La Stampa, 10 giugno 2024
A casa del generale
Viareggio. Venti tra parenti e amici, non di più. Un piatto di salsiccia e il bicchiere per brindare. Quando mancano quindici minuti alla mezzanotte il generale Roberto Vannacci, in bermuda e maglietta blu, è seduto sul divano di pelle beige di casa sua, in centro a Viareggio. Del voto in Italia non parla. «È presto». Ma sul boom dell’ultra destra in Francia e Germania esclama: «Sono risultati sbalorditivi. Il fatto che Macron abbia parlato di nuove elezioni significa che c’è una sensibilità nuova verso la sovranità popolare. E questo è un risultato rimarchevole».
L’ex capo della Folgore trascorre la serata della grande attesa del voto con «pochi intimi», così dice. Taglia le verdure crude e prepara il barbecue nel giardino. Nel suo salotto, davanti alla tv, ci sono familiari e pochissimi amici, nessun politico. «Ognuno porta qualcosa e se la cucina», è la regola del cibo. Costine, salsicce e carne alla brace il piatto principale. Di dessert pasticcini. Vino e birra da bere. E lo spumante per brindare quando arrivano notizie dalle urne francesi. Ormai la cena è finita e comincia a piovere. Un gruppetto aspetta in cucina. La gran parte degli ospiti non si stacca dal divano, gli occhi verso la tv. «Siamo positivissimi», dice e diceva Vannacci, già dalle 18. «È una serata fai da te, privatissima. Non ci sono politici perché sono un candidato indipendente. Mi sono presentato con la Lega perché abbiamo principi sovrapponibili. La campagna l’ho fatta grazie ai miei amici e a Salvini. Abbiamo giocato in squadra».
Mentre scrive su Facebook «non basterà una birra per festeggiare stasera, arriveremo alla decima», il generale che fa leva sui concetti di «patria», «sicurezza», «identità», «famiglia» e «tradizioni», fa una battuta: «Con me questa sera c’è mia moglie. Si chiama Camelia. È rumena. Lo specifico visto che sono un noto misogino e xenofobo».
Tornando serio: «Sono ottimista perché pensare di partecipare alle europee per uno che non è un politico è già un grande successo popolare. Poi c’è il grande successo editoriale. Qualcuno dice che il mio secondo libro ha venduto poco. Le sembrano poche 20 mila copie?». Poi affronta una questione politica. A Umberto Bossi che ha attaccato Salvini, replica: «Se avessi un amico che di punto in bianco cambia bandiera lo considererei un traditore».
La griglia resta accesa per ore. Arrivano gli amici dell’ex capo della Folgore. «Sono camerati», dice Vannacci. Possiamo chiamarli colleghi? «No, no. Si chiamano camerati. La parola include un sentimento specifico. Abbiamo condiviso cose indimenticabili. Dal paracadutismo estremo, al combattimento sulle montagne innevate». Sono loro gli unici a cui Vannacci apre la porta di casa nella grande serata d’attesa: «Le persone con cui si è vissuto insieme e rischiato la vita». Anche la sera delle elezioni in fondo è una sera in cui uno si gioca tutto. E si tirano le somme. «Mi manca quella vita», ammette il generale, pensando all’esercito. «Ma ho tanti hobby ora – esclama – e senza vestire la mimetica. Lanciarsi in politica alla fine è un po’ come quando ci si lancia da un aeroplano no? È sfidante. Buttarsi da ottomila metri è una forma di adrenalina. E qui è la stessa cosa».
Dopo le 11 il clima è più euforico. Dalla Francia sono arrivate notizie del boom di voti dell’estrema destra. «È ora di brindare», dice il generale in scarpe da ginnastica: «Qui siamo a casa. E siamo in famiglia, tra amici. Su come è andato il nostro voto ci pensiamo domani. Candidarsi ed essere qui è già una vittoria».