Il Messaggero, 9 giugno 2024
Intervista a Enzo Paolo Turchi
Sembra un film, la vita di Enzo Paolo Turchi: gli anni da scugnizzo nella Napoli del dopoguerra, la scuola di ballo del teatro San Carlo, il successo con il Tuca Tuca di Raffaella Carrà e i pellegrinaggi a Lourdes e Medjiugorje. Fra pochi giorni, il 19 luglio, il popolare ballerino e coreografo compie 75 anni. Sposato dal 1987 con Carmen Russo, hanno una figlia di 11, Maria, nata con la fecondazione assistita. Di andare in pensione argomento per lui delicatissimo Enzo Paolo non vuole saperne.Infanzia difficile, vero?«Sì. Io da bambino ho fatto la fame, sono cresciuto nelle strade dei Quartieri Spagnoli. Quando avevo 4 anni mio padre ci abbandonò – a me e mia sorella Lidia – e mia madre, che già aveva visto morire due figlie, uccise da un carro armato, perse la testa. Spariva per giorni. Così mi ritrovai a dormire dove capitava e a fare le pulizie in una bisca per mangiare almeno un panino».Come iniziò a ballare?«Per fortuna, in uno dei rari periodi in cui ci stava con la testa, mia madre riuscì a iscrivere me e mia sorella alla scuola di danza del San Carlo, dove un nonno che non ho mai conosciuto era stato maestro di oboe, l’altro timpanista. All’inizio la danza non mi piaceva: troppa disciplina. Poi mi appassionai e a 16 anni e mezzo mi diplomai. Senza quella scuola chissà che fine avrei fatto. Ero un po’ scapestrato». Come conobbe Raffaella?«Nel 1967 andai a lavorare a Rio de Janeiro e a San Paolo, in Brasile, e subito dopo, nel 1968 mi chiamarono per fare uno show per la tv olandese, che all’epoca già era a colori (in Italia si cominciò nel 1974, ndr). Tornai al San Carlo, venne il coreografo Gino Landi a fare un’operetta e subito mi offrì un ruolo. Dopo qualche mese mi chiamò anche in Rai per Doppia coppia, con Bice Valori, Paolo Panelli, Alighiero Noschese. E così, dopo la prima puntata, mi chiamò una certa Raffaella Pelloni».In arte Carrà. Che doveva ancora fare Canzonissima, vero?«Esatto. Ci eravamo conosciuti anni prima a Napoli, quando lei aveva 17 anni e faceva la fatina in uno spettacolo in cui io cantavo nel coro. Mi propose proprio Canzonissima. Accettai, ma pochi giorni dopo mi arrivò la cartolina per andare a fare il militare». E partì?«Non potevo fare altro. Fui costretto a rinunciare. E mi tagliarono anche i capelli a zero. In divisa feci 15 mesi nascondendo a tutti di essere un ballerino: all’epoca avrei passato sicuramente qualche guaio».E dopo che cosa fece?«Raffaella mantenne la promessa e mi richiamò per Canzonissima. Era il 1971. In quell’edizione esplose il Tuca Tuca, un successo straordinario che all’inizio stentò e fu addirittura osteggiato dai dirigenti della Rai perché io e Raffa ci toccavamo. All’epoca, uno scandalo».Come nacque?«L’idea fu di Boncompagni. Una sera Raffa invitò tutti a casa sua, compreso il maestro Pisano, e proprio Gianni disse che io e lei dovevamo fare un ballo semplice, di quelli che possono fare tutti. Il titolo della canzone era Tocca Tocca. Il maestro Pisano, che in realtà era sardo, iniziò a suonare il piano e a canticchiare in dialetto “Tuca Tuca”... “Fantastico!”, urlò Gianni. Il resto lo sanno tutti. Ancora oggi il Tuca Tuca è un successo pazzesco. Peccato che dopo aver girato per due anni il mondo al suo fianco, litigai con Raffaella».Perché?«Nel 1973 accettai di fare lo show in tv con l’americana Lola Falana, che anche da noi era una superstar. Raffa era possessiva e io per un anno mi fidanzai con Lola... A lei non andò giù e fra noi scese il gelo. Fece il programma con Mina, Milleluci, e non mi chiamò. Così andai a lavorare in uno show della tv spagnola di grande successo. Poi una sera, in albergo a Madrid, squillò il mio telefono: “Sono Raffa, come stai? Vieni con me a fare la tournèe in Spagna? Se accetti, domani mattina vieni a Roma per le prove”. Raffa aveva saputo che con Lola era finita».Accettò?