il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2024
Il Texas sfida New York pure sulla finanza Al via il progetto di una Borsa alternativa
La rivalità politica, culturale e sportiva fra New York e il Texas (che da un anno spedisce immigrati per bus nello Stato democratico del Nord) si estende al mondo della finanza. Lo Stato del petrolio, dei ranch bovini e dei muri di confine vuole creare una sua Borsa in concorrenza con quella della Grande Mela. E non si tratterebbe di un mercato azionario di piccole dimensioni, locale e limitato a determinati settori di scambio, come succede già in Florida con il Miami International Securities Exchange e in Massachusetts con il Boston Options Exchange, che tratta solo derivati, non azioni reali. La futura Borsa di Dallas, che sarà completamente elettronica, ha l’ambizione di avere portata nazionale, permettendo a qualsiasi azienda di quotarsi e di scambiare i suoi titoli sulla sua piattaforma.
Non si tratta di un sogno. Due dozzine di importanti sostenitori (tra cui «alcuni dei più grandi istituti finanziari e fornitori di liquidità del mondo», recita una nota della società fondatrice del mercato) hanno già investito centinaia di milioni di dollari nel progetto e i suoi promotori hanno lanciato un’aggressiva campagna di marketing che mira ad attrarre aziende grazie a regole che considera più favorevoli alle imprese rispetto a quelle di New York.
Il nuovo Texas Stock Exchange, o TXSE, vanta già nel suo portafoglio colossi della finanza come Citadel Securities e il gestore patrimoniale BlackRock ed entro la fine dell’anno presenterà la sua richiesta di autorizzazione ad operare alla Securities and Exchange Commission, la Consob americana. Il progetto, che nasce da un’idea del finanziere texano James Lee, prevede dunque di lanciare le prime operazioni nel 2025 e di ospitare nuove quotazioni l’anno dopo.
Il settore dei mercati finanziari negli Stati Uniti è strettamente concentrato nelle due Borse di New York, il New York Stock Exchange e il Nasdaq, quest’ultimo specializzato in aziende tecnologiche, che insieme rappresentano quasi tutte le azioni negoziate nel Paese. Ma negli ultimi anni, alcuni ammini-stratori delegati hanno sollevato critiche nei confronti di quello che considerano il “capitalismo woke” (o troppo politically correct) del Nord-est del Paese e hanno trasferito le loro aziende in Texas, Stato grande più di due volte l’Italia e con un Pil comparabile a quello del Belpaese, dove ora hanno sede più aziende appartenenti alla lista Fortune 500 di qualsiasi altro Stato. A fare scegliere lo Stato della stella solitaria sono i prezzi accessibili degli immobi-li, tasse basse e norme ambientali e del lavoro favorevoli alle imprese. Ad esempio, il Nasdaq ha imposto recentemente nuove regole che stabiliscono obiettivi di diversità all’interno dei consigli di amministrazione. La nuova Borsa sembra dunque fare leva su questa tendenza, rivolgendosi ad aziende frustrate dal vedersi imposte pratiche commerciali attente del clima e a regole sulla diversità, l’equità e l’inclusione. «In base alla richiesta che stiamo vedendo da parte di investitori e aziende di alternative per il commercio e la quotazione delle azioni, questo è il momento opportuno per costruire un’importante borsa valori nazionale in Texas», ha fatto sapere Lee, il fondatore.
L’exchange sottolinea che il suo atteggiamento più laisser-faire si tradurrà in risparmi interessanti per le imprese.
Secondo molti analisti finanziari il marchio “anti-woke” potrebbe in effetti costituire un punto di vendita chiave per il nuovo scambio, soprattutto se combinato alla promessa di minori costi grazie a un minore bisogno di conformità.
La nascita di una Borsa alternativa a quella di New York, nata nel 1792 e cresciuta grazie alla prossimità con banche, un grande centro di commercio e investitori, è stata resa possibile dai progressi tecnologici che hanno portato le borse interamente online e ridotto il costo di base dell’offerta di servizi di qualità.
La nuova Borsa prevederà anche la negoziazione di una categoria crescente di veicoli di investimento che consentono ai clienti di acquistare indirettamente asset alternativi. Un fondo bitcoin, ad esempio, consentirebbe ai clienti di investire in bitcoin senza detenere direttamente la criptovaluta. Ma quando le aziende si quotano al New York Stock exchange o al Nasdaq, attingono non solo a dei servizi ma anche alla credibilità e visibilità mondiale associata a quelle borse, che sarà difficile da replicare in tempi brevi. Molti analisti sono quindi convinti che la Borsa del Texas potrebbe attrarre aziende energetiche che vogliono evitare impegni ambientali o altre dallo stampo fortemente conservatore, come Tesla, ma che la maggior parte delle società per azioni non abbandonerà New York per correre a Dallas.