Corriere della Sera, 9 giugno 2024
La tv in numeri
La guerra dei dati d’ascolto sulla conclusione della stagione televisiva che ha caratterizzato la settimana sembra averci riportato indietro di 40 anni, quando Rai e Fininvest si davano battaglia con numeri autoprodotti. Per fortuna, da allora esiste Auditel che consente di dirimere le contese con dati solidi e trasparenti: che hanno il pregio di essere complessi e articolati, e richiedono uno sforzo di interpretazione attenta e onesta.
In base a una lettura di questo tipo possiamo tirare le fila su come è andata, veramente, quest’anno. Primo, da settembre a oggi Mediaset prevale di pochissimo (37,7% di share) su Rai (36,8%) nell’intero giorno, ma la situazione si inverte in prima serata, con Rai che vince (37,6%) su Mediaset (36,8%). Secondo, se si considerano solo le generaliste, il totale delle tre reti Rai (30,4% nell’intero giorno, 32% nel prime time) supera il totale delle tre reti Mediaset (26,5% e 26,3%).
Ovviamente, terzo punto, se si considera solo il target commerciale, fino a 64 anni (esclusi i più anziani), Mediaset (40%) distacca Rai (31,1%), anche grazie al numero più elevato di canali tematici. Le vere novità da notare sono però due. La crescita dei «terzi poli», con in particolare Discovery che avanza con un incremento del +24% (anno su anno), raggiungendo una share dell’8,7% in prime time; e La7, che vola del +16% (rispetto al 2023) raggiungendo il 6% di share in prime time. Tutti poi crescono grazie agli ascolti digitali e alla «total audience» (che include lo streaming), con picchi del +8% per Sky.
Invece di farsi guerre di retroguardia, gli editori italiani dovrebbero più proficuamente guardare all’innovazione di una televisione sempre più ibrida fra visione lineare e on-demand, fra broadcasting tradizionale e streaming. (a. g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Sensemakers/TechEdge
su dati Auditel