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 2024  giugno 10 Lunedì calendario

Intervista ad Alberto Cirio


«Devo finire il lavoro che ho iniziato cinque anni fa». Alberto Cirio, governatore del Piemonte verso la conferma, passeggia fra i suoi noccioleti di Santa Vittoria, 2.880 abitanti tra Bra e Alba (Cuneo). Il sopralluogo in quello che definisce «il mio campo largo» è un appuntamento frequente, la domenica pomeriggio. Ma ora il sapore è diverso: «Mi rilassa la mente», ammette mentre accarezza la cagnolina Sally. Per Cirio è una giornata di attesa. Lunga, anche se prima di addormentarsi gli sorriderà: gli exit poll lo danno al 50-54 %.
«Aspetto la fine dello spoglio», insiste per tutto il giorno. Ma, nei suoi terreni, si promuove: «Sento di aver fatto il possibile nel mio mandato. In campagna elettorale ho respirato affetto dai piemontesi. E ho completato il giro di 203 Comuni, con tanti sindaci che mi hanno detto: “Sa che non era mai venuto a trovarci nessun presidente della Regione?"».
Cirio parla di programmi («Se sarò eletto»): «I cittadini chiedono soprattutto due cose: salute e salari. Il piano socio-sanitario regionale è una delle priorità, integrando ospedali, territorio e assistenza agli anziani». Il pensiero va alla pandemia, affrontata poco dopo l’elezione a maggio 2019: «Il 24 febbraio 2020 ero in carica da cinque mesi e avevo 24 ore per costituire l’Unità di crisi». Ricorda le notti passate nel quartier generale dell’emergenza a fissare lo schermo «dov’erano indicati i letti occupati. Una volta ce n’era solo uno libero su 967. Era la sera in cui Papa Francesco ha pregato da solo, in una piazza San Pietro vuota». E ancora: «Quando l’emergenza è diventata vaccinare le persone, abbiamo vaccinato 1,3 milioni di over 65 in un mese. Da non dormirci la notte». Qui diventa scuro in volto: «Poi ho deciso di chiudere le scuole: è stata la scelta più difficile della vita. Io, che faccio politica perché credo nella libertà, stavo limitando quella di tutti. Dovevo scegliere tra diritto allo studio e diritto alla salute: in quel momento ho telefonato al Presidente Mattarella». La risposta? «Non mi ha detto cosa fare, bensì di cercare la risposta nella Costituzione. Capii che il diritto alla scuola va garantito, ma di più quello alla vita. Da allora mi affido spesso alla Costituzione, repubblicana e antifascista. Meravigliosa».
È con questi ricordi che mette la Sanità al centro del probabile nuovo mandato. «Il Covid – continua Cirio – ha risvegliato la coscienza della politica sul modo di investire nella sanità. Noi l’abbiamo fatto anche con i fondi Pnrr, 4 miliardi in tutto, e la Corte dei Conti non ha eccepito sui tempi di attuazione di quasi 500 interventi. Abbiamo 9 nuovi ospedali, localizzati e finanziati, e 1.500 letti e 2.200 operatori in più. Ma ci sono ancora da risolvere problemi di 20 anni di tagli, fatti da tutta la politica».
E se, nella prima legislatura, Cirio dice di «aver sbloccato grandi infrastrutture come Tav, terzo valico, Asti-Cuneo, Pedemontana», davanti vede l’impegno «per il tunnel del Tenda, anche se ho competenze solo da tifoso, la tangenziale di Demonte e la seconda canna del Bianco». E sottolinea: «È importante aver posto la sede del Comitato di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia nel Museo del Risorgimento. Il Piemonte è tornato protagonista in Italia». Cirio rivendica con orgoglio il contributo al consolidamento dell’economia, «da quella aerospaziale all’automotive, qui anche grazie alla collaborazione con Stellantis, John Elkann e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Quando si tratta di lavorare per un risultato, non ci sono colori politici. E il Pil piemontese, nel primo trimestre del 2024, è cresciuto dello 0,7%. Più della media italiana». Un’idea di nuova giunta? «In Italia la democrazia si chiama rappresentativa perché rappresenta il voto degli elettori. I rapporti di forza saranno determinati così».
Finita la passeggiata tra i noccioleti, Cirio gioca a padel con gli amici di sempre. Poi trascorre la serata guardando Italia-Bosnia sul divano, in compagnia della famiglia. La moglie Sara e i figli, Carolina ed Emanuele, sono al suo fianco dalla messa. E dal momento del voto, alle 11, quando il governatore pronto al bis si presenta al seggio numero 4 di Alba. Chi passa giura: «Ho votato per te». La sua gente lo festeggia già a mezzogiorno, mentre si concede un aperitivo al Café do Dòm in piazza Duomo. Drink, abbracci, battute. Il tutto si chiude con una telefonata al segretario Antonio Tajani. Con cui condivide un altro amore, oltre a quello politico: «Fino alla fine – si congeda – come la Juve». —