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 2024  giugno 10 Lunedì calendario

Eredità da 5 mila miliardi il lascito dei Boomer senza tasse per i figli

Il più grande trasferimento di ricchezza della storia umana è iniziato anche in Italia. Nell’arco di vent’anni metà del patrimonio delle famiglie, circa 5 mila miliardi di euro, passerà in eredità per cause naturali: dai baby boomer, gli italiani nati dopo la fine della Guerra che hanno lavorato, risparmiato e comprato case nell’era del miracolo economico e oggi hanno tra i 60 e i 78 anni, ai loro figli della generazione X, nati tra il 1965 e il 1980, o millennial, il quindicennio successivo. Questa grande eredità compenserà in rendita quello che la “generazione mille euro”, cresciuta nell’era del precariato e delle buste paga congelate, non ha guadagnato in reddito. Ma minaccia di far aumentare una diseguaglianza più importante, quella tra chi può e chi non può, e di rendere l’Italia sempre più luogo di ricchezza ricevuta anziché creata. Intanto, in un Paese dove il Fisco chiede pochissimo alle eredità, la politica tutta ignora il tema, terrorizzata dall’idea di una tassa ancora più impopolare delle altre. Del resto è per scelte politiche se gli squilibri di questo grande trasferimento – fenomeno comune a tutto l’Occidente – in Italia sembrano più acuti. Tra il 1995 e il 2020 il flusso annuo di eredità è quintuplicato da 50 a 250 miliardi, valore che proiettato su vent’anni porta il totale a 5 mila miliardi. Nel frattempo gli introiti dall’imposta di successione sono rimasti al palo sotto il miliardo, picco toccato nel 2000 e mai più raggiunto. È il risultato del taglio di aliquote deciso dal governo Amato, che eliminò pure la progressività, e dell’abolizione da parte del governo Berlusconi, prima che nel 2006 Prodi riportasse tutto indietro, ma solo di una casella. Negli ultimi anni le tasse sull’eredità si sono ridotte ovunque, me le nostre spiccano per “generosità” di aliquote e franchigie (sotto il milione non si paga), per le esenzioni su titoli di Stato e quote di controllo di società o holding, per gli immobili conteggiati a valore catastale e non di mercato. Ne risulta un gettito quattordici volte più basso che in Francia e cinque della Germania. Questa generosità è diventata evidente quando proprio Silvio Berlusconi si è spento, lasciando ai figli un’eredità stimata tra i 5 e i 6 miliardi di euro, su cui loro ne pagheranno appena 1,4 milioni di tasse. Le elaborazioni dell’economista dell’Università di Roma Tre Salvatore Morelli, uno dei ricercatori che più hanno lavorato sul tema, mostrano che in Italia la quota delle eredità milionarie è sempre più rilevante. E se questa tendenza è globale, da noi si aggiunge il fatto che crescita e buste paga stagnano da decenni, cosa che ha fatto salire l’incidenza delle eredità quasi al 20% di tutti i redditi nazionali: «Uno dei dati più alti a livello europeo e globale – dice Morelli –. Un’economia che dipende sempre di più da ciò che viene dal passato tende ad essere meno mobile, a generare diseguaglianze di opportunità ma anche minore efficienza».
Un’ereditocrazia in cui pochi ricevono tanto, e molti poco. E in cui anche chi eredita qualcosa rischia di non beneficiarne così tanto. Un po’ perché l’aumento della speranza di vita ha ritardato il momento in cui si riceve il lascito. Un po’ perché le eredità degli italiani sono fatte per metà di case: beni immobili anche di fatto, magari situati in aree svalutate e in cui i figli non vogliono vivere, ma che per essere venduti chiedono tempo e spese. Tutto ciò accentua le diseguaglianze: per le famiglie più povere le case contano di più, tra le più ricche sale la quota di patrimonio finanziario e aziendale.
Sperequazione e immobilità sociale vanno insieme, per questo una tassa sulle successioni è stata spesso terreno di convergenza tra socialisti e liberali, da Stuart Mill all’ Economist («odiata ma equa»). Il guru delle diseguaglianze Piketty ha proposto un’“eredità per tutti”, una tassazione progressiva sui lasciti per finanziare un assegno da 120 mila euro per tutti i 25enni, età a cui può fare la differenza. E in generale l’inizio del grande trasferimento di ricchezza ha moltiplicato gli economisti che raccomandano di aumentare le tasse sulle eredità. Altri pensano invece che scoraggerebbe l’attività economica (meno delle imposte sui redditi, in ogni caso), o che sarebbe aggirabile dai più ricchi.
Di questo dibattito c’è pochissima eco politica, anche in Italia, Paese che lascia alle nuove generazioni un debito al 140% del Pil e un sistema pensionistico fragile, ma guai a toccare l’eredità di famiglia, piccola o enorme che sia. L’ultimo che ci provò fu Enrico Letta, che nel 2022 da segretario Pd propose una mini dote da 10 mila euro per i 18enni, finanziata aumentando le tasse sulle successioni sopra i 5 milioni. Ipotesi sufficiente a evocare lo spettro della patrimoniale. Elly Schlein ha parlato in qualche occasione di imposte di successione più eque. Quanto all’attuale governo, il suo Fisco a tassa piatta va in direzione del tutto opposta.