Corriere della Sera, 8 giugno 2024
La presunta stalker di «Baby Reindeer» fa causa a Netflix La scozzese Fiona Harvey è stata identificata e adesso chiede 155 milioni alla piattaforma
LONDRA È la storia, in gran parte vera, di un comico scozzese che si trasferisce a Londra, trova lavoro in un pub di Camden, si mostra gentile con una cliente che poi diventa sua stalker. Lì inizia l’inferno: una vicenda a tratti traumatica che per l’attore Richard Gadd si è trasformata in manna professionale.
Lo sceneggiato di Netflix Baby Reindeer, «Piccola renna», ha trovato successo in tutto il mondo e tramutato Gadd – che ha scritto, diretto e interpretato la serie – in una star. Lo spettacolo però ora finisce in tribunale: una donna che si è riconosciuta nella parte della stalker, Fiona Harvey, fa causa a Netflix per diffamazione, danni emotivi, negligenza e violazione dei diritti su privacy e pubblicità.
Harvey è uscita allo scoperto dopo essere stata identificata online da diversi fan della serie, che nel giro di poche ore hanno capito chi avesse ispirato il personaggio cui, nello sceneggiato, viene dato il nome di Martha. Harvey si è difesa: se riconosce in alcuni elementi della storia, altri sono completamente inventati.
Non ha mandato a Gadd, ad esempio, qualcosa come 41.000 email, al massimo un paio, né tanto meno gli ha scritto 106 lettere. In più non è stata giudicata colpevole di aver stalkerizzato nessuno e non ha scontato cinque anni di galera. «Tutte bugie – si legge nei documenti legali depositati in tribunale in California – che Netflix non si è preso la briga di verificare prima di definire lo sceneggiato “una storia vera"». Tra risarcimento e costi legali, Harvey chiede 170 milioni di dollari, cira 155 milioni di euro.
Il successo
Lo show di Richard Gadd è stato visto da 60 milioni di persone in un mese
Laureata in legge, 58 anni, scozzese come Gadd, Harvey aveva sopportato che l’attore trasformasse la loro storia in uno sketch comico, ma con Netflix lo sceneggiato è stato guardato da un pubblico di, si stima, circa 60 milioni di persone in un mese e sembra destinato a diventare la serie di maggior successo di tutti i tempi della piattaforma.
La causa, sostiene, è l’unico modo per scagionarsi e mostrare di non essere come viene ritratta nella serie (dove la parte di Martha viene interpretata dall’attrice Jessica Gunning). Gadd tra l’altro ha sempre ammesso di aver forzato, per scopi narrativi, alcuni elementi. Il problema sembra essere quel «this is a true story», questa è una storia vera, che compare all’inizio del primo episodio.
Al Guardian Gadd ha precisato che lo spettacolo ha una sua «verità emotiva», sottolineando anche di essere sconcertato che ci sia stato chi, dopo aver visto lo sceneggiato, è andato in cerca della vera Martha. «Vorrei che questa serie fosse ricevuta come una creazione artistica. Nella serie mi chiamo Donny Dunn. In queste vesti esisto in un reame fittizio, anche se lo spettacolo è basato su eventi realmente accaduti. Se avessi voluto che le persone vere fossero trovate, avrei scritto un documentario». Un portavoce di Netflix ha sottolineato che il gruppo intende difendere con tutte le sue forze «il diritto di Richard Gadd di raccontare la sua storia».