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 2024  giugno 09 Domenica calendario

Pace e immigrati, le carte di Scholz (contro lo spettro dell’ultradestra)

BERLINO Sul palco di Duisburg, con i vertici del partito al completo e accanto alla capolista Katarina Barley, che pochi tedeschi hanno imparato a conoscere, Olaf Scholz sa di giocarsi molto in queste elezioni europee. Sono in palio anche le sue possibilità di restare cancelliere fino alla fine della scadenza, o almeno di restarlo con il piglio e l’autorevolezza necessarie. L’ultimo messaggio arriva dalla Ruhr delle fabbriche, da questa regione operaia di antica fede socialdemocratica. Poco prima è andato alla Opel, che ieri festeggiava i suoi primi 125 anni: ci sarà bisogno che la gente della Spd non lo abbandoni.
Il compito di Scholz è, al tempo stesso, più difficile e più semplice di quello che si potrebbe supporre. La Spd viaggia da mesi ai minimi storici. È una forza politica che – ai numeri attuali, intorno al 16% – non sarebbe neanche più un Volkspartei, un partito popolare. L’avversaria storica, la Cdu, vale circa il doppio (è stimata al 30-31%) e il suo presidente Friedrich Merz è impaziente di prendere la guida della Germania. Ma la Spd ha ancora l’establishment, il mondo della cultura, i sindacati, l’industria. Conserva l’aura di potenza del più importante partito della sinistra europea. Tocca al cancelliere preservare quest’aura, mantenere i posti di comando.
I numeri della Spd possono essere ingannatori. Le ultime elezioni europee, nel 2019, furono disastrose: 15,8%. Solo tre anni dopo però – complici gli errori dei cristiano-democratici e la fatica del fine impero di Angela Merkel – arrivò l’insperata vittoria alle politiche che portò alla nascita della coalizione con i Verdi e i liberali. È chiaro che il confronto con il 2019 può servire per creare un effetto di scampato pericolo. Se andrà sotto il 16% sarà una sconfitta, se si avvicinerà al 20%, o anche al 18%, avrà in qualche modo compiuto la missione di tenere a galla il governo. Non a caso Scholz si è speso molto, comparendo sempre al fianco dell’incolore Barley nei manifesti elettorali che tappezzano le strade di tutte le città tedesche.
Il giro di vite
Nei giorni scorsi il via libera alle espulsioni degli immigrati illegali verso Paesi non sicuri
Due sono le carte sulle quali ha puntato. Innanzitutto il suo obiettivo è stato quello di accreditarsi come il Friedenskanzler, il cancelliere della pace. Ha detto quindi un deciso no all’ipotesi di impegnare i soldati tedeschi in Ucraina, pur schierando il Paese completamente al fianco di Kiev, anzi diventandone il principale finanziatore militare. Senza concedere nulla a Putin, ha iniziato il riarmo della Germania. Ieri, nel video diffuso il sabato dalla cancelleria ha voluto salutare la squadra di Zelensky arrivata per gli Europei di calcio, spiegando i punti fermi di una posizione che non è mai cambiata: «La Russia deve terminare la sua guerra di conquista. Questo è il cammino verso una pace giusta. Pace che anche noi desideriamo. Per questo sosteniamo l’Ucraina. E così facendo non mettiamo in pericolo la pace qui da noi».
La seconda carta, altrettanto importante, è quella della sicurezza. Se mesi fa l’ex sindaco di Amburgo aveva annunciato che «bisognava cominciare a espellere in grande stile» chi non ha diritto di restare, tre giorni prima del voto ha dato il suo consenso ad espulsioni anche verso l’Afghanistan e la Siria, ossia verso Paesi definiti non sicuri. È ormai un fatto che la Spd ha cambiato linea sull’immigrazione ed è più in sintonia con le socialdemocrazie «rigide» del Nord. Alla base di tutto la convinzione che non si possa lasciare alle destre il tema degli stranieri.
Sul futuro di Scholz peserà naturalmente anche il risultato degli alleati di governo, entrambi non in grandissima salute. Ma c’è un partito che proietta direttamente la sua ombra, cioè l’estrema destra di Alternative für Deutschland. Per mesi, l’«impresentabile» AfD – ai margini del sistema democratico tedesco – superava nei sondaggi i socialdemocratici. Nell’ultima fase della campagna ha perso terreno, danneggiata dai molti scandali in cui è rimasta coinvolta, ma l’attacco di Mannheim, dove un poliziotto è morto, ha riportato all’ordine del giorno il problema del radicalismo islamico. Se dovesse arrivare il sorpasso, è difficile immaginare che cancelliere e governo possano uscire indenni.