nucleare nelle acque di Miami.Repubblica.
Cattive notizie per Kiev dai risultati delle elezioni europee. La maggioranza schierata a favore dell’Ucraina sostanzialmente ha retto, ma l’avanzata delle destre più estreme ha provocato da noi qualche non lieve scossa sismica e in Russia uno stato d’euforia. Per primo ha alzato il calice Marat Bashirov, autoproclamatosi già nel 2014 premier della Repubblica popolare di Lugansk. «Bella giornata», ha detto, «al Cremlino stanno stappando champagne». Paolo Mieli, Corriere della Sera.
La prima spinta dell’offensiva russa si è arenata. I soldati di Putin indietreggiano a Kharkiv e il sindaco dice: «Qui i bombardamenti sono diminuiti». Merito delle armi occidentali. il Foglio.
Per il leader di Hamas Yahya Sinwar i morti tra la popolazione della Striscia sono «sacrifici necessari» che infondono «vita nelle vene di questa nazione, spingendola a raggiungere la sua gloria e il suo onore. Un alto numero di vittime civili – aggiunge – crea una pressione mondiale su Israele». Carlo Nicolato, Libero.
Da Eric Ciotti, capo dei gollisti, storica apertura a Le Pen. Libero.

Charles De Gaulle, prendendo Ciotti per un orecchio: «E chi sarebbe questa Marine Le Pétain?!?». Ellekappa, Repubblica.
In De Gaulle si trova tutto: il progresso, la società, il movimento, ma anche la conservazione e una destra che va molto in là ma che si dà un limite fondamentale: Vichy. Una tradizione: la Resistenza. Un mito fondamentale: la Francia libera. Gilles Gressani, Repubblica.
È difficile spiegare a un ragazzo che i partiti che dicono «meno Europa» vanno in Europa mentre quello che si chiama «Più Europa» no. Gianni Macheda’s Turnaround (ItaliaOggi).
Al ministro delle Imprese e del Made in Italy non piace essere chiamato «Adolfo Urss» [per via della sua politica industriale statalista] e perciò vuole farci una causa di valore compreso tra 250 e 500 mila euro. (…) Insofferente alle voci critiche, minaccia una causa da mezzo milione di euro a chi contesta le sue politiche. Come in Urss. Luciano Capone, il Foglio.

[Adolfo Urss]. Riporto la notizia a ulteriore ed ennesima conferma della mia tesi circa l’impossibilità di separare, nel fascismo, la farsa dalla tragedia. La linea di Francesco Cundari.
Carlo Calenda: «Il problema non è che io sbaglio a comunicare con gli elettori. Il problema è che gl’imbecilli che non ci votano sono più di chi ci vota». Una voce: «Cioè più degl’imbecilli che ci votano?» Calenda: «Ok. Ho un problema a comunicare». Makkox, il Foglio.
Espellere Umberto Bossi dalla Lega? «Non scherziamo. Bossi non si tocca», dice Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia e figlio di quella Varese che è stata quarant’anni fa, proprio per intuizione del Senatùr, la culla del leghismo. Cesare Zapperi, Corriere della Sera.
Sarebbe come cacciare il Papa dal Vaticano. Giuseppe Leoni, ex senatore leghista, bossiano della prima ora.
Dolcissimo papà, il tuo amore vivrà per sempre dentro di noi. Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi. A un anno dalla scomparsa, i figli ricordano il Cav. comprando una pagina su tutti i giornali.

La sua assenza si sente. [Berlusconi] avrebbe messo pace tra Putin e l’Europa [niente meno]. Giuliano Urbani, fondatore di Forza Italia, fama di liberale (il Tempo).
Ilaria Salis sarà libera [e c’è da rallegrarsene]. Ma gli insulti da cabarettista di suo padre, persona evidentemente dotata di scarsa educazione e molto male informata su regole e forme della democrazia, preferiremmo risparmiarceli. Intervistato dal Tg3, Roberto Salis ha usato parole volgari nei confronti della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Bisogna capire se nelle istituzioni italiane c’è una persona come la Thatcher o come il Nano Mammolo». Un insulto gratuito, da osteria, che subirebbe le più dure reprimende per sessismo e hate speech se l’energumeno che le ha pronunciate non fosse un nuovo eroe della sinistra. il Foglio.
Toti ai domiciliari da oltre un mese, e ci resta, vedi mai che non ricacci le dita nel vasetto della marmellata. Mah. ItaliaOggi.
Una volta indagato, e ampiamente sputtanato, non si capisce come Toti potrebbe continuare i traffici, a meno di ritenerlo un perfetto idiota. Va bene, diciamo che è un idiota. Però adesso le elezioni sono passate e le prossime, le regionali, arrivano nell’autunno 2025, peraltro a lui precluse avendo già coperto due mandati. Toti quale campagna elettorale potrebbe pagarsi col crimine? Quella conclusa o la successiva a cui non parteciperà? Bella domanda. Pensiamoci su, intanto che un presidente eletto e innocente fino a prova contraria aspetta la risposta. Mattia Feltri, La Stampa.

[Giuseppe Conte] ha piegato il Movimento a sua immagine e somiglianza. Nessuno ha alzato un dito. E Grillo ha 300mila buoni motivi per restare in silenzio. Gigetto Di Maio, redivivo per un giorno (Repubblica).
Avviata la riflessione sul flop ma Conte esclude le dimissioni. Dal web.
Il Pd arriva al 24%. Schlein: «Risultato straordinario». manifesto.it
Ora a parole tutti si dichiarano disposti a siglare patti con la Schlein, ma è una mossa troppo prevedibile per apparire definitiva. Questo vale per i 5S, ma anche per una sigla di sinistra come quella di Fratoianni e Bonelli. E vale altresì per le macerie «centriste» lasciate dal fallimento di Renzi e Calenda. Per creare una coalizione di sinistra non basterà alla Schlein e agli altri un tavolo per dividersi quote di potere. Servirà avere un’idea del Paese. Stefano Folli, Repubblica.
Chi si contenta gode. Non è vero. Roberto Gervaso.