il Fatto Quotidiano, 12 giugno 2024
Il vino di Vespa
“È un grande vino per unanime valutazione, con la sola colpa di essere prodotto dalla mia famiglia”. Bruno Vespa non perde l’aplomb, ma si capisce che è seccato: Repubblica ha dato la notizia che tra le bottiglie che saranno servite durante la prima cena del G7 di Brindisi, domani sera, ci saranno anche quelle prodotte dall’anchorman di Rai1.
Il vino in questione è un bianco, si chiama Donna Augusta, Vespa lo coccola come un affetto caro. Ogni allusione maliziosa sul fatto che sia stato selezionato proprio il frutto della sua vigna, per la cena in cui Giorgia Meloni farà gli onori di casa agli uomini più potenti del mondo, viene respinta con perdite. “Durante il G7 verranno serviti 32 vini di altrettante cantine pugliesi”, replica il giornalista, puntiglioso. “Nella cena in cui verrà servito il Donna Augusta saranno presenti altri 5 vini pugliesi di grande qualità. Donna Augusta, uno dei bianchi più premiati, è presente da tempo nella carta di Borgo Egnazia, che è stata integrata a titolo gratuito”. Borgo Egnazia, per chi non lo sapesse, è il resort di lusso in provincia di Brindisi dove si svolgerà il meeting (e dove Meloni è già andata a riposarsi dalle fatiche elettorali, collegandosi subito in diretta con Vespa per commentare il successo alle urne).
È un dato di fatto: le vigne del conduttore di Porta a Porta sono oggetto di fortunati riconoscimenti e di frequenti attenzioni, non sempre generose. Poco più di una settimana fa, la stessa Repubblica si era accorta che i vini del giornalista sono serviti anche sui Frecciarossa di Trenitalia. La segnalazione era stata affidata alla missiva di un lettore, pubblicata nella consueta rubrica di Francesco Merlo: “Sul Frecciarossa Milano-Ancona – c’è scritto – alla carrozza bar ho chiesto che vino avessero e mi hanno mostrato quattro mezze bottiglie diverse fra cui ‘Il Bruno’, Primitivo del Salento dell’azienda di Vespa. Certo, deve essere proprio buono il vino vispo per venire selezionato, fra tanti possibili, nell’offerta del bar di Trenitalia”. Merlo non si è risparmiato dall’accompagnare la suggestione del lettore con una punta di sarcasmo, affibbiando al giornalista-viticoltore la definizione di “intervistatore seriale di Giorgia Meloni”. Da Bruno era arrivata una pronta replica a Repubblica e al suo zelante osservatore: “Il vino che porta il mio nome compare sui Frecciarossa ogni tanto e a rotazione con decine di altre cantine dalla fine dello scorso decennio (quindi da molti governi fa), fu a suo tempo apprezzato da Elior, la società che cura il catering di questo tipo di treni. E deve essere piuttosto apprezzato visto che venerdì scorso rientrando da Verona ho dovuto dividere con un amico l’ultima piccola bottiglia”.
Insomma, i vini di Vespa piacciono a tutti – da parecchio – e dunque naturalmente conquistano vetrine nazionali e internazionali”. Piaceranno anche al G7, non c’è dubbio. Se qualcuno vuole malignare, faccia pure: “Mi darà atto che dopo 62 anni in Rai la mia sorte forse non dipende dal presidente del Consiglio in carica – conclude Vespa – avendone attraversato alcune decine”. Al limite si può discutere sulla sorte dei suoi vini. Prosit.