«Subito. Da allora per anni facemmo ovunque concerti e programmi con un successo incredibile. Tornammo ad avere un rapporto meraviglioso. Raffa per me era una sorella. Che non è morta, è solo in tour».Perché la danza è sparita dalla tv?«Non ci sono più le prime donne. Oggi solo Luca Tommassini, al quale voglio bene come un figlio, può fare grandi cose, come ha fatto vedere con Fiorello a Viva Rai2!. L’interesse c’è, questo è sicuro: i balletti di una volta fanno milioni di visualizzazioni».D’istinto il primo ringraziamento a chi lo deve?«A mia madre. Anche se ho vissuto pochissimo con lei, quel giorno al San Carlo riuscì a iscrivermi e a cambiare la mia vita. E poi a Carmen e nostra figlia Maria. Mia moglie è tutto per me: amante, complice e mamma. Mi ha dato la forza per affrontare la paura della solitudine, che ancora oggi ho. Chi è stato abbandonato da bambino se la porta dentro per sempre. E poi Carmen mi ha dato Maria, la mia vita».È vero che considera la sua nascita un miracolo?«Io sono cattolico praticante e credo nei miracoli, anche se mi dà molto fastidio chi specula su queste cose. Sono stato una cinquantina di volte a Lourdes e una decina a Medjugorje, e proprio lì 12 anni fa uno sconosciuto venne da noi per dirci che la Madonna scalza di Medjugorje ci stava aspettando. Io pensai subito che fosse un pazzo perché era molto insistente. Era il 26 dicembre, però, e non sapevamo cosa fare, così decidemmo di fare la scalata fino al santuario, ovviamente a piedi nudi, proprio come lei. Quando tornammo a Roma, Carmen era incinta. Ci provavamo da tempo, lei aveva 53 anni». Il coreografo Giuliano Peparini, dal 2013 al 2019 direttore artistico su Canale 5 del talent “Amici” di Maria De Filippi, pochi giorni fa ha detto che nel mondo della danza le molestie sessuali sono molto frequenti: conferma?«Ci sono, certo. Io posso solo aggiungere che tutti gli ambienti di lavoro sono così e chi ha una posizione importante non deve mai approfittarne». Lei ha mai avuto brutte esperienze?«No, però ci sono state persone che mi hanno fatto capire in maniera inequivocabile di essere interessate a me. C’è stato anche chi mi ha regalato auto, mai accettate, per farmelo capire. Ho riposto che non era il caso e per fortuna non sono andati oltre».A conti fatti il suo bilancio è positivo o negativo?«Sono felice e grato, ma avrei potuto fare di più. Ho chiuso rapporti, abbandonato situazioni e a volte mi sono impuntato pensando di avere ragione quando non era così. Certi errori si capiscono con il tempo».Che intende dire?.«Ai tempi della mia storia con Lola Falana avrei dovuto capire meglio l’importanza nella mia vita di Raffaella. Per fortuna, recuperai. Quando nacque Maria mi disse: “Bravo Enzo. Hai fatto in tempo”, facendomi capire la sofferenza che aveva dentro per non aver fatto altrettanto».Pensa mai al ritiro?«Non vivo senza danza. Il 19 agosto alla Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lucca) debutterà il musical Flashdance di cui ho curato regia e coreografie. Il protagonista è Alex Belli». Lei pochi mesi fa disse di prendere 720 euro di pensione per denunciare il fatto che tanti ballerini prendono un assegno ridicolo: qualcuno si è fatto vivo in qualche modo?«No. Io ho sollevato la questione per tutti quei professionisti che non hanno avuto la mia fortuna artistica, e dopo una vita di lavoro si trovano una miseria a fine mese. Non è giusto. Io non ho problemi, loro sì».È vero che è riuscito a perdonare suo padre?«Sì. Da quando sono diventato genitore ho capito meglio lui e mia madre. Non hanno resistito ai colpi della vita. Ora sul comodino ho le foto di tutti e due».