ItaliaOggi, 12 giugno 2024
Periscopio
La guerra non è iniziata a Gaza. La guerra è iniziata il 7 ottobre, quando i terroristi palestinesi di Hamas hanno commesso un massacro inimmaginabile. Si sono filmati come eroi e hanno celebrato il loro bagno di sangue. I festeggiamenti per la vittoria sono proseguiti a Gaza, dove i terroristi hanno trascinato ostaggi gravemente maltrattati e li hanno presentati come bottino di guerra alla popolazione palestinese esultante. Questa macabra esultanza si è estesa fino a Berlino, dove si ballava per le strade e si distribuivano dolci. Internet era pieno di commenti felici. Herta Müller, premio Nobel per la letteratura (dal Foglio).
Sia i funzionari israeliani che americani sono sempre più preoccupati per la salute dei prigionieri: hanno subito abusi mentali e fisici durante la loro lunga prigionia. E più passa il tempo, più le loro condizioni peggiorano. «Potrebbero anche essere irriconoscibili», si spinge a dire una fonte al Nyt. «Sono stati picchiati», spiega il medico che li cura. Lo stesso leader di Hamas, Yahya Sinwar, avrebbe un suo «scudo umano», ossia un gruppo di prigionieri che tiene vicino per evitare di essere ucciso. Marta Serafini, Corriere della Sera.
Dai campi di prigionia russi, al centro di detenzione israeliano di Sde Teiman, fino agli ostaggi dal 7 ottobre scorso nelle mani di Hamas, i racconti non cambiano. Violenze, minacce, abusi, dignità e diritti negati: sulla pelle di chi viene catturato in battaglia si consuma la vendetta più brutale del nemico. Vale per gli ucraini detenuti in Russia come per i russi catturati dall’esercito ucraino, vale per gli ostaggi israeliani come per i palestinesi nelle carceri d’Israele. Non c’è difesa, non c’è tutela, come la Terza Convenzione di Ginevra del 1949 che imporrebbe il rispetto della dignità umana «senza alcuna distinzione». Parole che rimangono su carta. Lorenzo Santucci, HuffPost.
Saremmo dovuti essere preparati all’Europa nazifascista che è funzionale alla maggioranza Ursula bellicista e fanaticamente atlantista che trionfa. [Mah]. Elena Basile, il Fattosky quotidiano.
[Niente paura, Basile:] la Rossyskaya Gazeta sottolinea che, nonostante le forze europeiste conservino la maggioranza nel Parlamento Ue, il successo delle forze di destra «solleverà interrogativi nel principale organo legislativo d’Europa riguardo all’opportunità d’un ulteriore sostegno al regime di Kiev». Giovanni Pigni, La Stampa.
Dopo il 2008 è cominciata la reazione antidemocratica globale, come nel ’29. La Storia si ripete con maschere diverse e oggi abbiamo il nazionalpopulismo che è diverso dal fascismo perché non si scaglia violentemente contro la democrazia ma più perversamente la vuole smantellare sventolandone il vessillo, come l’indipendentismo catalano che ha ingannato tutti spacciandosi per democratico. Come le destre europee che non vogliono più uscire dall’Ue ma svuotarla da dentro. Javier Cercas, romanziere, autore di Soldati di Salamina (Francesca Paci, La Stampa).
[Renzi & Calenda:] li frega entrambi un tale narciso, una così estesa autostima e un demone di superbia talmente allenato e invasivo da sbaragliare qualsiasi virtù – e infatti zàcchete! patapunfete! – orfani l’uno e l’altro senza nemmeno la consolazione del mal comune mezzo gaudio. Filippo Ceccarelli, Repubblica.
Marco Tarquinio, ex direttore del giornale papista Avvenire e pacifondaio ancor più sfegatato di Conte, non ha ottenuto l’agognato seggio a Bruxelles, dove avrebbe tuonato contro l’Ucraina, colpevole d’offendere Iddio, opponendosi con le armi alle armi dell’invasore (quindi, a pensarci, non è «sfegatato» l’aggettivo per descriverlo ma «invasato»). ItaliaOggi 1.
Contrordine: Tarquinio il seggio l’ha ottenuto. Dio papista. ItaliaOggi 2.
[Consoliamoci con un] rapido conteggio europeo. I gruppi parlamentari che sostengono, con forza, la difesa dell’Ucraina nel nuovo Parlamento di Bruxelles sono il Ppe con 191 segg, Socialisti e democratici con 135 seggi, Renew con 83 seggi, Verdi con 53 seggi, Ecr con 71 seggi. Totale 533. Dall’anti putinismo europeo è tutto. il Foglio.
Non m’importa di voi. Voglio solo il vostro voto. Donald Trump, impaperandosi.
I Approve This Message. @JoeBiden
Se a novembre vincerà Trump, Meloni cambierà posizione in pochi minuti. La linea di Francesco Cundari.
Avevo i pantaloni corti quando Matteotti fu assassinato. Ma ricordo i discorsi che faceva la gente. Dopo sei mesi di campagne giornalistiche al calor bianco (a quei tempi non c’erano né tv né radio) in cui nessuno era più in grado di distinguere la verità dalle menzogne, la gente accolse con sollievo il discorso del 3 gennaio 1925 col quale Mussolini imbavagliava la stampa e annunziava la dittatura: quella che ci condusse, nel forzato silenzio degli oppositori, alle leggi razziali e alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Indro Montanelli (da Ve l’avevo detto, Rizzoli 2012).
POLITICO. Non pronunciamo questa parola come le altre. In bocca ai politici e ai giornalisti, la prima sillaba deflagra come un breve colpo di fucile. «È un problema POlitico!» Più la politica è impotente di fronte ai problemi cruciali del mondo (la crescente sovrappopolazione, l’indomabile evoluzione della tecnica, la devastazione della terra, la sparizione della cultura) e più la sillaba «PO-» è ebbra della propria importanza. Milan Kundera, Praga, poesia che scompare, Adelphi 2024.
Conte non esiste.l’Unità.
Fra i motivi che hanno concorso all’ottimo risultato di Sinistra e Verdi, c’è senz’altro l’opposizione all’invio di armi in Ucraina. Invece Giorgia Meloni è andata bene perché è tuttora sostenitrice dell’invio delle armi. Al contrario, la Lega è andata male perché è contraria all’invio di armi. Buono il risultato di Forza Italia, fermamente impegnata all’invio di armi. E del resto è impossibile non ipotizzare che il partito di Michele Santoro abbia raccolto poco o nulla in quanto decisamente sfavorevole all’invio di armi, come non hanno superato il quorum Renzi e Calenda proprio in quanto fervidi sostenitori dell’invio di armi, per non dire del tracollo di Conte, addebitabile alla chiusura netta all’invio di armi. (…) Spero sia tutto chiaro. Perché poi c’è un’ulteriore possibilità: che in fondo agli elettori della guerra in Ucraina non gliene importi nulla. Purtroppo. Mattia Feltri, La Stampa.
Niente è più meschino della mediocrità. Ma niente, più della mediocrità, affratella. Roberto Gervaso.