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 2024  giugno 11 Martedì calendario

L’operosa quotidianità dell’antica clausura


“Insomma: com’era vivere nel passato in un monastero di clausura?” È questa la domanda, proposta in sede di Premessa, che sta all’origine dell’ampio volume Fra le mura del chiostro. Microstorie e storie di vita quotidiana nei monasteri di clausura femminili (XV – XIX secc), curato da Paola Pogliani ed Eleonora Rava per le Edizioni di Storia e Letteratura (pagine 348, euro 48,00). E non v’è dubbio che tale interrogativo susciti l’interesse sia dello specialista che del lettore comune, il primo spinto dal desiderio di ricostruire scientificamente situazioni e momenti storici tanto particolari quanto significativi, il secondo dalla curiosità che innegabilmente suscita un argomento come quello che dà il titolo al volume di cui stiamo parlando.
Il libro è diviso in due parti: la prima dedicata alla Vita quotidiana nei monasteri di clausura femminili, la seconda, più specificamente, alla
Vita quotidiana nel monastero di Santa Rosa a Viterbo. Questa attenzione alla quotidianità costituisce il motivo dominante dei vari contributi accolti nel testo: non casualmente in essi il lettore potrà scoprire, tra le altre, precise ricognizioni riguardanti gli oggetti di cui disponeva nel 1574 la badessa del monastero perugino di Santa Giuliana, gli affari quotidiani delle comunità monastiche medievali in terra veneziana, i ricordi di una priora del monastero di San Domenico di Pisa risalenti alla fine del Quattrocento, il modello di dispensa e di cucina tipico di una comunità di clarisse urbaniste del XIX secolo. Anche per ciò che riguarda gli interventi centrati sul monastero viterbese, le varie studiose mostrano un ben preciso interesse per le scene e le vicende della vita quotidiana, ad esempio quelle legate alla realizzazione di reliquiari e, ancora una volta, all’alimentazione. Come afferma Gabriella Zarri nelle pagine conclusive, «cultura materiale, documentazione monastica, vita quotidiana sono dunque le parole-chiave di un volume che è destinato a divenire esemplare, sia per la pluralità dei contributi che lo compongono che per la competenza degli studiosi, e ancora per l’assenza, al momento, di ricerche comparabili». Il libro, conducendo, per così dire, il lettore entro le mura del chiostro, gli fa comprendere quanto scrive ancora Zarri: «L’identità monastica si fonda sulla base di una separazione dal mondo che predispone alla preghiera e alla contemplazione e si realizza nell’ingresso di una persona in una comunità organizzata secondo regole e costituzioni, a cui si accede impegnandosi solennemente a rispettare i superiori e a vivere in povertà e ubbidienza. Solitudine e convivenza sono dunque una endiadi inseparabile, il cui equilibrio è espressione di una società ordinata … Se il tempo di Dio è il tempo del silenzio e della preghiera, il quotidiano è contraddistinto dalla operosità e dallo svolgimento degli uffici, compiti che coinvolgono gran parte del personale monastico».