Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 10 Lunedì calendario

Vincono i popolari ma non staccano Sánchez e Vox raddoppia i seggi

MADRID – Una vittoria di strettissimo margine in Spagna per i Popolari di Alberto Núñez Feijóo: il Pp ottiene 22 seggi al Parlamento europeo (ne aveva ottenuti 13 cinque anni fa, ma in questi anni ha inglobato quasi tutto l’elettorato dei centristi di Ciudadanos, un partito ormai praticamente scomparso), mentre i socialisti del premier Pedro Sánchez conquistano 20 seggi (uno in meno rispetto al 2019). In sostanza, quasi un “pareggio tecnico” tra le due grandi formazioni politiche iberiche, inimmaginabile fino a poche settimane fa. Di sicuro, non è il risultato sperato da Feijóo, che aveva voluto trasformare questa competizione europea in un plebiscito interno tra lui e Sánchez, sollecitando il «voto utile» degli elettori di destra per «cacciare il premier dalla Moncloa». Non è successo niente di tutto questo. Il Pp, che nei mesi scorsi era dato sicuro vincente con almeno dieci punti percentuali di vantaggio sul Psoe, è stato rimontato e quasi raggiungo dai socialisti. È stato sicuramente più efficace l’appello del capo del governo che ha provato a compattare l’elettorato di sinistra contro la minaccia conservatrice.
Dopo il successo alle regionali catalane di tre settimane fa, che ha dimostrato come fosse vincente la strategia socialista della riconciliazione dopo le tensioni provocate per anni dalla sfida indipendentista, Sánchez resiste anche nel momento in cui un giudice di Madrid – a pochi giorni dalle elezioni, con una mossa che è sembrata a molti un’indebita interferenza nella campagna – ha deciso di chiamare a deporre per il prossimo 5 luglio la moglie del presidente, Begoña Gómez, per un presunto caso di corruzione dai contorni molto fumosi.
Feijóo ha tentato di cavalcare il presunto scandalo chiedendo le dimissioni del premier e facendo appello a una mobilitazione dell’elettorato conservatore permandare a casa il governo progressista. Ha persino ipotizzato una mozione parlamentare di censura (che in Spagna equivale a una sfiducia costruttiva) «se ci saranno le condizioni». E le condizioni sarebbero state quelle di una vittoria schiacciante dei Popolari, che invece è rimasta solo un desiderio del leader dell’opposizione.
A destra, i Popolari non sono riusciti a rosicchiare voti rispetto agli ultrà di Vox, che conquistano 6 seggi (cinque anni fa ne avevano 3), mentre compare con forza sulla scena un nuovoprotagonista nel campo dell’estremismo populista: la lista Se acabó la fiesta (è finita la festa) della star dei social – due milioni di follower – Alvise Pérez, un controverso personaggio razzista, xenofobo e complottista, che ottiene 3 seggi: uno è ovviamente per lui, ed è quello che aveva esplicitamente chiesto ai suoi seguaci per ottenere l’immunità parlamentare che dovrebbe metterlo al riparo da una raffica di processi per l’infinità di fake news diffuse sui social.
A sinistra del Psoe, dopo la rottura con Sumar, la formazione della vicepremier e ministra del LavoroYolanda Díaz (che ottiene appena 3 seggi, un risultato molto deludente), riprende forza Podemos, che con la lista guidata da Irene Montero, l’ex ministra dell’Uguaglianza e moglie del fondatore del partito, Pablo Iglesias, conquista 2 seggi a Strasburgo.