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 2024  giugno 08 Sabato calendario

Le specie aliene


Nuota elegante, striato di bianco e arancione, con gli aculei colorati ostentati come bandiere. «L’ho incontrato in Calabria mentre ero in apnea» scrive il pescatore che ha condiviso la foto sulla pagina Facebook Oddfish dedicata all’avvistamento di specie aliene. «È per caso un pesce scorpione?».
Sì, conferma Ernesto Azzurro, biologo marino del Cnr, che con i suoi collaboratori gestisce le segnalazioni di Oddfish. Il pesce scorpione originario del Mar Rosso ha una puntura molto dolorosa. «Siamo all’inizio dell’estate, ma abbiamo già vari avvistamenti» dice Azzurro. «La diffusione di specie invasive non mostra segni di rallentamento. È uno degli impatti più prepotenti del clima che cambia». Il resto del gruppo di Oddfish, soprattutto sub, conferma: «Stanno arrivando, il Mare Nostrum sta cambiando».
Nel suo rapportoIl respiro degli oceani, pubblicato oggi per la Giornata Mondiale degli Oceani, il Wwf conferma che il Mediterraneo, con un aumento di temperatura di 0,88 gradi rispetto alla media 1850-1900, è una delle mete principali delle specie aliene.
Il pesce scorpione è «una delle specie più invasive del mondo». Anche se «è commestibile, le spine causano punture molto dolorose» avverte la campagna “Attenti a quei 4” portata avanti da Cnr e Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Gli altri tre invasori recenti del Mediterraneo sono pesce coniglio scuro e pesce coniglio striato, anche loro dalle spine urticanti. Il più pericoloso, se mangiato, è il pesce palla maculato, che contiene una neurotossina resistente alla cottura.
«La scorsa settimana ci è stata comunicatala cattura di un esemplarein Istria» diceAzzurro.
Secondo il rapporto del Wwf «più di mille specie marine esotiche sono state introdotte nel Mediterraneo. Oltre il 75% ha formato popolazioni stabili. Il loro tasso di insediamento sta accelerando». Ma quella del mare non è l’unica acqua invasa dagli alieni in Italia. Anche in laghi e fiumi affiorano spesso abitanti incongrui, come la lumaca mela originaria del Sudamerica. La sua crescita prorompente parte da uova a grappolo di color rosa e raggiunge le dimensionidel frutto. A farne le spesesono le piantine degli ambienti umidi, nel caso dell’Italia il riso. Il sudest asiatico – anche lui invaso – ha imparato a difendersi mangiando la lumaca mela, ma è improbabile che l’Italia faccia altrettanto. A differenza del granchio blu, diventato presenza fissa dei menù, che costa solo 2-3 euro al chilo all’ingrosso e nel padovano viene usato anche per insaporire una birra artigianale, la maggior parte delle specie aliene non trova neanche nell’uomo un predatore.
Di sicuro nei nostri piatti non finirà il vermocane, lungo lombrico marino con setole urticanti di cui non avevamo sentito parlare sino a un paio d’anni fa. «È una specie nativa dei nostri mari – precisa Azzurro – e tecnicamente non può essere chiamata aliena, ma negli ultimi anni è diventata abbondante e si è estesa in nuove aree, probabilmente per l’aumento del caldo. È vorace e divora tra l’altro coralli e gorgonie». I sub devono fare attenzione alle sue setole urticanti. I pescatori si pungono tirando su le reti a mani nude, «ma i bagnanti possono stare piuttosto tranquilli perché è raro incontrarlo sulla sabbia a bassa profondità». La crescita delle specie invasive spesso avviene proprio ai danni dei pesci locali (e dei pescatori). Il pesce scorpione, cita ad esempio il Wwf, «mangia piccoli pesci e crostacei nativi ed è capace di espandere il proprio volume anche di 30 volte per far spazio alle prede. Il 95% del contenuto del suo stomaco consiste in pesci nativi di importanza ecologica ed economica».
Divorati gorgonie e coralli, desertificati i fondali che un tempo ospitavano le praterie di posidonie a causa del caldo, con i bivalvi Pinna nobilis vittime di morie di massa, il mare del futuro diventerà terreno di caccia non solo per le specie invasive, ma anche per le onnipresenti meduse. Anche loro, spiega il Wwf, guadagnano dal cambiamento di habitat. «L’aumento del caldo» e «la pesca eccessiva che ha portato alla scomparsa dei loro predatori» causano «una crescita delle fioriture di meduse, che persistono per periodi sempre più lunghi». Le specie tropicali si trovano anche alle nostre latitudini. «E nel Golfo di Gabes – secondo il Wwf – ormai i pescatori trovano nelle reti più meduse che pesci».