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 2024  giugno 10 Lunedì calendario

Perché diserta le urne la metà degli italiani


ROMA – Famiglie con tanti guai economici, che vivono i giorni della «grande disillusione». Giovani dimenticati dai partiti, per calcolo statistico: sono pochi, nel Paese dell’inverno demografico; dunque non ricevono una sincera attenzione. Persone infine che avrebbero bisogno di ritrovare un sogno, un ideale dentro una politica invece arida e calcolatrice.
In questo clima difficile, oltre la metà dell’Italia fa una scelta senza precedenti per le europee: non va alle urne. Nelle oltre 61 mila sezioni del Paese, si è presentato appena il 49,67% degli aventi diritto (meglio il dato dove si celebravano anche le amministrative). Nel 1979, alle prime consultazioni comunitarie, gli astenuti erano un “partitino” del 14,3%. Nel 2019, alle precedenti europei, la percentuale si era spinta comunque a quota 56,12. Ora gli astenuti sono la maggioranza assoluta. E impressionano i dati del voto nel Sud (43,73%) e nelle isole (37,31).
Poveri senza prospettive; giovani neanche raggiunti dalla politica; idealisti senza più ideali, con un qualche disorientamento a sinistra. «Sono loro gli astenuti di questo 2024», dice Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis.
Il 2 maggio, nel suo Rapporto sullo “Stato dell’Unione”, proprio il Censis ha previsto un calo in quello che è il triangolo delle Bermuda del disagio economico: «Negli ultimi 15 anni, un terzo dei cittadini europei ha subito una riduzione visibile del reddito disponibile. E queste famiglie sono largamente concentrate in Spagna, Grecia e qui da noi, in Italia». Nazioni mediterranee – dall’astensionismo ora galoppante – dove un esercito di «cittadini perduti» è entrato in una stagione di nebbie, tra disagi materiali ed altri, psicologici. Questo virus a tenaglia risparmia invece Portogallo, Francia e Germania dove l’affluenza è in crescita.
Conclude Valerii: «Ci eravamo illusi che gli elettori sarebbero tornati ai seggi stimolati da una congiuntura unica. Oggi tutte le figure istituzionali sono donne: la nostra premier, la presidente della Commissione Ue e del Parlamento europeo, infine quella della Bce. Invece un effetto di trascinamento per mano delle leadership femminili non c’è stato nel Paese».
In questo festival dell’indifferenza, ci sono quelli che vorrebbero tanto dire la loro e che l’Italia lascia indietro, scoraggiandoli dal farlo. Chiedere a quei 3 milioni di connazionali che vivono all’estero, ma in un Paese non comunitario. In tanti hanno scritto aRepubblica in queste settimane denunciando che la legge gli nega il diritto di votare nei nostri Consolati e nelle Ambasciate (quando invece possono farlo i connazionali se si trovano in un Paese comunitario).
Ci sono poi 4,2 milioni di anziani con più di 65 anni che sono affezionati al rituale delle elezioni. Di questi, oltre 2,8 milioni hanno ormai delle difficoltà gravi di movimento (e spesso non vanno ai seggi); ma non sono così ammalati da poter invocare il diritto di voto in casa. E ancora: ci sono altri milioni di persone che lavorano lontanodal Comune di residenza e dal seggio (l’unico) dove potrebbero presentarsi. Anche tra di loro c’è chi vorrebbe scegliere, ma è scoraggiato da fatica o costi del viaggio (una semplificazione è stata sperimentata per i soli studenti). Al partito di questi “astensionisti involontari” è dedicato il Libro bianco che una commissione di esperti, guidata da Franco Bassanini, ha presentato 2 anni fa.
Il 2 maggio 2022, il volume ha suggerito poche, ragionevoli misure che avrebbero permesso di recuperare stabilmente al voto milioni tra italiane e italiani. «Quando lo abbiamo mostrato ai gruppi parlamentari», racconta al telefono l’ex ministro Bassanini, «tutti i partiti lodarono il nostro lavoro e promisero di impegnarsi per mettere in campo i rimedi che suggerivamo. Sono sorpreso perché molto poco è stato fatto per davvero».
La commissione Bassanini proponeva, ad esempio, di fare tesoro dell’esperienza del Green Pass (era Covid) per creare un Election Pass digitale. La novità avrebbe permesso di archiviare la vecchia tessera elettorale cartacea, chetanti perdono oppure non sostituiscono, quando gli spazi per i timbri sono esauriti. L’Election Pass, e il varo delle liste elettorali digitali, consentirebbe – ad esempio – di votare in un qualsiasi seggio del nostro collegio o della nostra circoscrizione, senza complicazioni burocratiche. Sempre la commissione Bassanini suggeriva di aprire agli anziani le porte degli uffici postali, dei Comuni o delle circoscrizioni. Qui, anche nei giorni precedenti il voto, le persone con problemi di mobilità avrebbero potuto imbucare la scheda in cabine loro riservate. Un bell’aiuto per chi, nel giorno deputato al voto, fatica a trovare un accompagnatore.
Anche questa proposta presuppone la svolta digitale dell’Election Pass, che l’Italia non sa oppure non vuole fare.