La Stampa, 10 giugno 2024
La trincea di Ursula
Pur ostacolata da un forte vento di destra che soffia in direzione contraria, la maggioranza europeista al Parlamento Ue si regge in piedi. Più debole, con qualche seggio in meno rispetto al Parlamento uscente, ma con un margine di oltre 40 voti rispetto alla soglia dei 361 che rende impossibile qualsiasi altra combinazione politicamente realistica e diversa dall’alleanza tra popolari, socialisti e liberali. Il margine di sicurezza potrebbe però non dare a Ursula von der Leyen la garanzia di ottenere la fiducia, qualora il Consiglio europeo decidesse di confermarla, visto che si voterà a scrutinio segreto e gli esperti dell’Eurocamera consigliano di mettere in conto un 10-20% di defezioni.
La presidente uscente è però convinta di raccogliere i voti necessari. E ieri le sono arrivate offerte su due fronti diversi. Innanzitutto dai Conservatori, ai quali le proiezioni presente direttamente dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola assegnavano circa 72 seggi, tre in più rispetto all’emiciclo uscente: «Negli ultimi cinque anni niente ci ha impedito di lavorare con von der Leyen – ha assicurato la belga Assita Kanko, vicepresidente del gruppo Ecr –. Vedremo a seconda del programma, ma non vedo nulla che ci impedisca di lavorare con lei». Subito dopo, però, nei corridoi dell’Eurocamera è spuntato il leader uscente dei Verdi, Philippe Lamberts, che ha rilanciato con un’offerta alternativa per tenere fuori le destre: la disponibilità degli ecologisti, veri sconfitti della tornata elettorale, a entrare nella coalizione «delle forze democratiche» in cambio di «impegni chiari sul Green Deal».
Anche i socialisti, che restano la seconda forza con 135 seggi (dati non ancora definitivi), si sono subito complimentati con Von der Leyen e hanno garantito che rispetteranno il principio dello Spitzenkandidat. Ma hanno ribadito il loro “no” a eventuali alleanze con i conservatori. Idem i liberali di Renew, che pur perdendo venti seggi (scendono a circa 80), si confermano il terzo gruppo: «Non esistono maggioranze senza di noi» ha commentato la capogruppo Valérie Hayer.
Il Ppe resta la forza politica europea più votata con almeno 189 seggi, forte del successo dei suoi partiti in Germania, Grecia, Polonia, Croazia, Spagna, Bulgaria, Slovenia Lussemburgo e Finlandia. Sorridente come mai, il leader dei popolari Manfred Weber: «Mi auguro che tutti rispettino il risultato delle urne». Il che vuol dire confermare Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea: «Abbiamo vinto le elezioni» ha scandito la presidente nel quartier generale del Ppe, rivendicando di aver «fermato gli estremisti di destra e di sinistra». Una volta giunta al Parlamento, ha confermato che intende continuare con questa maggioranza e che per questo avvierà i negoziati con liberali e socialisti: «Il centro tiene».
Da oggi inizierà un’altra partita che si giocherà in parallelo su due campi. Il primo è quello del Parlamento, dove i partiti avvieranno le trattative per formare i nuovi gruppi e dove si inizierà a discutere di un accordo di coalizione tra popolari, socialisti e liberali. Gli eurodeputati neoletti entreranno formalmente in carica solo il 16 luglio, quando si aprirà la seduta plenaria a Strasburgo. Ma nei giorni precedenti si riuniranno con le rispettive famiglie politiche per iniziare a fare squadra. Gli occhi saranno puntati sui circa 100 eurodeputati che al momento non fanno parte di alcun gruppo e che saranno contesi dalle altre formazioni.
È già stato fissato un calendario con le date delle riunioni costitutive: i primi a incontrarsi saranno i popolari, martedì 18 giugno, all’indomani della cena in cui i 27 capi di Stato e di governo discuteranno per la prima volta delle nomine. Poi toccherà ai Verdi, il 19 giugno. La prima riunione costitutiva dei socialisti-democratici è invece in agenda per il 25 giugno, giorno in cui si riunirà anche il gruppo della Sinistra. Il giorno dopo toccherà ai liberali di Renew e ai Conservatori di Ecr. I sovranisti di Identità e democrazia, che dovrebbero salire a quota 57 seggi, aspetteranno invece il 3 luglio per la prima riunione costitutiva, nella speranza di sfruttare questo mese per conquistare nuovi partiti. Domani si riuniranno invece i rappresentanti dei gruppi uscenti per fissare l’ordine del giorno della prossima plenaria, durante la quale potrebbe già esserci l’elezione del presidente della Commissione (verosimilmente il 18 luglio).
Ma questo dipenderà dall’esito dell’altra partita, quella che si giocherà al tavolo dei 27 leader Ue. Come detto, il primissimo confronto si terrà tra una settimana, il 17 giugno, per una cena informale in vista del Consiglio europeo vero e proprio del 27-28 giugno dal quale dovrebbero uscire i nomi del presidente del Consiglio europeo, quello dell’Alto Rappresentante per la politica estera Ue e soprattutto il candidato presidente della Commissione, che poi andrà confermato appunto dall’Europarlamento. La cena del 17 servirà proprio a capire se i capi di Stato e di governo vorranno riconfermare Ursula von der Leyen, scenario che al momento resta il più probabile, oppure se sceglieranno di cambiare cavallo. In ogni caso, il puzzle delle nomine andrà composto rispettando l’equilibrio politico che dovrebbe assegnare la presidenza del Consiglio europeo ai socialisti (con l’ex premier portoghese Antonio Costa in pole position) e il ruolo di Alto Rappresentante a un esponente dei liberali (in corsa ci sono, tra gli altri, la premier estone Kaja Kallas e il belga Alexander De Croo). —