il Giornale, 8 giugno 2024
Dieci processi in 12 anni e mille giorni di prigione Ma non violentò le figlie
FIRENZE Assolto dopo dieci processi e mille giorni di carcere: risarcito con 140 mila euro. Un lungo e travagliato percorso giudiziario ha trovato il suo epilogo per Mario (nome di fantasia), operaio edile fiorentino di 60 anni. Dodici anni fa era stato accusato di violenze sessuali nei confronti delle sue figlie minorenni, all’epoca di 8 e 4 anni. Da lì Mario ha attraversato una serie di vicende giudiziarie che l’hanno visto imputato appunto in un totale di dieci processi, di cui quattro giunti in Cassazione, dove è sempre stato assolto. Ieri, dopo circa tre anni di carcere, la giustizia ha riconosciuto la sua innocenza e ha stabilito un risarcimento per l’ingiusta detenzione subita, ma la sua storia solleva ancora una volta importanti interrogativi sul processo penale e sulle garanzie offerte agli imputati. «Il mio assistito ha spiegato il legale dell’uomo, Gianluca Gambogi ha affrontato ben 10 processi in 12 anni e per ben quattro volte, ed è un record, la Suprema Corte di Cassazione gli ha sempre dato ragione. Grazie ai giudici di legittimità si è evitato un errore giudiziario».L’ODISSEA GIUDIZIARIALe gravi accuse, mosse dalla moglie, avevano dato inizio nel 2012 all’odissea giudiziaria. Le indagini preliminari, condotte nel 2014 dalla pubblico ministero Ornella Galeotti, portarono alla sua condanna in primo grado: sette anni e sei mesi di reclusione. L’uomo, difeso da Gambogi e Carlotta Corsani, ha visto successivamente la pena ridotta a cinque anni in appello. Tuttavia, nel maggio 2015, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado. Il ping pong giudiziario era solo all’inizio. Un nuovo processo d’appello lo ha portato a una nuova condanna, ma la Cassazione ha annullato ancora una volta la sentenza accogliendo il ricorso della difesa per illogicità nella valutazione delle prove. Questo continuo rimpallo tra i tribunali è proseguito fino a quando i giudici di secondo grado hanno deciso di riaprire l’istruttoria per ascoltare la testimonianza della madre delle figlie. Questo passaggio è stato evidentemente decisivo per il prosieguo della vicenda, i cui sviluppi hanno condotto sino all’esito delle scorse ore.Nonostante le richieste della procura generale di Firenze e delle parti civili per la conferma della condanna, infatti, nel febbraio di quattro anni fa Mario è stato assolto con la formula piena: «il fatto non sussiste». La procura generale ha dunque presentato l’ultimo ricorso per Cassazione, che nel 2021 ha confermato definitivamente l’assoluzione. IL RISARCIMENTODopo oltre mille giorni di carcere, Mario ha presentato domanda di riparazione per ingiusta detenzione. La Corte d’appello, in sede civile, inizialmente ha respinto la richiesta, ritenendo che l’uomo non avesse contraddetto adeguatamente le accuse durante l’interrogatorio di garanzia. Tuttavia, gli avvocati hanno impugnato la decisione e, per la quarta volta, la Cassazione ha dato ragione a Mario, ordinando un nuovo processo d’appello. Infine, il vero l’epilogo: la Corte, applicando il principio stabilito dalla Cassazione, ha condannato il ministero dell’Economia a risarcire Mario con 140mila euro per l’ingiusta detenzione, oltre al pagamento delle spese processuali. Il Mef è l’ente statale preposto a liquidare gli indennizzi decisi da sedi giurisdizionali per la riparazione di errori giudiziari. «I giudici della Suprema Corte – ha spiegato l’avvocato Gambogi – hanno stabilito un principio fondamentale per la tutela dei diritti dei cittadini: le risposte a un interrogatorio o il silenzio dell’imputato rientrano nel diritto di difesa e non possono incidere sul diritto alla riparazione per ingiusta detenzione».