Corriere della Sera, 12 giugno 2024
Intervista ad Angelo Bonelli
Angelo Bonelli, leader dei Verdi, se lo aspettava?
«No, devo essere sincero. Qualche segnale c’era, la gente mi fermava sugli autobus, sui treni. Qualche selfie. Poi, certo, quel convegno a Torino, 4 mila persone in piazza Castello, meraviglioso. Però un successo così della nostra lista, io e Nicola Fratoianni non potevamo immaginarlo. Anche se quel signore a Roma che ha inchiodato la macchina in mezzo alla strada...».
Ha inchiodato la macchina e che ha fatto?
«Ha abbassato il finestrino: “Aò Bonelli, mi sei sempre stato sui cojo..., ma invece sei fico. Ti voto”. Forse a pensarci ora avrei dovuto capire».
Certo un bel percorso da quando di voi non si aveva più traccia. Quanto è passato?
«Quindici anni. È stata una traversata nel deserto. Nel 2008 noi Verdi siamo usciti dal Parlamento. Nel 2009 dal Parlamento europeo. E fino a due anni fa eravamo fuori da tutti e due. Spariti. La gente si chiedeva: che fine hanno fatto i Verdi?».
Che fine avevate fatto?
«Eravamo dietro le quinte, a cercare di ricostruire una base per ripartire».
Poi è arrivata l’alleanza con Sinistra italiana.
«E siamo rientrati nel Parlamento italiano. Un onorevole 3,6%».
Subito funestato dall’affaire Soumahoro...
«La vita non è una linea retta. L’importante è sapersi muovere nei tornanti pericolosi, improvvisi».
Si dice che lei e Fratoianni eravate a conoscenza della storia di Soumahoro.
La candidatura
Quella per Ilaria Salis è una battaglia per la democrazia in un Paese condannato per violazione dello Stato di diritto
«Si dicono bugie».
Si dice che a Latina tutti sapevano dell’indagine sui centri per gli immigrati della moglie e della suocera di Soumahoro.
«Era nota soltanto agli inquirenti. Io e Nicola appena questa storia è venuta fuori lo abbiamo allontanato dal gruppo. È da allora che non abbiamo più contatti con lui, quasi un anno e mezzo».
Adesso la candidatura di Ilaria Salis, non ha paura che anche questa diventi un boomerang?
«Sono due storie completamente diverse».
Però già piena di polemiche...
«Chi è che polemizza, Ignazio La Russa? Vuole insegnarci la democrazia quando ci ha fatto sapere quanto tiene ai suoi busti di Mussolini?».
E le quattro condanne di Salis?
«Sono per resistenza al pubblico ufficiale. Per questo reato Salvini nel 1999 ha avuto una condanna a trenta giorni di reclusione. Mi sembra che non gli abbia impedito di fare il vicepremier. Quella per Ilaria è una battaglia per la democrazia in un Paese, l’Ungheria di Orbán, che è stato condannato dalla Cedu per violazione dello Stato di diritto e dal Parlamento europeo per violazione dei diritti umani».
In quale gruppo andrete in Europa?
«Ci dividiamo tra Verdi e Left. Tenendo presente che fino ad ora Verdi e Left il 90% delle volte hanno votato alla stessa maniera. Intendiamo usare questo risultato in Italia».
In che modo?
«Vogliamo essere la cerniera tra una sinistra sempre divisa. Bisogna farla finita con queste divisioni che nel 2022 hanno consegnato il Paese alla destra. Serve un programma federatore per definire l’opposizione alle riforme scellerate di questa destra, che è la più pericolosa d’Europa perché è subdola e sa camuffarsi».