la Repubblica, 8 giugno 2024
Mosca studia il ritorno dei missili a Cuba
Si teme una nuova crisi dei missili di Cuba. E non solo perché la flotta di Mosca sta mandando nei Caraibi una squadra agguerrita, composta da un sottomarino nucleare e da una fregata dotata di armi ipersoniche. C’è di più: l’Avana viene vista come la possibile casella dell’ennesima sfida che Vladimir Putin potrebbe lanciare contro l’Occidente.
Il presidente tre giorni fa ha ipotizzato «una risposta simmetrica»: una maniera inedita di reagire al via libera all’impiego di ordigni a lungo raggio contro il territorio russo. «Non abbiamo il diritto – ha chiesto – di fornire le stesse capacità a nazioni che potrebbero volere condurre attacchi contro obiettivi sensibili occidentali? Ci penseremo…». E ieri ha ribadito: «Non lo abbiamo ancora fatto, ma ci riserviamo il diritto».
Il monito del Cremlino sta venendo discusso pubblicamente da molti analisti, e segretamente dai vertici dell’intelligence Nato. Alcuni la considerano una boutade: oggi i russi non potrebbero permettersi il lusso di distogliere dai campi di battaglia ucraini questo tipo di armamenti. Si tratterebbe quindi di un altro esercizio di retorica bellica, come ifrequenti riferimenti alle bombe atomiche tattiche, per rassicurare l’opinione pubblica interna.
Altri invece ritengono che dietro le parole di Putin possano esserci piani concreti per la proliferazione di missili hitech, potenzialmente superiori a quelli dell’Alleanza atlantica. In questo scenario, Iran e Corea del Nord potrebbero essere i destinatari più probabili: entrambi danno un massiccio contributo alla macchina militare russa. Ed entrambi sono molto interessati a ottenere gli ordigni ipersonici, che Mosca ha impiegato in numeri ridotti contro le città ucraine. Il Kinzhal, lanciato da aerei, e lo Zircon, a bordo di navi e sottomarini, superano i 10 mila chilometri orari e hanno un raggio d’azione di oltre 500 chilometri.
Ogni passo però può avere controindicazioni. Le consegne a Teheran, così come quelle a Damasco, potrebbero spingere il governo Netanyahu a permettere la cessione di armamenti israeliani a Kiev, rimuovendo il divieto introdotto dal 2022. Allo stesso tempo, eventuali forniture agli Houti yemeniti sarebbero accolte con ostilità da sauditi ed emiratini, con cui Mosca mantiene ottime relazioni. Nessuno di questi Paesi, però, è in grado di minacciare direttamente gli Stati Uniti. Così nel tentativo di comprendere se quello di Putin è un bluff o meno, l’attenzione si è rivolta al continente americano.
Schierare lì i missili nel pieno della campagna elettorale per la Casa Bianca sarebbe una mossa clamorosa. Nella regione l’alleato più stretto di Mosca è il regime venezuelano ma dallo scorso anno Maduro ha avviato un processo di distensione con Washington. Diversa è la situazione di Cuba, che negli ultimi mesi ha peggiorato i rapporti con Biden e teme la riscossa di Trump. Non a caso, l’Avana ha annunciato l’arrivo di una visita ufficiale russa. Ci saranno il sottomarino nucleare Kazan, il più moderno in servizio, privo di ordigni atomici ma con missili convenzionali a lungo raggio, e la fregata Gorshkov, l’unica operativa con gli ipersonici Zircon. La coppia intende compiere esercitazioni in alto mare: la fregata lo sta già facendo nel mezzo dell’Atlantico, simulando azioni contro sommergibili e sparando con il cannone contro sagome galleggianti. Non è escluso che ci possa essere un test – con un lancio reale o soltanto un ingaggio elettronico – dello Zircon nelle acque caraibiche.
La squadra è attesa a Cuba in concomitanza con il G7 pugliese, quando i Grandi si riuniranno anche per discutere misure più incisive contro Mosca: il momento ideale per inscenare una dimostrazione di forza davanti alle coste della Florida. Quanto al trasferimento di armi a lungo raggio, oggi l’arsenale cubano è obsoleto e l’isola vive una crisi economica paurosa, che provoca frequenti proteste. Dopo l’invasione dell’Ucraina, il presidente Miguel Díaz-Canel si è allineato al Cremlino. Resta da capire se la disperazione del Partito comunista cubano sia così profonda da spingerlo ad affrontare una nuova crisi dei missili con gli Stati Uniti. Per Putin invece sarebbe l’occasione per rinverdire i fasti sovietici della superpotenza mondiale: riconquistare questo ruolo resta la massima ambizione del Cremlino.