Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  giugno 09 Domenica calendario

Un Ponte con il buco Il progetto è a zero ma la società perde già 82 milioni


ROMA – Al pronti via l’operazione voluta dal ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, quella cioè rimettere in vita la società in liquidazione Stretto di Messina per inseguire il sogno del Ponte, costa allo Stato 82 milioni di euro: a tanto ammonta il rosso del primo bilancio chiuso dalla società dopo il decreto del governo Meloni che l’ha rimessa in vita. Un rosso, quello dell’esercizio al 31 dicembre 2023, dovuto in gran parte alla svalutazione del valore degli asset della vecchia società. A partire da cespiti vari e dai costi passati per i contratti con i privati funzionali al progetto del Ponte vecchio di 15 anni e oggi da aggiornare. Risultato? Una parte dei 370 milioni di euro di ricapitalizzazione appena sborsati dal ministero dell’Economia, guidato da un altro leghista, Giancarlo Giorgetti, sono evaporati per coprire questa perdita. Ma anche per i costi della società dopo distacchi di personale, nuove consulenze e contratti esterni.
La società contattata da Repubblica precisa che si tratta di valori in bilancio da tempo: «Il decreto 2023 ha autorizzato il ministero dell’Economia a sottoscrivere un aumento di capitale. Il prezzo di sottoscrizione è stato determinato, ai sensi di legge, sulla base di una relazione giurata di stima predisposta da un perito nominato dal Mef. Tale valutazione ha determinato una svalutazione pari a 85 milioni di euro di costi capitalizzati in passato, principalmente ante 2001, non più funzionali alla realizzazione dell’opera».
Di certo c’è che l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha appena consegnato il bilancio d’esercizio 2023 approvato in consiglio di amministrazione. Si legge nella relazione allegata: «L’esercizio ha rappresentato un anno di ripresa delle attività per effetto della revoca dello stato di liquidazione. Ciò ha determinato un significativo incremento dei costi correlati alla realizzazione dell’opera che risultano, per la quasi totalità, capitalizzati. I risultati di esercizio 2023 risentono della svalutazione dei cespiti per 85,3 milioni di euro operata in base alle risultanze della perizia richiesta dal Mef».
Secondo la perizia quindi il valore di alcuni asset in mano alla Stretto di Messina nel momento della chiusura della liquidazione valgono meno di quanto era stato messo a bilancio in passato. Tra i vecchi asset anche costi affrontati per il vecchio progetto del Ponte, che infatti deve essere aggiornato in base alle nuove norme ma soprattutto deve essere approvato da un ente terzo, come ministero dell’Ambiente, Cipess o lo stesso ministero delle Infrastrutture.
Nella relazione si fa presente chiaramente anche che «i costi maggiormente aumentati» riguardano personale, cda, comitato scientifico, servizi informatici e prestazioni legali.
Nel dettaglio solo da giugno a dicembre 2023, da quando è stata riattivata la società, il costo del personale è stato di 2,4 milioni per coprire i 70 distacchi da Anas ed Rfi, il cda per emolumenti è costato 240 mila euro, ma il costo complessivo per gli «amministratori» è stato di 412 mila euro. Il comitato scientifico nominato per dare una prima valutazione all’aggiornamento del progetto presentato dal consorzio Eurolink è costato 82 mila euro. E poi ci sono le sospese per studi legali (164 mila euro) e consulenze esterne varie, alcune delle quali hanno a che fare con la comunicazione: dall’ex portavoce di Luca Zaia, Carlo Parmeggiani, all’ex deputato e giornalista di Affari italiani Giuseppe Vatinno, gran sostenitore del Ponte che in un articolo a favore dell’opera ha paragonato il deputato di Avs Angelo Bonelli al protagonista di un cartone ambientato nella preistoria: «Bonelli come Fred Flintstone – scriveva lo scorso marzo – dal matrimonio tra la Terra Gaia e l’ingegno umano di Prometeo nasce il giusto equilibrio dell’armonia». Per loro un compenso annuo da 120 mila euro ciascuno. Totale spese per il 2023 della Sdm circa 3,8 milioni di euro. Il rosso della società alla fine è di 82 milioni rispetto alla svalutazione di 85 milioni: una parte è stata recuperata da r iserve e da utili portati a nuovo per 1,2 milioni. Il grosso comunque è stato ripianato dal Mef che ha versato un capitale pari a circa 370 milioni già sceso a poco meno di 290 milioni. Non propri una buona partenza per lo Stato, che si sta assumendo tutto il peso, e i rischi, del piano Salvini per il Ponte.