il Fatto Quotidiano, 12 giugno 2024
G7, la mostra di capolavori è piena di patacche e copie
Aprirà domani, al Castello Svevo di Mesagne, a 15 km dal G7 di Borgo Egnazia, la mostra omonima “G7: Sette secoli di arte italiana” organizzata, si capisce, per il G7. Una mostra modestamente definita dagli organizzatori – Puglia Walking Art, una convenzione pubblico-privata – “la più grande mostra d’arte, probabilmente da Napoli in giù, che sia stata mai ideata, progettata e organizzata nel Sud Italia e in Puglia”. Fatto confermato il sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, da poco rieletto con il 95% dei voti, che l’ha definita “la più importante mostra temporanea del Sud” durante la presentazione di ieri.
In effetti la descrizione sul sito di Vivaticket, dove è possibile acquistare i biglietti a 15 euro, non lascia spazio a dubbi: “Nasce dall’idea di unire l’importante summit mondiale a una proposta culturale di conoscenza dell’arte italiana e si propone di celebrarla attraverso sette secoli, dal XIV al XX”. E poi: “Gli spettatori avranno l’opportunità di immergersi nella ricchezza e nella diversità dell’arte italiana, scoprendo capolavori originali di artisti come Giotto, Donatello, Tiziano, Leonardo da Vinci, Antonello da Messina, Raffaello, Caravaggio, Bernini, Canova”. Da brividi. Però forse non è esattamente così, e già ieri alla conferenza di Bari si è passati a parlare di 51 opere tra cui Canaletto, Lorenzo Lotto, Raffaello, “bottega di Leonardo”. Ma se Caravaggio, Bernini, Antonello da Messina e Canova sono spariti dai radar (ma non dal sito che vende i biglietti della mostra) neanche Leonardo e Raffaello si sentono tanto bene.
La mostra era stata “lanciata” già a febbraio, con la lista di nomi citati sopra, ma il grosso degli annunci si sta concentrando in queste ore: non essendo disponibile online un elenco delle opere in mostra – lo abbiamo richiesto, senza successo –, per farsi un’idea si è costretti a basarsi sulle note stampa. Da tempo è noto che in mostra ci sarà Pino Pascali (1935-1968), ma anche Giovanni Lanfranco (1582-1647) o Giuseppe De Nittis (1846-1884). Ma i grandi nomi che popolavano gli annunci sono arrivati solo in questi giorni, con le opere che dal 5 giugno sono arrivate al Castello (per una settimana chiuso al pubblico): il “Miracolo degli impiccati” di Raffaello, da Pisa, la “Madonna dei fusi” della bottega di Leonardo dalla collezione Costa di Piacenza, “L’ingresso del Canal Grande con la veduta della chiesa della Salute” di Canaletto. Quadro quest’ultimo che è diventato la copertina della mostra, andando a sostituire de facto il precedente banner con i ritratti dei vari artisti. Ma “sono tre attribuzioni molto forzate”, spiega Andrea De Marchi, ordinario di Storia dell’arte dell’Università di Firenze: “La predella riferita a Raffaello è più probabilmente opera di Evangelista di Pian di Meleto, con cui Raffaello collaborò da giovanissimo; la “Madonna dei fusi” è una copia di scarso rilievo da un originale di Leonardo, purtroppo perduto”, mentre la veduta di Canaletto citata è andata all’asta nel 2020 come opera di un seguace, per 100 mila euro, “molto meno di un Canaletto. È un quadro molto replicato”. Anche sulle opere di Andrea del Verrocchio, Tiziano e Salvator Rosa presentate dagli organizzatori De Marchi – come la maggioranza degli studiosi – ha grossi dubbi, vedendoli più come derivazioni o copie.
In mostra di originali ce ne saranno parecchi, soprattutto provenienti dal Mart o da musei statali, dal Quattrocento al contemporaneo: molti pugliesi, nomi di rilievo, ma non esattamente in grado di attirare il pubblico di massa che si attendono gli organizzatori. I curatori parlano di “grande magnanimità” dei proprietari delle opere in prestito, ma questi sono di norma ben felici di accostare i loro quadri “discussi” a capolavori non dubbi, in questa come in altre mostre: un modo per accrescere valore e legittimità. L’organizzazione, contattata per informazioni sulle attribuzioni proposte, non ha dato riscontro. La più grande mostra da Napoli in giù rischia di trasformarsi nel più grande bluff culturale recente, quantomeno a giudicare dal battage mediatico e pubblicitario. La mostra ha tra i sostenitori non solo Regione, Comune, Camera di Commercio di Taranto-Brindisi, aeroporti di Puglia, ma anche il ministero della Cultura, che ospiterà il materiale promozionale della mostra nei musei statali della regione, da Bari a Taranto a Castel del Monte. Per non parlare della visita dei grandi del mondo. Che però rischiano di trovarsi davanti un altro tipo di genio italico: quello che ci rese celebri per essere capaci di vendere anche la Fontana di Trevi.