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 2024  giugno 09 Domenica calendario

Bossi, deluso, vota Forza Italia


MILANO – È una bomba, seppur a scoppio ritardato. Come anticipato ieri da Repubblica, Umberto Bossi fa sapere che non voterà Lega. Proprio così, il fondatore del Carroccio, il visionario che dal nulla esattamente 40 anni fa creò il partito che voleva essere “il sindacato del Nord”, a questo giro opterà per un candidato di Forza Italia. «Perché la Lega è stata tradita», è il suo messaggio a urne aperte per tramite di Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda e animatore di Comitato Nord, la minoranza interna in via Bellerio.
La scelta di Bossi è per certi versi nel solco della vecchia Lega Nord, visto che darà la sua preferenza a Marco Reguzzoni, già capogruppo “padano” alla Camera e ora in lista con gli azzurri, dove negli ultimi mesi un altro ex leghista come Flavio Tosi ha creato Forza Nord, la componente federalista della formazione guidata da Antonio Tajani. «La candidatura di Roberto Vannacci è la chiave di volta: tutto fuorché leghista, ecco spiegata la scelta di Bossi. Penso che la sua dichiarazione possa smuovere consensi e fare la differenza», commenta l’ex sindaco di Verona.
«Non ho mai commentato in vent’anni le dichiarazioni di Bossi e non intendo farlo ora. Se mi dà il suo voto, per me è una tale soddisfazione che dimostra la mia coerenza e vale da sola la campagna elettorale», dice invece Reguzzoni. A suggerire la scelta di Bossi, incredibile se si pensa alla sua storia, erano diversi fattori. Per iniziare il pessimo trattamento ricevuto dal Senatur in questi ultimi mesi dal Carroccio: i suoi problemi di salute sono noti, eppure gli avevano tolto gli assistenti storici, lasciandogliene solo uno. Per quanto riguarda la campagna elettorale invece non pochi avevano notato la firma di un appello pubblico per Reguzzoni da parte di fedelissimi di Bossi come Giuseppe Leoni e Giancarlo Pagliarini, assieme a lui tra i fondatori del sogno lumbard. «La Lega di oggi – ragiona Max Bastoni, segretario organizzativo regionale lombardo di FI, anche lui una vita dentro le Lega – non c’entra più nulla con la Lega Nord di Umberto per cui è normale la posizione dello storico leader leghista».
E poi c’è il contesto generale di grande insofferenza dentro la Lega per le scelte di Matteo Salvini. La svolta nazionalista che si è sgonfiata elettoralmente non è cosa nuova ma l’aver voluto puntare tutte lefiches su Vannacci, il generale sospeso dall’esercito molto caratterizzato a destra, ha acuito il solco tra il segretario e vicepremier e il grosso della Lega che non ha alcuna voglia di indossare la camicia nera. Dai governatori del Nord (Luca Zaia, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga) fino appunto a Bossi, il quale però ha voluto portare alle estreme conseguenze la sua insofferenza. Oggi il Senatur andrà a votare al solito seggio di Milano (ha ancora la residenza in via Bellerio) e di certo lo strappo si porterà dietro strascichi vari.
Lo statuto prevederebbe l’espulsione per chi si pronuncia elettoralmente per un altro partito. Salvini, cresciuto a pane, Lega e Bossi, se la sentirà di far fuori il vecchio capo? A proposito di simboli, infine, a Pontida, luogo del sacro pratone, l’uscente sindaco leghista è insidiato dalla candidatura nordista di un altro ex di lusso, l’ex ministro Roberto Castelli. Parliamo di un piccolo comune ma con un grande valore simbolico, per l’appunto. Per Salvini, che ostenta sicumera quanto noncuranza di fronte alle numerose rimostranze lombarde e venete, il voto di oggi può davvero essere uno spartiacque. Anche perché di sfondo c’è la competizione interna al centrodestra con Forza Italia, per il posto di secondo partito dietro FdI, ragione che rende ancor più luciferina la comunicazione del Senatur.