la Repubblica, 9 giugno 2024
Intervista a Tortu
ROMA – Il primo italiano a superare Mennea e scendere sotto i dieci secondi sui 100. Ma anche il ghepardo bianco che batte i britannici e fa della 4x100 azzurra la più veloce del mondo alle Olimpiadi di Tokyo. Filippo Tortu ha sistemato i conti con la storia e il passato, ma ora deve aggiustare il presente e non sa cosa tirar fuori dalla scatola degli attrezzi. Alla vigilia degli Europei di Roma cercava una conferma a un passo dall’Olimpico, nel festival dello stadio dei Marmi: è andata malissimo, 20’’72 sui 200, molto distante da quel che immaginava dopo il suo periodo americano (ma a differenza di Jacobs, lui è rimasto col suo team e il padre allenatore Salvino).Tortu, che succede?«Un fulmine a ciel sereno, stavo andando così bene in allenamento. Ho rifatto i 200 metri ai Marmi camminando, più o meno alla velocità che avevo in gara… (sorride) ho voluto ripensare a molte cose, rivivermi quella gara, e ho fatto altri 200 metri guardando l’Olimpico, dove mi giocherò una parte importantissima di questa stagione».Ha ridimensionato gli obiettivi?«L’Olimpico mi fa pensare a Livio Berruti a Roma 1960, la gara che mi ha stregato fin da bambino e mi hafatto diventare quel che sono. Agli Europei voglio fare bene nei 200 e nella 4x100, voglio la miglior gara della mia vita e il personale. Certo, se guardo le liste stagionali…».Cosa vede?«Se devo temere qualcuno più forte di me devo temere tutti. Meglio non guardare nessuno e pensare a quel che devo fare. Se una squadra di Serie B gioca col Real Madrid deve pensare di andare in campo e vincere».Ma lei è un signor sprinter, non una squadra di Serie B.«Oggi mi sento così».Che dice suo padre?«Ci diciamo che da questo periodo si deve uscire. Però alla fine in pistavado io, gli errori li faccio io.Preoccupati? Non c’è tempo per essere preoccupati».Come ha cercato di spezzare questi pensieri negativi?«Dovevo stare tranquillo, e ho scelto ovviamente di andare in Sardegna, il posto del cuore. Ho una casa a Golfo Aranci, mi alleno a Olbia, lì sto bene, vivo giornate fuori da tutto, concentrato solo su quello che dovrà essere».Si è allenato al camp di Montverde, vicino a Orlando, con campioni come Sha’Carri Richardson e Kenny Bednarek.«È stata un’esperienza che rifarei, un mese e mezzo molto bello. Il livello sale naturalmente quando ti allenicon atleti più forti di te. Bednarek mi ha impressionato».Cosa vi siete detti quando vi siete rivisti con Marcell Jacobs al Mondiale di staffette a Nassau?«Siamo abituati a non vederci per tanto tempo, ma è come se ci fossimo separati il giorno prima. Mi ha detto che è contento, che si trova bene a Jacksonville».Avete qualificato subito la 4x100 a Parigi, poi nella finale di Nassau avete fallito un cambio.«Perché abbiamo preso un rischio calcolato ed eravamo pronti ad accettare un eventuale sbaglio. Ti dà sempre fastidio quando capita, però eravamo consapevoli di quel che stavamo facendo per sperimentare in vista del futuro. Delle Olimpiadi insomma. Sono convinto che faremo bene, siamo pronti a ogni situazione».Gli americani hanno già in tasca l’oro che avete vinto voi a Tokyo?“Hanno due staffette titolari, ed entrambe sarebbero le più forti del mondo. Ma lo erano anche a Tokyo, ed è finita come sappiamo. Ai Mondiali di Budapest hanno vinto ma non erano lontani da noi.Vogliamo andare a Parigi e infastidirli”.