La Stampa, 10 giugno 2024
Intervista a Igino Straffi
Una serie animata incentrata su valori come solidarietà femminile e “girl power” nel 2004 era considerata un azzardo. «Mi ripetevano che una serie con delle supereroine protagoniste non avrebbe mai funzionato», racconta a La Stampa Igino Straffi, fondatore e CEO del Gruppo Rainbow. Non ha dato retta a nessuno, e Winx Club festeggia i suoi primi 20 anni, con oltre 150 Paesi raggiunti, più di 35 miliardi di visualizzazioni video su TikTok, quattro film per la tv, tre per il cinema e otto serie tv di cui un reboot in arrivo su Rai e Netflix nel 2025. Non solo. Dal 22 agosto su Netflix arriveranno nuove creature ideate da lui, la sirena Merlinda e le sue amiche Sasha e Nerissa, sirene guerriere intente a salvare il regno dal pirata Barbarossa e dai suoi mostri nella nuova serie in dieci episodi Mermaid Magic.
Perché le sirene?
«Ci siamo resi conto che si poteva creare una bellissima storia, immaginando da capo il mondo delle sirene – così come avevamo fatto con le fate – ricreando tutto un loro universo, una mitologia e un nuovo look, ed esaltandone lo spirito combattente che le porta a lottare per una giusta causa».
La novità di “Mermaid Magic” è il suo messaggio ambientalista?
«Non solo, anche il livello tecnico raggiunto, grazie al talento dei professionisti di alto livello che vi hanno lavorato (dallo studio d’animazione vincitore di Emmy Rainbow/Bardel a Guy Bar’ely, showrunner de I Minion e Kung Fu Panda, ndr) e alla tecnologia che ha fatto passi da gigante».
Avete utilizzato intelligenza artificiale?
«Ancora no. Stiamo facendo delle sperimentazioni, siamo sempre attenti ai cambiamenti e stiamo valutando cosa può essere utilizzato senza ledere alcun tipo di diritto di chi lavora in questo settore. Vogliamo salvaguardare il lavoro degli artisti, sono convinto che del loro talento ci sarà sempre bisogno, utilizzando magari un domani l’intelligenza artificiale giusto per ridurre tempi e costi di lavorazione».
Il mondo dell’animazione soffre ancora di pregiudizi nel nostro Paese?
«Sicuramente. L’Italia è ancora periferica rispetto al resto del mondo per quanto riguarda l’animazione. Il governo ha perso una grande occasione un paio di mesi fa, quando la commissione cultura aveva dato parere favorevole ad adeguarsi agli altri paesi europei obbligando a una sottoquota di investimento in animazione e prodotti per l’infanzia gli operatori televisivi e le piattaforme. Tutto era andato per il meglio, finché non c’è stato, proprio in fase finale, un voto contrario del governo».
Come se lo spiega?
«Non c’è nessun interesse nei confronti dell’infanzia per prodotti che abbiano una certa qualità e interesse nazionale, la trovo una negligenza culturale. Del resto se guardiamo anche le nostre scuole negli ultimi vent’anni sono sempre più degradate».
Sente la responsabilità di proporre modelli diversi alle nuove generazioni?
«Ne sono felice, la crescita dei ragazzi è fortemente influenzata da quello che guardano e la nostra idea è sempre stata fare intrattenimento veicolando messaggi positivi universali, dall’inclusione alla solidarietà, l’amicizia, l’onestà e il rispetto dell’ambiente».
Da vent’anni racconta la magia delle ragazze che fanno squadra: i modelli femminili, nel frattempo, sono cambiati.
«C’è stata una presa di coscienza generale sull’importanza dell’universo femminile, mi sento orgoglioso di aver dato un contributo nel proporre vent’anni fa alle ragazzine, attraverso le Winx, la possibilità di avere forza e potere di cambiare il mondo, facendosi forti le une con le altre con la loro amicizia. Abbiamo dato esempi di inclusione da subito, con fate di diverse etnie, caratteri somatici, fisici e personalità».
Ha riscontrato diffidenze inizialmente?
«Parecchie, specie nel convincere le televisioni che avremmo avuto buoni risultati d’ascolto. Allora si riteneva che l’universo dei supereroi dovesse appartenere solo ai maschi, perché – mi dicevano erroneamente – le bambine preferivano guardare le telenovele. Io invece ero convinto che Winx Club potesse essere apprezzata da tutti, alla fine abbiamo vinto la scommessa».
Negli anni avete collaborato sempre più con le piattaforme, che tipo di cambiamento sta riscontrando?
«Le piattaforme portano i nostri contenuti a 190 paesi, un privilegio prima impensabile: le serie che circolavano nel mondo erano solo made in Hollywood, mai si sarebbe potuta immaginare una serie italiana che potesse essere vista a livello globale. Resta che l’abitudine di andare al cinema non va persa, specie oggi che gli under 30 e ancora più gli under 20 fruiscono i prodotti attraverso i loro smartphone e i contenuti rischiano di diventare brevi e superficiali».
Dando uno sguardo alla sua carriera, quale ritiene sia stata la chiave vincente?
«Non mollare mai, anche di fronte alle tantissime difficoltà. Reagire e trovare sempre una soluzione ai problemi. Metterci impegno e passione trovando il team giusto con cui lavorare, la squadra è fondamentale. Insieme abbiamo fatto grossi progressi, tra Winx Club e 44 gatti, ora spero che anche Mermaid Magic ci dia una mano a fare un ulteriore salto in avanti, essendo una serie ambiziosa e realizzata con grandi mezzi e l’apporto di professionisti importanti».
A chi sente di dover dire grazie più di tutti?
«A mia moglie Joanne che mi ha supportato e sopportato nel mio essere sempre più dedito al mio lavoro».
Un’ultima curiosità, ha visto “Barbie” di Greta Gerwig?
«Mi è piaciuta la regia coraggiosa e la bravura degli interpreti, ma il messaggio mi è sembrato osannato come fosse innovativo e mai sentito prima, tutto sommato invece era poco originale». —