Corriere della Sera, 9 giugno 2024
L’astronauta che «scoprì» la Terra
«Siamo venuti fin qui per esplorare la Luna e la cosa più importante è che abbiamo scoperto la Terra». Lo ricordava spesso Bill Anders, che venerdì è precipitato col suo aereo mentre stava volando sulle isole San Juan nello stato di Washington. Aveva 90 anni. La fortuna che l’ha accompagnato sempre nella vita compreso nel primo viaggio umano intorno alla Luna, questa volta lo ha abbandonato.
Fu tra gli astronauti scelti per compiere l’iniziale tappa importante della grande esplorazione collaudando l’astronave Apollo e il modulo di sbarco. Era il 1968 e i servizi segreti americani portavano notizie inquietanti da Mosca. Sembrava che entro l’anno i cosmonauti sovietici potessero conquistare l’ambito obiettivo lunare battendo gli Stati Uniti. Il coraggioso pronunciamento del presidente John Kennedy sette anni prima per riprendere la supremazia americana perduta con il lancio dello Sputnik, sarebbe stata vanificata. La guerra fredda si combatteva (anche) in orbita.
Per la fine dell’anno era previsto il lancio dell’Apollo 8 con il comandante Frank Borman, Jim Lowell e Bill Anders. Però il modulo di sbarco da collaudare anche senza sbarcare non era pronto, e le notizie in arrivo a Washington imponevano di non aspettare. Così alla Nasa decisero di compiere comunque la missione viaggiando col solo modulo di comando. Sarebbe stato un punto a favore nella grande impresa: mai l’uomo aveva volato intorno alla Luna, quindi già una prima vittoria. Bisognava accettare grandi rischi.
Gli astronauti per la prima volta volavano sul grande razzo Saturno V, per la prima volta si staccavano dalla forza di gravità della Terra, per la prima volta dovevano dimostrare che l’astronave poteva riaccendere i motori per tornare verso casa. «Sapevo – diceva Bill Anders – che le probabilità che tutto andasse bene era una su tre. Però eravamo pronti e accettammo».
Tutto andò per il meglio, sia pure con una buona dose di inquietudine. Quando l’Apollo scomparve dietro il disco lunare c’era la preoccupazione per il razzo che doveva accendersi per inserirsi in orbita. Ma Anders, colpito dallo spettacolo che aveva davanti mai visto prima dall’occhio umano, cominciò a scattare fotografie dal finestrino tra i rimproveri del comandante Borman. «Non è previsto», gli diceva.
Sarà una di queste immagini a segnare la storia mostrando la Terra azzurra che sorgeva dietro la Luna. «La foto battezzata Earthrise metteva in evidenza la bellezza della Terra e la sua fragilità – raccontò in un’intervista —. E ha contribuito a dare il via al movimento ambientalista».
Per dieci volte l’Apollo 8 ruotò intorno al vicino corpo celeste e in quelle ore della vigilia di Natale l’equipaggio recitava i versetti della Genesi. Il nome di Bill Anders, decorato pilota dell’aeronautica e ingegnere nucleare, rimarrà legato alla straordinaria visione del nostro pianeta.
Per l’America il successo della rischiosa missione suonava anche come il riscatto da un’annata terribile che aveva visto oltre l’escalation della guerra in Vietnam, l’uccisione di Martin Luther King e di Robert Kennedy, fratello del presidente assassinato. A quel punto per la vittoria definitiva con Mosca non restava che lo sbarco sulla Luna come avverrà neanche sette mesi dopo, nel luglio 1969.